Internet a banda larghissima in arrivo nelle città italiane, ma con il contagocce
Saranno 30 i centri coinvolti nel 2013, si arriverà a 250 solo nel 2018... così si rischia di "perdere il treno"
E’ stata salutata con favore l’approvazione da parte dell’Agcom della delibera che fissa, scontandolo del 31%, il prezzo al quale Telecom dovrà tariffare agli altri operatori telefonici l’accesso alle centrali disposte sul territorio per la fornitura ai clienti finali di connessioni internet a cosiddetta “banda larghissima”.
L’autorità per le comunicazioni ha così aperto la strada alla formulazione delle offerte commerciali che nel giro di poche settimane potremo vedere sui mass media, ma consentirà anche al gestore delle infrastrutture di rete di estendere la copertura delle connessioni in fibra ottica a 30 Megabit dalle attuali 4 città (Roma, Milano, Torino, Napoli) a 30 centri urbani, nel cui elenco figura, unica nelle Marche, anche Ancona.
E c’è già la connessione a 100 Megabit, una realtà a Milano, Roma, Genova, Torino, Bologna, Napoli e Bari, che fa capolino e che entro il 2015 dovrebbe mettere le ali ad internet, sempre in un gruppo di 30 città, distribuite in tutta Italia, ma che non rappresentano certo una vera copertura nazionale.
Una notizia che si potrebbe sicuramente definire buona, ma che da una parte denota ancora una volta la lentezza tutta italiana nel potenziare l’accesso alla rete internet. I 30 Megabit erano la velocità media delle connessioni in download già nel 2010 in Svezia e Olanda. In Italia era arrivato un primo sì a questo piano strategico solo nel maggio 2012: poi ci è voluto quasi un altro anno prima di arrivare alla definizione delle tariffe per gli operatori, parliamo comunque di un piano che solo nel 2014 verrà esteso a 99 città e che nel 2018 arriverà a coprirne 250. E’ presumibilmente quest’ultima la tranche in cui ricadrà Senigallia.
Viene da chiedersi prima di tutto dove saranno già arrivate nel 2018 le nazioni in cui internet “vola” già da tempo. E si potrebbe obiettare che, anzichè stilare un progetto che coinvolga una cerchia così ristretta di città, si poteva pensare a dare una copertura più omogenea al Paese. Così come ci si interroga sull’opportunità o meno di investire nel potenziamento della connettività per le abitazioni invece che in quelle mobili, in un periodo in cui smartphone e tablet si stanno imponendo, a livello di utenza finale, rispetto ai “vecchi” (passateci il termine) Personal Computer.
Come al solito, insomma, gli apparati burocratici italiani si confermano il più grosso ostacolo ad uno sviluppo tecnologico che è centinaia di volte più rapido nella sua evoluzione, tanto che nel momento in cui si decide di fare un passo, questa scelta è già stata superata dall’innovazione.
E mentre “si rischiano di perdere treni” tecnologici, si perde anche l’opportunità di dare impulso alla ripresa economica: la banda larghissima è in grado, infatti, di portarsi dietro un indotto di migliaia di posti di lavoro e la possibilità di vedere finalmente un segno più nel PIL nazionale.
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