Sigmund Freud ci andrebbe “matto”: intervista (atipica) a Andrea Crostelli
…o meglio, divagazioni sui volatili
Ne avrei per ore, anzi, per giorni. E non perché sia utile indugiare, con tanto di puntatore laser, a fare un’assurda analisi psicologica o psicoanalitica dei reconditi significati che “sub” e “in” cospirano a discapito della solitaria “coscienza”, ma solo perché, da saputella dabbene – si fa per dire – l’avere di fronte un numero non meglio identificato di volatili, corrisponde a quella che, da sempre, è una fantasia inespressa.
Provvedo a giustificare l’ultima frase, anche nei confronti dei più smaliziati. Chi ha amato la letteratura freudiana e chi, ancora di più, si è appassionato alla “Psicoanalisi della letteratura e dell’arte” e chi, pure meglio, ha letto e riletto il saggio dedicato a Leonardo Da Vinci, non farà fatica a capire.
Raggiungo Andrea Crostelli nel suo studio a Ostra. Una bella vetrina sulla via principale: ariosa, luminosa e piena di azzurro, di mare e d’aria. Ovunque uccelli di ogni sorta e colore: tele completamente ricoperte di piccoli e grandi cicogne, sule, gabbiani, civette e, a sorpresa – si scopre da vicino – animali di vario genere. Altre tele sono invece interamente dedicate a una serie di pulcinelle di mare, protagoniste di ritratti singoli o in coppia e in varie pose. Ma si svela una piacevole sorpresa a chi bene sa osservare. La figura che emerge è in realtà la risultante di un intero insieme costituito da numerosi soggetti quali corpi raggomitolati, piegati e distesi di donne: sederi e seni che racchiudono, a loro volta, teste, visi o semplicemente dettagli di un altro corpo partecipe alla completezza dell’immagine. È come se la singola figura significante fosse nient’altro che un colpo di pennello: una particella del meccanismo propedeutico alla resa del paragrafo pittorico ben più ampio e complesso come, in questo caso, è il piccolo volatile marino.
Crostelli ama la figura femminile e materna. È lui stesso a dirlo. Ama la forza e l’energia che la donna usa quando lotta contro la vita e ama le forme che la caratterizzano.
Mut, la dea madre nell’antica cultura egizia, aveva corpo da donna e testa d’avvoltoio. Una credenza arcaica attribuiva a questi uccelli la facoltà di generare altre vite in completa autonomia lasciandosi – per così dire – lambire dal vento. La trasposizione (lo dice Freud, non io) nella cultura cristiana equivale all’Immacolata Concezione.
Potrà sembrare forzato, ma mi piace pensare che, quest’arcano dei vari tipi di uccelli riconducibili a una “simbolica” autosufficienza dell’universo femminile, possa considerarsi così svelato.
Come mai questa passione per il mondo animale e per i volatili, soprattutto? Quali motivi ci sono dietro a questa sorta di “devozione” per gli animali alati?
Non c’è un motivo di base. I paesaggi e gli uccelli, soprattutto, li disegnavo anche da bambino. Ad esempio, la tela delle “Sule” l’avevo già bene in testa prima ancora di dipingerla. Vedevo questo tappeto immenso e brulicante che le sule compongono quando si posano sulle coste. Osservando la tela da lontano vedi solo questo tipo di uccelli, se invece ti avvicini con attenzione, ti accorgi che ogni singola figura, e ogni sua parte, genera altri animali quali cani, cavalli – tantissimi cavalli! Li ho sempre adorati! – pesci grandi e piccoli, o ancora, altre specie di volatili. Lo vedo come un universo intero dove, anche se sono solo alcuni ad essere visibili, tutti e tutto ha una propria parte e un proprio ruolo, utile ed essenziale al costituirsi dell’interezza. Pensa che queste due tele (entrambe colme di sule di varie dimensioni e altri piccoli esseri collocati ad incastro N.d.R.) le ho fatte partendo con il disegno a matita – cosa che non faccio mai – e poi ho passato il colore a olio in fili così sottili da sembrare tutt’altro tipo di pigmento. Eppure, era così che lo volevo, il risultato l’avevo già in testa. Una volta finito, ero talmente saturo che l’ho accantonato in un angolo per un anno intero. Solo ora l’ho tirato fuori. L’ho riscoperto!
La serie delle pulcinelle di mare invece, è nata per caso, mentre stavo portando a conclusione il mio immaginario viaggio nell’Oceano. Anche quello è stato un bellissimo progetto che mi ha tenuto impegnato per parecchio tempo.
Parlami di questo tuo viaggio nell’Oceano…
È stato un lungo viaggio intrapreso nel 2005 e terminato solo nel 2009. È iniziato per caso, quando un mio carissimo amico poeta (ho tanti amici poeti e nessuno pittore!) mi ha regalato Moby Dick, il romanzo di Melville… l’hai letto?
Sì, ma non mi ha fatto il tuo stesso effetto. L’ho trovato troppo… ottocentesco e, oltretutto, Acabh è stato una delusione: secondo me soffriva di malattie tipiche dell’età senile. Comunque, vai avanti…
(Ride N.d.R) Sì… comunque, dopo aver cominciato a leggere il romanzo, un giorno mi sono avvicinato a mia moglie che stava riposando e ho iniziato ad accarezzarle i capelli. I suoi capelli che mi scorrevano fra le dita mi hanno fatto venire in mente il movimento delle onde e il mare: tanto mare. È così che è cominciato tutto! Ho iniziato a scrivere e a dipingere paesaggi marini e le creature che popolano i fondali. È stato un continuo susseguirsi di casualità, se vogliamo, ma preso da una sorta di “foga” pittorica, dipingevo un animale che, osservandolo a posteriori, trovavo strano, poi magari, poco dopo, lo vedevo in un documentario in tv. È stato un lungo viaggio in cui ho anche scoperto di “possedere” un colore vivo, acceso. Azzurri e blu di ogni tonalità, ma tutti splendenti. Essendo principalmente un illustratore, non ho mai dato sfogo al colore puro, seppur perfettamente consapevole di averlo dentro. Dipingere e scrivere poesie o brani nel periodo del “viaggio nell’Oceano” mi faceva star bene. È stato come spogliarsi, denudarsi completamente e in piena libertà. Pensa che strano… ho sempre detto che non avrei mai dipinto né fiori e né mare!
Tornando alle pulcinelle, tutte sono composte da nudi e parti femminili, in alcuni casi anche spiccatamente sensuali. C’è un motivo?
Sì, c’è. È una specie di omaggio alla forza di volontà e al coraggio di non arrendersi mai delle donne, anche di fronte alle più grandi difficoltà. Alcune pulcinelle in particolare sono dedicate a casi di malattie mentali. Sai che, oltre a fare il pittore, seguo alcuni ragazzi che soffrono di schizofrenia, quindi sono molto legato all’argomento. Tempo fa, ho saputo del caso di una ragazza che è guarita da questa orribile malattia ed è stato grazie alla sua psicoanalista che non l’ha mai lasciata sola. Le è stata vicino per tantissimo tempo, fino a quando ha scoperto cosa la rinsaldava alla realtà che, tra l’altro, poteva simbolicamente essere riconducibile a una sorta di allattamento (torna la figura materna). Fatto sta che ad oggi, quella ragazza è una donna sana che lavora e ha una propria vita. In ogni caso, la figura femminile è sempre il più forte e sicuro dei sostegni e la porta verso la salvezza.
Hai lavorato a lungo come fumettista e illustratore. Puoi fare qualche titolo?
Fra i più conosciuti c’è la serie di Ken Parker. Per il resto ho lavorato molto come illustratore di libri per ragazzi e libri di poesie. Sono molti, elencarli tutti sarebbe solo una lista lunga e noiosa!
Affronti l’arte veramente a tutto tondo. Ma ti senti più vicino a una fra le tante forma che affronti o le tratti tutte allo stesso modo?
Di certo la mia formazione da illustratore è alla base, ma per ora mi sento più un pittore e uno scrittore: solo al momento però, poi l’una non esclude l’altra!
Dipingere! Ho da un po’ delle tele che mi spingono in testa e ho bisogno di tempo per dare spazio e voce a tutte, altrimenti mi faranno impazzire!
Sfogliando il libro del viaggio nell’Oceano di Andrea Crostelli mi colpisce una grafica su cui, subito, punto il dito: l’immagine di un uccello il cui becco finisce in bocca a un infante. Ed è qui che, l’infanzia di Leonardo da Vinci, con le sue due amate e forti madri (quella adottiva e quella naturale), raccontata da Freud, accende una luce lontana…
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