Senigallia, Paradisi attacca Mangialardi sulle spese legali
Il consigliere del Coordinamento Civico: "Taglia le sedute consiliari e moltiplica le spese di consulenze"
Quattromila ottocento sessantasei. Sarebbe questo il numero dei gettoni da corrispondere ad un unico avvocato anconetano se il pagamento del professionista venisse calibrato sul valore del gettone di presenza di una singola seduta per un consigliere comunale.
E’ il volto bifronte del nostro sindaco (ovviamente accompagnato dal fido presidente Monachesi, che accetta di ridurre il numero dei consigli comunali ma non accenna a diminuirsi il proprio stipendio, esattamente come fa il primo cittadino). Il quale riduce gli spazi della democrazia in nome del risparmio di 27 euro dovuti ad un consigliere comunale, ma spende in due anni per un solo avvocato la cifra impressionante di 131.385,4 euro, tra somme già liquidate e somme stanziate. Ma non si era detto che i soldi erano finiti?
A detenere il fortunato record del numero degli incarichi è l’avvocato Alessandro Lucchetti, già noto per essere stato nominato dalla maggioranza governativa per rappresentare le ragioni del “no” al referendum civico sul progetto (che procede speditamente) di interrompere il lungomare sud in zona Ciarnin per realizzare villette sotto-costa. Per una sola causa di primo grado (in cui peraltro il Tar ha compensato le spese tra le parti) al professionista anconetano sono stati corrisposti quasi 14 mila euro.
Ma il Comune di Senigallia, non ha un proprio avvocato interno?
Mentre le strade e i marciapiedi restano in balia degli eventi (vergognose le condizioni di alcuni segmenti di città ad iniziare dalla situazione scandalosa di piazza del Duomo), dalle casse comunali si volatilizzano centinaia di migliaia di euro per pagare avvocati esterni (nonostante la presenza di una valida professionista a contratto).
Non solo. Lo studio Lucchetti di Ancona, ha ricevuto, tra il 2011 e il 2012, ulteriori 13.688,65 euro per pratiche affidate all’Avv. Alberto Lucchetti (padre del primo). Insomma, un unico studio legale, in due anni, arriva a percepire dai cittadini di Senigallia oltre 145 mila euro.
Una cifra immorale per un ente che ha già un professionista contrattualizzato e che, con queste somme (a cui vanno aggiunte altre ingenti somme per ulteriori incarichi esterni) potrebbe permettersi l’assunzione di altri due avvocati interni riuscendo persino a risparmiare su tali altissime parcelle.
Come giustifica il primo cittadino questa cascata di denaro pubblico? Meglio ridurre il numero dei consigli comunali e magari sperare che nessun consigliere si accorga di tali “incongruenze”.
Il Comune di Senigallia non è per niente diverso dal resto d'Italia, ha ragione Mario Rossi.
Fate Schifo!!
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