Il 31 dicembre 1863 nasceva a Senigallia Alfredo Panzini
Scrittore e critico letterario di grande fama tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento
Il 31 dicembre del 1863 a Senigallia nasceva Alfredo Panzini, personalità di spicco della cultura italiana tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento ed al quale oggi in città sono intitolati una via, una scuola (l’Istituto Alberghiero) e il palasport principale di Via Capanna.
Chi era, in breve, Alfredo Panzini?
Nato a Senigallia nel 1863 – secondo le sue stesse parole per puro caso (“Io sono nato, così per combinazione, in una città che non è lontana dalla Madonna di Loreto” scrisse in Viaggio con la giovane ebrea), essendo in realtà figlio di genitori romagnoli (ma la madre si era trasferita nelle Marche) – Panzini fu scrittore di primo piano nell’Italia ottocentesca e nel primo Novecento, segnalandosi anche per una prolificità davvero ragguardevole.
Allievo di Giosuè Carducci che lo influenzò nello stile, si laureò a Bologna in lettere e fu a lungo insegnante nelle scuole ginnasiali, alternando la docenza ad un’importante attività letteraria: nel 1905 compose il Dizionario moderno, ma successivamente scrisse anche numerosi saggi e romanzi, spesso caratterizzati da un tono colloquiale e da lunghe citazioni, anche in dialetto romagnolo, lingua che conosceva bene avendo trascorso buona parte della giovinezza a Rimini.
Con la città romagnola il rapporto fu di amore ed odio ma l’intensa attività di insegnamento – che lo portò pure in Campania, a Roma e a Milano – rese l’autore una sorta di poliglotta.
E forse anche per questo, nel Viaggio di un povero letterato, scrisse, magari con una punta di autobiografia:
“Ho considerato intensamente che nella superficie così vasta del mondo non è luogo dove desidererei di fissare stabile dimora. Non è cosa piacevole non trovare fisionomie di villaggio, profilo di campanile e di minareto, città o campagna che vi sorrida, sì da esclamare: Vorrei vivere là! Come devono essere felici coloro che possono dire: Io vorrei vivere là!”.
Il romanzo esce nel 1919, quando Panzini è già noto da diversi anni: apprezzato da intellettuali di assoluta fama come Giuseppe Prezzolini, sempre più conosciuto dal grande pubblico anche per le collaborazioni con quotidiani come Il Resto del Carlino e Il Corriere della Sera, tradotto in varie lingue europee, l’autore è nominato nel 1929 Accademico d’Italia, massima onorificenza attribuita durante il Fascismo, nei confronti del quale si segnala per un romanzo propagandistico, ma anche per passaggi spesso contraddistinti da un forte humour critico.
Alfredo Panzini morì a Roma nel 1939, e riposa a Sant’Arcangelo di Romagna.
Dopo la scomparsa, a livello nazionale, in controtendenza con il successo avuto in vita, si è notata una certa rimozione della sua figura, lamentata tra gli altri dal celebre critico letterario, ex rettore dell’Università di Urbino e senatore a vita, Carlo Bo: tuttavia, negli ultimi anni, si è assistito ad una ripresa di interesse nei confronti della figura del letterato nato a Senigallia.
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