La mani della camorra sull’autostrada: indagini in mezza Italia
Indagate ditte riconducibili al clan D'Alessandro, tra le opere anche fabbricati al casello di Senigallia
Opere pubbliche, considerate non a norma o a rischio crolli, finite al centro di un’indagine antimafia che sta cercando di far luce sulla sicurezza degli utenti nei trasporti lungo tutta la rete autostradale della penisola italiana. Senigallia compresa.
Caselli e cartelli autostradali, ponti ciclopedonali e pensiline sono solo alcune delle strutture su cui varie Procure della Repubblica stanno procedendo con le indagini. Indagini che sembrano portare a tre ditte – secondo gli investigatori – facenti tutte capo alla famiglia di Mario Vuolo, imprenditore di Castellammare di Stabia sospettato di avere legami con il clan camorristico D’Alessandro.
E tra le opere riconducibili ad una di queste aziende figurano anche (in mezzo a tratti autostradali più noti) le isole prefabbricate del casello di Senigallia, sulla A14, inaugurato nell’aprile 2011.
Carpenfer Roma, PTAM costruzioni e APF travi elettrosaldate sono i tre nomi delle ditte coinvolte nel filone di indagini nato dalle dichiarazioni di un ex dipendente della Carpenfer Roma e dopo il crollo della pensilina del casello di Cherasco, sull’autostrada Asti-Cuneo.
Ma i pericoli corsi dagli automobilisti non finiscono qui: nel giorno di Natale del 2011 cadde sulla carreggiata della Napoli-Roma, senza fare danni a persone o automobili in transito, il cartello autostradale che indicava l’uscita di S. Maria Capua a Vetere e nel ponte ciclopedonale di Cinisello Balsamo, a Milano, vennero riscontrate delle anomalie, in particolare nelle saldature.
La famiglia Vuolo, che lavora nella fornitura del ferro per ponti e caselli, ha ottenuto subappalti da (ma non solo) Pavimental, Autostrade per l’Italia, Autostrade Meridionali, Impresa Grandi Infrastrutture, tramite le varie aziende a cui era connessa grazie anche una serie di legami familiari. Parentele su cui le varie direzioni investigative antimafia di Milano e Firenze, le Procure di Monza, Alba, Roma e Napoli stanno cercando di far luce anche per capire come le società connesse tra loro potessero “nascere” e “morire” aggirando così i controlli antimafia.
Controlli che per il momento hanno portato ad attestare nei decreti di perquisizione emanati dall’antimafia fiorentina “la non conforme esecuzione dei lavori commissionati […] in svariati tratti autostradali della penisola” provocando, tra il 2008 ed il novembre 2011, “gravi cedimenti strutturali“.
Il reato ipotizzato è quello di ‘attentato alla sicurezza dei trasporti‘, ma le piste d’indagine stanno andando oltre, grazie anche alle rivelazioni di un architetto ex dipendente della Carpenfer Roma, indagando sui canali di finanziamento: uno dei rami – secondo gli inquirenti – sarebbe proprio quello del clan D’Alessandro, noto in altre inchieste per riciclaggio di denaro sporco.
http://www.stpauls.it/ga10/1025ga/1025ga05.htm
Non si è colpevoli fino ad una sentenza...lo sapevi Alfa?
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