Senigallia, cena bio a km 0 per finanziare il progetto Arvultùra
La terra tua, amala e difendila: ecco la "strategia" grazie alla valorizzazione dei prodotti locali
Una cena per autofinanziare un progetto, un’idea, quella dello Spazio Comune Autogestito Arvultùra. Una cena alla quale parteciperanno 150 persone. Una bella risposta solidale, dopo la macchina del fango di questi giorni. Questa volta però, non si tratta solo di noi: infatti, d’ora in poi, abbiamo deciso di caratterizzare le nostre cene sociali e di autofinanziamento con prodotti locali e biologici, come da quasi un anno, facciamo con gli aperitivi durante le iniziative estive. Il biologico e il Km 0 rappresentano per noi una pratica politica.
La nostra esperienza inizia quasi un anno fa, con il terremoto in Emilia, quando si decise di aiutare i caseifici colpiti dal sisma attraverso l’acquisto collettivo da parte di 2000 famiglie senigalliesi di parmigiano “terremotato” per un valore di 35.000 euro.
Fu una scelta politica, non di testimonianza. L’obiettivo fu quello di contribuire alla valorizzazione dell’economia locale, poiché capace di garantire l’occupazione, limitare il danno, esprimere la nostra solidarietà umana a chi in quel momento rischiava di perdere il lavoro di una vita.
Come possiamo immaginarci un’uscita da questa crisi economica se non attraverso una nuova economia, più sana, più sostenibile, più attenta al valore del lavoro e al rispetto della terra?
Lo scorso anno, lo sciopero dei tir durato alcuni giorni, ha reso evidente una contraddizione: da un lato interi banchi di supermercati si erano improvvisamente svuotati, dall’altro le nostre colline erano piene di quegli stessi alimenti assenti nei supermercati.
Il corto circuito tra il cibo che è nelle nostre case e il luogo in cui esso è coltivato è evidente. A questo punto è lecito chiedersi, ma da dove previene ciò che mangiamo? Quanti km fa per arrivare sulle nostre tavole? Com’è possibile che un legittimo sciopero dei tir ci tolga il cibo dai piatti? Eppure, affacciandoci alla finestra, i campi coltivati sono così vicini.
Da allora abbiamo iniziato a guardarci intorno, studiando palmo palmo le nostre campagne, le nostre eccellenze gastronomiche e il relativo tessuto produttivo. E’ stata ed è tuttora, una ricerca ricchissima d’incontri, di volti, di nomi, di storie, di tradizioni, di fatica e di lavoro, quello degno e gratificante, quello che ormai per molti precari è diventata un’utopia.
Cooperare con i produttori biologici locali, contribuire alla crescita del km 0, danno un valore aggiunto alla progettualità del nostro spazio: riciclare, ridurre il volume dei rifiuti, privilegiare la sostenibilità di un progetto, guardare alle produzioni locali, valorizzare il biologico perché mangiare sano è un diritto.
Per questo venerdì sera degusteremo vino biologico di cantina Mognon, pane biologico dell’azienda Roncarati, olio di raggia del Frantoio Montedoro, verdura biologica dell’azienda agricola Moretti, carne biologica dell’azienda munipalizzata di Jesi Arca Felice, formaggio dell’azienda agricola Zerbino di Sant’Angelo e per tutto il resto ci riforniremo dalla cooperativa Ridotti Bene e del nuovo QuantoBasta.
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