Al Palazzo comunale di Senigallia la presentazione di “Dieci donne”
Venerdì 14 dicembre l'ultimo libro di Marco Severini
Venerdì 14 dicembre, alle ore 18.30, il Palazzo Comunale di Senigallia ospita la presentazione del libro Dieci donne. Storia delle prime elettrici italiane (Liberilibri, Macerata 2012, pp. 201) di Marco Severini.
Prenderanno parte all’evento il Sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, la senatrice Silvana Amati, la prof.ssa Ilaria Biagioli (Università di Urbino) e l’autore dell’opera, che è già stata presentata a Roma il 22 novembre scorso presso il Senato della Repubblica.
L’iniziativa è promossa dall’Amministrazione Comunale, in collaborazione con l’Associazione di Storia Contemporanea e il Centro Cooperativo Mazziniano di Senigallia.
Il quindicesimo libro del prof. Severini – docente di Storia dell’Italia contemporanea presso l’Università di Macerata – affronta un evento storico di rilievo che è stato a lungo dimenticato, e cioè la concessione del diritto di voto, il 25 luglio 1906, a dieci maestre marchigiane – nove di Senigallia e una di Montemarciano – per effetto della sentenza emessa dalla Corte di appello di Ancona presieduta dal grande giurista Lodovico Mortara.
L’eccezionalità dell’evento risiede sia nel fatto che accadde 40 anni prima che le donne accedessero al voto, sia in ragione della situazione elettorale del tempo che assegnava il diritto di voto solo all’8% degli italiani maschi (poco più di due milioni e mezzo).
Al centro della vicenda ci fu, in assenza di uno specifico divieto giuridico del voto femminile, l’interpretazione da parte del giudice Mortara dell’art. 24 dello Statuto Albertino, secondo cui “Tutti i regnicoli sono uguali di fronte alla legge“; se fino a quel momento il silenzio della legge aveva portato a escludere le donne dal voto, la Corte presieduta da Mortara ribaltò tale interpretazione poiché, sulla base dei successivi artt. 25-32 della Carta Costituzionale, le donne godevano in Italia di tutti i diritti fondamentali (libertà individuale, inviolabilità del domicilio, stampa, riunione, ecc.) e dunque non dovevano essere escluse da uno di questi, quello appunto di voto.
L’opera racconta la storia di queste donne, di cui sono riportati i profili biografici, ponendola in relazione con i fattori sostanziali da cui ebbe origine: il vivace dinamismo delle associazioni femminili che nell’Italia giolittiana si battevano per il riconoscimento del diritto di voto; la competenza giuridica e l’onestà intellettuale di Lodovico Mortara (Mantova 1855-Roma 1937), estensore della sentenza e giurista insigne; il risveglio politico e civile di una periferia che aveva vissuto il primo quarantennio postunitario in maniera sonnolenta e dimenticata dallo Stato; il coraggio civile di dieci donne non legate da vincoli politici, ma determinate a farsi veder riconoscere un diritto non negato da alcuna legge italiana.
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