Senigallia ha festeggiato l’anniversario della convenzione per i diritti dell’infanzia
Pure un incontro speciale coi Compagni di Jeneba - La VIDEO intervista
Parole, parole, parole: no, non si tratta della canzone di Mina, ma della più bella settimana di quest’autunno senigalliese coordinata, per il nostro Comune, dall’associazione Un Tetto in collaborazione con la Cooperativa Casa della Gioventù e I Compagni di Jeneba.
Una grande settimana per un importante compleanno: il XXIII Anniversario della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
Le “belle parole” hanno avuto un testimone d’eccellenza, lo scrittore Antonio Ferrara, che mercoledì e giovedì ha riempito l’Auditorium San Rocco e la scuola Puccini con incontri per genitori, insegnanti, educatori ed alunni.
E le “belle parole” si sono date l’ultimo appuntamento sabato 24 novembre insieme a I Compagni di Jeneba, che hanno trasformato il suggestivo Auditorium Chiesa dei Cancelli in un magico ponte di 3000 miglia che ha unito i bambini italiani a quelli della Sierra Leone.
La partenza è da brivido.
Ore 17.20: sul video appare la scritta “Kabò Jeneba“, le parole simbolo dell’associazione e il saluto dei bambini italiani ai loro amici di Goderich. E con “Kabò” irrompe nella sala la voce di Edoardo Bennato con la sua “L’isola che non c’è”, che trascina i presenti in un viaggio drammatico e bellissimo nella vita della Sierra Leone, con le fogne a cielo aperto e i bambini poverissimi e gioiosi di Aunty Regina, la più grande eroina moderna entrata nella vita dei nostri figli grazie ai video di Massimo Fanelli e Monica Olioso.
Mentre scorrono le immagini, osservo i bambini e le bambine che mi circondano, così attenti, così dotti sulle ingiustizie vissute dai loro amici nell’altra parte del mondo, così consapevoli delle ragioni assurde che portano alle guerre e quindi alla fame e quindi alla malattia e quindi alla morte…. C’è un filo magico e forte che lega Massimo e Monica ai nostri bambini, che condividono ormai da un anno lo stesso sguardo sul mondo, lo stesso codice linguistico che esprime senza tentennamenti una cosa a cui molti di noi hanno rinunciato e che si chiama indignazione. Siamo qui per condividere una storia fatta di ideali e di tanti progetti concreti, tangibili, che riguardano un mondo lontano che è diventato vicinissimo: nei video i nostri bambini riconoscono i fratellini sostenuti a distanza dalle nostre scuole, dai nostri nonni e dalle nostre famiglie; li indicano, li chiamano per nome, come se fossero qui, insieme a noi, in questo auditorium in cui si celebra una religiosa fratellanza.
Siamo qui, lo sento, anche per celebrare il buono che c’è in noi. Lo avverto nel feeling che c’è fra i nostri ragazzi e le loro insegnanti: la maestra Floriana della Scuola Primaria di Cesano e le maestre Simonetta, Orietta, Marina e Luigina della Rodari. E’ bellissimo vedere quello spazio intimo fatto di progetti condivisi e di profonde emozioni che lega le maestre ai nostri figli: oggi – giorno di protesta per i continui tagli e le umiliazioni inflitte al mondo della scuola – voglio dire a queste maestre che sono con loro e le ringrazio per quello che fanno per i nostri ragazzi. E voglio ringraziare Paolo, che oggi ci ha raccontato che cos’è una Banca Etica e ha parlato di sistema bancario citando Alex Zanotelli. Voglio ringraziare Federica dell’associazione Un Tetto, la quale – così dice Monica – è un condensato di Maria Teresa e Mary Poppins per capacità, dolcezza e creatività. E voglio ringraziare la dottoressa Margherita Angeletti, che partirà in missione con Massimo e Monica il prossimo 29 dicembre per occuparsi del progetto di prevenzione e cura dei bambini; e anche per aver citato la poesia “Abbiamo amato” di Erri De Luca. E un abbraccio a Maria Rosaria Cenerelli, presidente della nostra Scuola di Pace, sempre presente e complice delle buone idee e dei buoni progetti.
Guardo Monica e Massimo: mia figlia li considera delle vere pop-star e capisco perché. Questi due Compagni di Jeneba le stanno mostrando che il centro del mondo non esiste e che dentro il nome di Jeneba, Bernard, Brian, Abigail … c’è un mondo di relazioni tutto da scoprire.
I Compagni di Jeneba ci salutano con la storia di Umuro, il bimbo liberato dai rottami di un’officina ed accolto nella scuola di Aunty Regina, e ci regalano una grande speranza: Noi siamo il futuro che vogliamo. Kabò.
di Lucia Mazzoli
GUARDA L’INTERVISTA A MASSIMO FANELLI DEI COMPAGNI DI JENEBA
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