Diffamazione, ddl affossato ma il carcere resta
Anso: "Necessaria una nuova legge, degna di questo nome"
L’articolo 1 della vergogna è stato bocciato. Grazie allo scrupolo di coscienza di alcuni dei nostri politici che per mezzo dello scrutinio segreto non sono stati sottoposti a diktat di partito, il ddl diffamazione non sarebbe più una minaccia. Il Senato ha respinto l’articolo 1, affossando di fatto in maniera definitiva l’intero provvedimento. Il disegno di legge rimarrà lettera morta.
Questi i risultati delle votazioni: 123 contrari, 29 favorevoli, 9 gli astenuti.
Una considerazione giunge spontanea: tempo perso dietro a un disegno di legge inutile e dannoso, così some era stato concepito.
ANSO si ritiene sollevata da quanto comunicato da Palazzo Madama, e anche orgogliosa del lavoro di contatti e di informazione svolto nelle scorse settimane, ma il problema rimane.
Il carcere per i giornalisti è ancora previsto dalla legge in vigore, la numero 47 del 1948.
La libertà di fare informazione è comunque sempre sotto scacco di possibili querele intimidatorie.
Ciò che lascia sconcertati è l’ennesima perdita di un’occasione: non è stato sfruttato bene il tempo, ne le risorse in campo, per produrre un testo di legge degno di questo nome e che tenesse conto delle parti in causa. E che tenesse da conto la natura dell’informazione online.
ANSO si augura che appena possibile ci si rimetta al lavoro per una nuova legge sulla diffamazione, e in aggiunta sull’editoria online, aprendo un tavolo di discussione e di confronto con tutte le rappresentanze di categoria.
La posta in gioco è alta ed è bene che una nuova legge nasca nella massima condivisione.
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