Violenza sessuale continuata e pluriaggravata, concussione. Sono questi i due reati di cui è accusato il cappellano del carcere di san Vittore, don Alberto Barin, da sei detenuti stranieri che hanno rivelato sul conto del prelato storie agghiaccianti come stupri e prestazioni sessuali “obbligatorie” in cambio di favori sulle condizioni di vita all’interno del carcere milanese.

51 anni e una vicenda “terribile” come l’ha definita Pietro Forno, procuratore aggiunto di Milano coordinatore del pool che si occupa di reati sessuali. Terribile perché il materiale video e telefonico recuperato hanno permesso di verificare l’esattezza di quanto denunciato da sei giovani stranieri, prigionieri tra il 2008 e il 2012 che avrebbero segnalato violenze all’interno del carcere e da parte del cappellano della Casa circondariale di san Vittore.

Quest’ultimo, che opera a San Vittore dal 1997, prometteva beni di prima necessità all’interno dell’istituto di riabilitazione come sigarette, saponette e shampoo, oltre a pareri favorevoli per la scarcerazione. E il suo parere era effettivamente importante ai fini di una scarcerazione e rimessa in libertà.
Tanto che poi, alcuni ex detenuti erano stati ospitati nell’abitazione di don Alberto Barin, dove avvennero altri casi di prestazioni sessuali contrattate facendoleva sulle necessità di persone che uscite dal carcere non avevano più nulla.

Ora la custodia cautelare nel carcere di Bollate, dove sarà interrogato nei prossimi giorni. Gli investigatori nel frattempo stanno cercando di capire se altri detenuti fossero stati vittime di abusi sessuali all’interno dell’ufficio del cappellano o nella sua abitazione dati gli anni di servizio prestati all’interno dell’istituto carcerario di san Vittore.