Arche’ chiarisce la vicenda del disabile dimesso dal Centro diurno di Senigallia
La cooperativa ne spiega le ragioni ed esprime solidarietà alla famiglia
In riferimento alla dimissione di un soggetto down dal centro diurno, vorremmo in primo luogo rispondere alla famiglia di cui comprendiamo il punto di vista, e ci rendiamo conto che in tale situazione possa sentirsi disorientata, ma vorremmo anche approfittare dello “sfogo” della stessa mamma di Giovanni, per fare chiarezza e informare la cittadinanza sul funzionamento, e soprattutto sul senso e l’utilità di un servizio che si tova all’interno di una “rete di servizi per disabili”, disponibili sul territorio senigalliese.
Il centro in questione si configura come Centro Socio Educativo Riabilitativo (CSER) per disabili secondo la L.R.20/02 ed è solo un maglia, seppure importante, della rete di servizi rivolti a disabili, ma non l’unica.
Il senso di una rete di servizi, infatti, è proprio quello di evitare i “grandi contenitori” in cui far confluire qualsiasi tipologia di utenza disabile, ma dare ai disabili stessi l’opportunità di avere servizi mirati secondo le diverse esigenze.
Il centro, come prevede la normativa, è dotato di un Comitato di Coordinamento, composto da rappresentanti di tutte le parti coinvolte (il Comune di Senigallia, l’UMEA: unità multidisciplinere del’ASUR che si occupa della disabilità adulta, l’ente gestore in questo caso la cooperativa Archè, i famigliari degli utenti, le associazioni di famigliari). Tutti gli ingressi e le dimissioni dal centro devono essere valutate e approvate dal Comitato di Coordinamento sulla base di un progetto individuale che di norma è concordato preventivamente in sede di PEI, (dove la famiglia è presente) e poi autorizzati dal Comune di Senigallia, com’è puntualmente avvenuto nel caso in questione.
Contemporaneamente all’uscita dal servizio, a G. e alla sua famiglia, è stata prontamente fornita un’altra tipologia di servizio, che è quella dell’assistenza domiciliare. L’assistenza domiciliare offre al soggetto la possibilità di avere una persona in rapporto uno a uno, che provvede alle esigenze assistenziali, educative e di socializzazione del soggetto.
G. ha frequentato per un periodo di cinque anni il centro e, in tale lasso di tempo, si è operato per migliorare la qualità di vita della persona, ma la gravità del suo stato, purtroppo non permette di procedere con altri tipi di interventi oltre quelli già messi in atto, e quindi, in sede di PEI è stata decisa la dimissione e contemporaneamente l’attivazione di un servizio alternativo.
Il nostro centro, come tutti i CSER, prevede la presenza di utenti gravi, ma solo fintanto si ritiene possibile un intervento puramente educativo e finalizzato alla riabilitazione, altrimenti la rete di servizi prevede per i disabili gravissimi come G. interventi diversi, come quello domiciliare appunto, che è quello che è stato fornito alla famiglia in questione, o residenziale qualora ritenuto opportuno.
Ci teniamo, nonostante il comprensibile disagio della famiglia, a rinnovare ad essa la nostra vicinanza, certi che, seppure attraversando un momento di difficoltà, sapranno riconoscere la necessaria scelta che insieme ci siamo trovati ad affrontare, nell’interesse dello stesso ragazzo portatore di bisogni specifici, al quale si è voluto offrire una risposta ancora più mirata e personalizzata.
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