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Il ricordo di Enrico Mattei a 50 anni dalla sua misteriosa morte

Il consigliere senigalliese Perini omaggia il fondatore dell'Eni: "Esempio di dedizione e intraprendenza"

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Enrico Mattei

La figura di Enrico Mattei incarnna al meglio lo spirito di ricostruzione e lungimiranza” che dovrebbe animare ora il nostro paese. Ricordare dunque non solo formalmente la figura del fondatore dell’Eni scomparso in un tragico quanto mai poco chiaro incidente il 27 ottobre 1962 a Bascapè: questo è un obbligo per tutti coloro che hanno una responsabilità politica, economica o sociale.

Per il nostro Paese e per la nostra regione la rievocazione della sua figura ci riporta a una fase di straordinaria crescita dell’economia e della società.

La sua storia, il suo piglio per molti rappresenta un esempio del lavoro, dell’intraprendenza, della ritrovata democrazia del paese che aveva vissuto la dittatura prima e la guerra poi.
Un uomo, un marchigiano che diede “visione strategica e di proiezione verso il futuro” secondo una dedizione al Paese oggi difficile da ritrovare in qualsiasi formazione politica.

La politica appunto, l’imprenditoria e financo l’impegno militare nelle formazioni cattoliche sono la cifra dell’uomo che a parte i Papi che hanno avuto i natali nelle Marche, meglio rappresenta il nostro territorio e la forza dei suoi abitanti.

Personalmente mi piace ricordare questa figura con una sua frase che in tempi di tagli all’Istruzione mi pare quanto mai attuale: “Mio padre diceva che è brutto essere poveri, perché non si può studiare, e senza studiare non si può fare strada”.

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