Le sculture del senigalliese Alfio Castelli ad per una mostra della Regione Toscana
Le sue opere sono state recentemente esposte anche a Mosca
Oltre alla fama raggiunta nel settore fotografico il patrimonio artistico senigalliese d’arte contemporanea si distingue anche nel settore della scultura. A conferma, dopo l’esposizione al Museo di Mosca è giunta in questi giorni una nuova richiesta di esposizione per le opere dello scultore senigalliese Alfio Castelli, conservate dal Musinf di Senigallia.
Alfio Castelli fu uno dei protagonisti della scultura italiana d’avanguardia negli anni Sessanta. Questa volta a chiedere il prestito delle opere conservate presso il Museo d’arte moderna di Senigallia (Musinf) sono Regione Toscana e Museo Civico di Montevarchi, che è specializzato nel campo della scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento. Museo e Centro di Documentazione di Montevarchi stanno organizzando un’importante mostra per l’estate 2013, cofinanziata dalla Regione Toscana nell’ambito del progetto Toscana in contemporanea 2012.
A tale scopo il prof. Alfonso Ponzetta, direttore del Museo toscano ha chiesto al direttore del Musinf di Senigallia, prof. Carlo Emanuele Bugatti un incontro per la definizione delle pratiche per il prestito temporaneo delle sculture di Alfio Castelli denominate incastri sferici, che sono conservate nelle raccolte del Museo d’arte moderna senigalliese. II sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi e l’assessore Stefano Schiavoni, che saranno presenti all’incontro con il direttore del museo di Montevarchi hanno sottolineato come la richiesta metta ancora una volta in luce l’importanza della raccolta di scultura del Novecento di Senigallia, che ha avuto un notevole riscontro di visitatori, in periodo estivo, anche nella mostra allestita alla Rocca roveresca di Senigallia, proprio per il rilievo che gli scultori concittadini Alfio Castelli, Silvio Ceccarelli, ed Enrico Mazzolani hanno avuto nella storia dell’arte del secolo scorso.
Alfio Castelli nasce a Senigallia il 20 settembre 1917. Il precocissimo impulso per l’arte, forte fin da giovanissimo, lo indurrà a frequentare la Scuola di Arti e Mestieri di Fano.
Nel 1933, grazie alla vincita di una borsa di studio, si iscrive all’Istituto di Belle Arti di Firenze e, nel 1937, all’Accademia di Belle Arti di Roma, al corso di scultura, diretto da Angelo Zanelli, autore della centrale statua di Roma nell’Altare della Patria. Nel 1939, per quanto giovanissimo, è invitato ad esporre alla III Quadriennale di Roma e alla mostra presso la Galleria del Teatro delle Arti con Mirko e Afro, col quale ultimo stringe una forte amicizia che durerà quasi tutta la vita.
Sono di questo periodo i primi rapporti con Toti Scialoja e Piero Sadun. Nella frequentazione degli ambienti di via Margutta entra pure in contatto con Sandro Penna ed i corregionali Luigi Bartolini e Orfeo Tamburi. Nel 1941 è nominato assistente della cattedra di Figura e Ornato modellato presso il Liceo Artistico, abbinato all’Accademia di via Ripetta. Lo stipendio di assistente, gli permette di lasciare lo studio di via Margutta e di passare a uno più grande in via Canova, a pochi passi dall’Accademia; studio che non abbandonerà più e che fungerà per lungo tempo anche da abitazione. Nel gennaio del 1945 espone, con Mafai, Scialoja, Capogrossi, Gentilini, Franchina, Guttuso, Turcato ed altri alla Galleria San Marco, nella prima mostra organizzata dalla Libera Associazione Arti Figurative, presieduta da Gino Severini.
Nel 1948 intraprende, in compagnia di Piero Sadun e di Toti Scialoja, il suo primo viaggio a Parigi. Nella capitale francese è colpito dagli impressionisti, da Giacometti e dalle sculture africane e oceaniche del Musée de l’homme. Dagli inizi degli anni Cinquanta Castelli entra in una nuova fase stilistica, di marca palesemente giacomettiana. La progressiva verticalizzazione e consunzione dei nudi fanno parlare i critici di “goticismo”.
Nel 1960 Vince il concorso di titolare della Cattedra di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Palermo, da dove, dopo pochi mesi, viene trasferito, a quella di Napoli.
Nel 1961 è invitato ad una mostra organizzata dall’Ente Autonomo La Biennale di Venezia, mostra che diverrà itinerante, nel corso dell’anno, per tutto il Giappone. A Venezia risulta pure invitato in quello stesso anno, alla IV Biennale dell’incisione italiana contemporanea.
Dopo tre presenze alla Biennale di Venezia con singole opere, la XXXII edizione del 1964 riserva a Castelli un’ intera sala. Dal 1970 le variazioni sul tema sferico occupano per intero la ricerca artistica di Alfio Castelli, in una poetica della compenetrazione di masse, piani e volumi.
Da questo periodo, il progressivo estraniarsi dai grandi circuiti espositivi e di mercato è per Castelli una scelta sempre più consapevole. Tutte le energie sono devolute alla ricerca e alla produzione artistica. Nel 1978 ottiene l’incarico all’Accademia di Belle Arti di Roma, quale titolare della cattedra di Scultura. Si apre un nuovo importante capitolo del tormentato percorso artistico di Castelli. Questo anno segna infatti, il passaggio dall’elezione della sfera, quale modulo di base, al parallelepipedo, e dunque dalla rotondità della curva alla solidità della retta. Le opere della nuova fase scultorea, che durerà un decennio, assumono tutte il titolo di Modulazioni.
Prima che unico materiale di lavorazione divenga il granito nero, ciò che avviene nel 1982, la varietà di differenti effetti di rifrazione luminosa nello spazio è ricercata attraverso l’utilizzo del marmo nero del Belgio, del bianco di Carrara, del nero del Perù e del bronzo. Nel 1982 diviene titolare della cattedra di Scultura nella Scuola libera del Nudo di piazza Mignanelli, mentre prosegue la scelta consapevole del rifiuto a partecipare a rassegne espositive, chiudendosi in un sofferto auto-isolamento, che interromperà solo nel 1986 per partecipare alla XI Quadriennale romana.
Nella produzione degli ultimi tre anni di attività le due radici della plastica castelliana (l’ astratto e il figurativo, la compenetrazione di volumi e l’ immagine umana) trovano un pacificato equilibrio, tanto formale quanto semantico. Il 19 dicembre 1992, Alfio Castelli muore all’età di 75 anni. I suoi funerali si svolgeranno due giorni dopo in Santa Maria in Montesanto, chiesa degli artisti a Piazza del Popolo.
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