Senigallia, da Paradisi il “no” alla cittadinanza onoraria a Dacia Maraini
Il consigliere del Coordinamento Civico: "Disonorò Calabresi"
Non mi sentirò mai concittadino della signora Dacia Maraini. Tantomeno, dopo il consiglio comunale della prossima settimana, mi sentirò “onorato” di condividere una cittadinanza con chi l’onore di un uomo giusto lo ha travolto qualche lustro fa.
Ho spiegato in commissione le mie ragioni e farebbe bene l’Amministrazione Comunale, anziché sfornare comunicati stampa bulgari, a precisare ai cittadini che vi sono stati dei voti contrari con motivazioni ben precise.
Perché Dacia Maraini ha sì un lungo curriculum di apprezzata e colta scrittrice, ma non sempre ha scritto pagine onorevoli nella sua carriera. C’era anche la sua firma nell’appello infame che, nel giugno del 1971, comparve ne “L’Espresso” e che si trasformò in una sorta di condanna politica e popolare emessa contro il commissario di polizia Luigi Calabresi. Un uomo (lui sì) d’onore.
Poco dopo, il commissario Calabresi venne brutalmente assassinato. Oltre settecento “intellettuali”, tra cui Dacia Maraini, lo definirono un “commissario torturatore” addossando falsamente a lui, senza mezzi termini, la colpa della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli.
Ecco perché non voterò la delibera proposta dalla Giunta comunale, ecco perché in aula darò lettura di quell’appello infame. Resti quantomeno agli atti di questa città una pagina non detta del curriculum della nostra nuova cittadina “onoraria”.
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