Idv Senigallia: “Prostituzione problema sociale, non solo di ordine pubblico”
Il partito dipietrino: "Opportuna la scelta dell'amministrazione di punire la domanda"
Una società in cui la politica si è autosospesa e ha delegato tutto a tecnici di varia estrazione, capaci solamente di adottare misure di austerity senza tutelare le fasce più deboli della popolazione, non può permettersi di autoassolversi in maniera pilatesca su un fenomeno sociale ormai arrivato a livelli tragici nella realtà odierna: quello delle donne beni di proprietà o di cui usufruire per il godimento immediato.
Pensiamo che il fenomeno della violenza sulle donne e quello del loro sfruttamento sessuale abbiano una motivazione comune che lega questi reati, ed è l’alienazione dei diritti della donna con lo sfruttamento del loro corpo ridotto a merce e l’alienazione di quello che le donne italiane hanno combattuto per ottenere dal dopoguerra ad oggi, cioè il diritto di autodeterminare la propria vita, sia nel lavoro sia nel privato.
Anche la parola lavoro è importante in questo caso, perché lavoro significa dignità, dignità per cui una persona non è costretta a vendersi, sottoporre il proprio corpo alla logica del profitto o a inginocchiarsi di fronte a qualcuno per sopravvivere. In strada come nelle fabbriche.
Già da qui si può capire che è di difficile sostenibilità la differenza tra “sfruttamento” e “libera scelta” nel prostituirsi.
Tante donne si prostituirebbero se non fossero costrette dagli eventi della vita oppure se avessero un reddito capace di sostenerle? Tante donne si prostituirebbero se non fossero costrette dalla mancanza di diritti di cittadinanza? Il fenomeno è complesso e nelle grandi città prende le sembianze tutt’altro che scandalistiche della strada, ma degli ambienti “bene”, delle città da bere.
Sono odierne le udienze che vedono coinvolto l’ex premier Silvio Berlusconi attorniato di ragazze che dichiaratamente hanno espresso di vendersi per la possibilità di una progressione di carriera. Sono reali i casi di studentesse universitarie che si vendono per potersi permettere di pagare gli studi.
Bene fa l’Amministrazione Comunale ad intervenire nei limiti che la legge gli consente per adottare deterrenti, come far leva sugli articoli del Codice della Strada (divieto di sosta e divieto di transito) inasprendo le sanzioni e gli articoli del Regolamento Comunale proposto in materia di prostituzione in strada, cercando di colpire la domanda di sesso a pagamento. Dev’essere chiara però la consapevolezza in Commissione che la prostituzione di strada non può essere trattata unicamente come materia di ordine pubblico e di decoro, perché spesso cela situazioni di violenza e coercizione complesse.
E’ noto che il Comune di Senigallia insieme alle associazioni e organizzazioni no profit garantisce case di accoglienza, aiuti nella richiesta della concessione di permessi di soggiorno, avvio al lavoro e all’autonomia di donne e, in misura minore, uomini che si sono sottratti allo sfruttamento. Le difficoltà di bilancio dovuti ai tagli agli enti locali in questo periodo colpiranno il nostro welfare e i nostri servizi sociali.
Queste difficoltà non dovranno incidere sulla consapevolezza di una rivoluzione culturale necessaria oggi nelle relazioni tra gli uomini e le donne e sul fatto che continuino ad essere possibili i programmi di recupero delle organizzazioni insieme alle Istituzioni.
Sarebbe necessario anche un appello al Ministero delle Pari Opportunità e al governo Monti affinché finanzi le associazioni e i servizi sociali degli enti locali, invece di disossarli e spolparli, e che faccia una vera lotta alla criminalità organizzata anziché spot. La mancanza di vere politiche di pari opportunità è una realtà italiana da tempo, bisognerebbe pensare a come colmare questa lacuna piuttosto che inseguire suggestioni come “aree a luci rosse” che finirebbero nella realtà attuale solo con il risultato del “voltarsi dall’altra parte” non tenendo conto della complessità del fenomeno.
In più, che male fanno le prostitute maggiorenni e consenzienti ed i loro clienti sulle strade, se non compiono intralcio al traffico e/o atti osceni sotto la vista pubblica?
Voglio sottolineare che gli avvalenti delle meretrici in Italia sono ben undici milioni dei quali nove milioni affezionati alle stradali che sono le più economiche di tutte. Quindi, cari politici, in considerazione del fatto che nove milioni di votanti non sono pochi e che a fare la differenza sono proprio gli elettori indecisi, OCCHIO AI VOTI!
Infine, sottolineo che le Ordinanze Sindacali ed i Regolamenti di Polizia Urbana devono essere conformi ai principi generali dell'Ordinamento, secondo i quali la prostituzione su strada non può essere vietata in maniera vasta ed indeterminata. Di conseguenza, i relativi verbali di contravvenzione possono essere impugnati in un ricorso.
Senza contare poi - e sarebbe bello che forniste spiegazioni in merito - che il concetto di DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE delle donne, come degli uomini, garantisce a tutti gli individui di esercitare proprio quelle scelte. Con “autodeterminazione” e libera convinzione personale, appunto. Sia prostituirsi, che fare i soldati a profumato pagamento. Sia firmare un Testamento Biologico, scegliere il suicidio assistito (eutanasia), o interrompere una gravidanza. Sostanzialmente , con questo comunicato, rischiate di fare una pessima figura alquanto contraddittoria, perché vi va bene l’autodeterminazione di un cittadino che vuole firmare anticipatamente le sue volontà, attraverso un Testamento Biologico, vi va bene che ad una donna venga garantito il diritto di interrompere una gravidanza, secondo le modalità ed i tempi previsti dalla legge 194/78, ma non vi va bene il diritto all’autodeterminazione di una donna, ossia che sceglie in modo convinto e libero, di prostituirsi. La coerenza dove sta in tutto questo???
mmmm anche qui a senigallia??
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