De Amicis (MSFT Senigallia) interviene sul cattivo servizio della raccolta differenziata
"Occorre domandarsi: chi è il responsabile del servizio? Chi è che ne controlla l'operato?"
Recentemente abbiamo ricevuto diverse foto riguardanti il perdurare del pessimo servizio della raccolta differenziata. Sullo stesso problema abbiamo letto anchediverse soluzioni: le isole ecologiche o il sistema ibrido: plastica, carta e vetro su strada, con contenitori casalinghi forniti dal comune, mentre organico e indifferenziato porta a porta.
Noi della Fiamma Tricolore, più volte abbiamo sottolineato che il problema, ancor prima che tecnico, è di metodo, di mentalità. Occorre innanzi tutto domandarsi: chi è il vero responsabile del servizio?Se il servizio è appaltato ad una ditta privata, chi è che ne controlla l’operato?
I Comuni nascono per gestire servizi ai loro cittadini, acqua, luce, energia, trasporti, nettezza urbana, edilizia convenzionata, centrale del latte, eccetera. L’hanno fatto per decenni. Oggi, hanno scoperto la falsa privatizzazione: i Comuni creano società private (loro dicono partecipate) per far loro gestire i servizi che devono fornire loro. È un trucco immondo perché i Comuni sono per lo più azionisti di maggioranza di queste società private: serve solo a scavalcare i controlli che incombono sulle gestioni pubbliche.
Infatti, adesso i municipi e il loro personale non offrono più i servizi che avevano l’obbligo di rendere; lo hanno appaltato al CIR33 che a sua volta lo ha appaltato alla Ditta Aimeri che ora ha espletato il suo mandato e ne sta per subentrare un’altra.
Ed allora, per che cosa i dipendenti comunali vanno a lavorare in Comune? Per prendere lo stipendio, firmare il cartellino e poi? Per quale motivo paghiamo dipendenti, assessori e dirigenti comunali se poi il servizio che loro dovrebbero organizzare, gestire e controllare è appaltato ad una ditta privata? Ecco ancora una volta dimostrato che il problema primario italiano non è adottare questa o quella soluzione tecnica, ma certificare di fatto lo sgretolamento dello Stato Amministrativo, ossia di tutti gli apparati che provvedono al governo reale del Paese, giorno dopo giorno e nelle strategie di lungo termine.
Storicamente da noi in Italia, lo Stato Amministrativo è stato sempre debole. Quello che i Savoia estesero al resto del Paese, era retrivo, di corte vedute, militaresco, meschinamente burocratico, sprezzante della realtà sociale complicatissima delle parti conquistate della penisola. Migliorò di molto tra le due Guerre, per la necessità di gestire parti dell’economia reale nell’IRI, e l’esperienza accumulata in quella gestione; perché animata da una dottrina dello Stato esplicitamente appresa, dal patriottismo dinamico inteso come onore dell’Italia nel mondo che comportava decisioni efficaci.
Purtroppo la successiva partitocrazia ha progressivamente indebolito questa classe dirigenziale, rendendo sempre più dipendente la loro carriera dal politico di turno, fino alla necessità di avere la tessera giusta in tasca di un partito, per cui l’inevitabile vicinanza ai governanti politici si è tramutata nel tipico “pappa e ciccia”, sostituendo di fatto e sempre più svergognatamente i vincitori di concorso pubblico con nominati dalla politica. Quale concorso pubblico ha vinto Simone Cecchettini? E l’ex-sindaco di Cupramontana Fabio Fazi? E il consigliere provinciale ed ex-Assessore Euclide Sartini? E saprattutto quali sono le loro reali competenze in gestione di servizi pubblici?
Ed allora, ancor prima di dibattere su soluzioni che rappresentano il particolare, occorre salire a monte e ritornare al problema in generale: ricostituire lo Stato Amministrativo riempendolo di personale di carriera, assunto per concorso e la cui competenza sia controllata e ceetificata (magari da consulenti tedeschi); soprattutto (ciò richiederà anni) restituire a questo personale una dottrina dello Stato, una filosofia del bene pubblico, una ideologia del servizio civile come hanno i “civil servants” inglesi, e di cui i nostri sono del tutto privi. Allo stesso tempo organizzare dei corsi universitari di formazione come ad esempio in Francia. Notoriamente, questo personale dirigenziale pubblico è preparato nell’università più esigente e selettiva d’Europa, l’alta Scuola di Amministrazione Nazionale, ENA: ne escono conoscitori profondi degli aspetti giuridici, economici, sociali, demografici e sono inoltre preparati non solo a obbedire alle procedure, ma a prendere iniziative strategiche nel solco della storia politica del luogo in cui sono nati.
Poi venendo ad altro è giusto a mio avviso che i costi degli amministratori e dipendenti comunali siano in proporzione a quello che fanno,; quindi più competenze e servizi danno fuori meno devo prendere è ovvio. Poi riguardo alla gestione se farla interna o esterna io credo che la strada giusta sia questa in quanto è difficile per un comune tenersi aggiornato di volta in volta di personale e mezzi mentre una ditta esterna lo deve fare in quanto opera a 360 gradi. E' più facile gestire da controllore che gestirlo direttamente ecco perchè vanno dimensionati tutti gli stipendi.
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