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La senatrice senigalliese Amati plaude all’introduzione della Tobin Tax in Italia

"Un esempio di servizio attivo dalla politica per scoraggiare la speculazione finanziaria"

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Borsa, mercato, speculazione finanziaria

Per la concezione che ho della politica come servizio attivo, reso alla Comunità, oggi che anche Governo e Parlamento italiano si indirizzano finalmente a riconoscere, con legge, l’utilità di un’imposizione sulle transazioni finanziarie speculative posso sentirmi assai fiera di essere stata, in Senato, il 18 maggio del 2010, la prima firmataria del disegno di legge 2189 sull’introduzione di misure legislative tese a colpire la speculazione finanziaria per dare respiro al sostegno del lavoro, della cooperazione e dello sviluppo. Nel mio disegno di legge avevo anche chiesto di destinare il gettito dell’imposta sulle transazioni finanziarie puramente speculative all’integrazione del fondo per l’occupazione e del fondo per la cooperazione e lo sviluppo.

L’idea è sempre stata quella di colpire fiscalmente in maniera mirata le transazioni finanziarie tendenzialmente speculative, reperendo mezzi immediatamente destinati a sostenere il lavoro,la cooperazione e lo sviluppo.

Sono lieta che finalmente la proposta venga sostanzialmente condivisa, anche se però si è sprecato parecchio tempo, regalando alla speculazione finanziaria un intero biennio.

In questi anni si è assistito a notevoli cambiamenti negli scenari dell’economia Mondiale.
La crisi dei mercati finanziari di tutti i Paesi ne è la drammatica testimonianza.

Secondo autorevoli esponenti della comunità accademica e importanti istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite o la Banca mondiale, alcune tra le più negative trasformazioni si sono registrate nel campo della finanza e della distribuzione del reddito.

L’accelerazione dei processi di deregolamentazione finanziaria e` stata accompagnata da fenomeni di instabilità sempre più vistosi, soprattutto in campo valutario.

Inoltre, il quasi completo abbattimento dei vincoli alla libera circolazione internazionale dei capitali ha fortemente ristretto i gradi di libertà delle politiche economiche nazionali.

La combinazione tra instabilità finanziaria e impotenza della politica economica ha notevolmente contribuito alla inquietante divaricazione dei redditi verificatasi, sia tra i Paesi che all’interno dei singoli Paesi.

Esisteva l’esigenza di conferire alla politica nuove leve, nazionali e internazionali, di controllo e di governo dei mercati.

Si tratta di un’esigenza così forte da aver indotto i premi Nobel per l’economia Amartya Sen ,che ho potuto incontrare ed ascoltare, e Joseph Stiglitz ad invocare una riforma radicale dell’ordine monetario mondiale, che prendesse esplicitamente le distanze dall’architettura ereditata da Bretton Woods, ormai inadeguata a soddisfare sia le esigenze di stabilizzazione dell’economia mondiale sia la domanda di giustizia sociale che sempre più imponente, emersa in tutti gli angoli del mondo.

Un primo passo nella direzione del cambiamento è stato individuato in una proposta, avanzata dagli stessi economisti e su cui c’è stato il consenso di Francia, Belgio e Germania, ossia l’introduzione di un’imposta sulle transazioni finanziarie (ITF), comunemente nota come Financial transaction tax.

Sicuramente la ITF non è la panacea di tutti i mali. E’ uno strumento operativo di cui si conoscono tutti i limiti, ma anche le oggettive potenzialità.

A differenza della Tobin Tax e delle successive varianti che si riferiscono agli scambi di valuta, la ITF prende in considerazione tutte le transazioni su strumenti finanziari, allargando così sostanzialmente la base imponibile rispetto alla Tobin Tax.

La ITF e` un’imposta con un tasso molto ridotto da applicare su ogni compravendita di titoli e strumenti finanziari.
Un’imposta sufficientemente piccola da non scoraggiare le normali operazioni di investimento realizzate sui mercati finanziari.

Infatti tale tassa non avrebbe effetti apprezzabili per chi opera sui mercati con un’ottica di lungo periodo.
Il tasso ipotizzato è nettamente inferiore alle commissioni annuali richieste dai gestori di fondi di investimento o fondi pensione.

E`però in grado di scoraggiare chi intende speculare, favorito da fatto che è ancora oggi possibile comprare e vendere strumenti finanziari a centinaia, anche migliaia di volte in un giorno, 24 ore su 24, guadagnando su piccole oscillazioni dei prezzi.

Tali operazioni non hanno alcun legame con l’economia reale, ma aumentano l’instabilità e la volatilità dei mercati, con impatti di fatto devastanti per l’economia globale.

Ora finalmente anche l’Italia manifesta l’intenzione di sostenere la tassa sulle transizioni finanziarie, portando così ad undici le adesioni dei paesi europei.

Un passo avanti decisivo per l’approvazione del progetto.

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