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Senigallia, La Città Futura intervista il Manifesto

Loris Campetti, editorialista de “il Manifesto” risponde alle domande di Roberto Primavera, a sostegno della testata

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Vigor-Monturanese 07.10.2012
La Città Futura a sostegno de Il Manifesto

C’è un importante novità quest’anno: Città Futura in Festa continuerà lunedì 1 ottobre, al Circolo ARCI di Scapezzano, per una cena di sostegno, politico ed economico, al giornale “Il Manifesto”. Per contribuire, anche da Senigallia e dintorni, a scongiurarne la chiusura.
A rappresentare l’insostituibile testata sarà presente il giornalista Loris Campetti. La serata sarà anche allietata da un breve spettacolo di burattini del Teatro alla Panna realizzato per l’occasione: “Il Manifesto delle teste di legno”.

Roberto Primavera, il direttore editoriale del nostro giornale “la Città Futura”, per farci sapere perché è così importante sostenere il Manifesto non ha fatto altro che chiederlo direttamente a il Manifesto, e proprio tramite il suo editorialista Loris Campetti che sarà con noi lunedì sera:

Primavera – Il Manifesto è in difficoltà economiche da tantissimi anni. Perché questa testardaggine per mantenerlo in vita? Nuovi giornali nascono e muoiono continuamente, cosa ha il vostro di così speciale?

Campetti – Un giornale libero, un quotidiano senza padrini, padroni, partiti a cui rendere conto. Un giornale di sinistra che si dichiara di parte senza infingimenti e comunista senza vergogna, nato da un gruppo di eretici radiati dal Pci per la critica al socialismo reale e a le ritualità burocratiche terzinternazionaliste. Un giornale che ha attraversato, e nel suo piccolo segnato, 42 anni di storia italiana e della sinistra. Un giornale rimasto vivo perché considerato dai suoi lettori un bene comune, una proprietà collettiva. Non sta a noi ma a chi ha dato senso e vita a quest’esperienza decidere se si è esaurita la spinta propulsiva de il Manifesto. Perdere una voce come il Manifesto sarebbe come rinunciare a un pezzo della democrazia italiana, una democrazia malata di un morbo che può uccidere anche questo giornale.

Volevamo dirlo noi ma ci hai anticipato: Il Manifesto bene comune. Della sinistra? Il vostro giornale infatti sembra essere ancora un punto di riferimento per tutti i partitini e i movimenti in cui è frammentata la sinistra. E così?

Vorremmo, e non sempre ci riusciamo, essere punto di riferimento del popolo di sinistra, sopravvissuto nei movimenti al disfacimento di tante forme organizzate della sinistra politica, a partire dal suicidio del Pci, seguitando con quello di una sinistra che si diceva radicale, tornata a essere extraparlamentare. Siamo di parte, dalla parte del torto: con gli operai di Pomigliano e Mirafiori, con chi si batte in difesa dei diritti del lavoro e di cittadinanza, dei beni comuni. Siamo nati con l’obiettivo ambizioso di tenere aperta la comunicazione tra la migliore tradizione comunista e l’esperienza del Sessantotto, tra il Pci e la nuova sinistra, a rischio di essere attaccati dagli uni e dagli altri.

Cosa rispondi a chi dice che il Manifesto è un giornale per intellettuali? E’ questo il problema? Tutti lo stimano e lo citano, ma nessuno lo compra?

Il problema vero è che la natura della attuale crisi è innanzitutto culturale, segnata dalla moria di valori e progetti e dall’egemonia del peggior capitalismo. Dunque, anche dalla moria di intellettuali. In passato il Manifesto è stato strumento di formazione individuale e collettiva, persino nei corsi delle 150 ore dei metalmeccanici. La complessità è un valore che rivendichiamo, non sempre riusciamo a raccontarla con un linguaggio semplice, come giustamente pretendeva Luigi Pintor.

Una domanda da un milione di dollari: Sel, Rifondazione, PdCI, Verdi, ALBA, mettiamoci anche il PD e l’IDV: una Babele nella sinistra. Sarà possibile costruire un percorso unitario e credibile?

Appunto, Babele. Non pretendo di saper rispondere a questa domanda, come giornale è però giusto chiederci se e come possiamo contribuire a ricostruire una cultura di sinistra, oggi assente o frantumata. Per fare un esempio, il Manifesto si è battuto, insieme alla Fiom, per costruire un fronte ampio a sostegno dei referendum sull’art.8 e sull’art.18. Solo sui contenuti è possibile ripensare una nuova sinistra, e un giornale libero come il Manifesto può, potrebbe, essere uno strumento utile allo scopo.

Anche il nostro giornale, la Città Futura, che ha solo un anno e mezzo ed è al quinto numero, si dibatte in gravi difficoltà economiche, organizzerete anche voi una cena per sostenerci?

Se saremo vivi, quando e se lancerete un appello alla solidarietà, non faremo mancare il nostro sostegno. In 42 anni di vita abbiamo partecipato a tutte le battaglie in difesa della libertà di stampa, e dunque della stampa libera.

Allora lunga vita a il Manifesto, e anche a la Città Futura. Grazie Loris, a lunedì.

NB – Chi non sarà riuscito a prenotarsi durante i giorni della festa potrà farlo direttamente lunedì sera a Scapezzano, fino ad esaurimento posti.

 

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