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Bevilacqua e le Regioni da abolire

Dalla Fiamma Tricolore una riflessione su un sistema per permetterebbe partitocrazia, scandali e sprechi

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Maurizio Bevilacqua

E’ di questi giorni la notizia del rinvio a giudizio di Maurizio Bevilacqua, direttore dell’Area Vasta 2 dell’Asur, con le accuse di falso e turbativa d’asta nella gara d’appalto del 2005.

Prima dell’istituzione delle Regioni (1970), erano le Province e le Prefetture sul territorio a trasmettere e a far eseguire le direttive che provenivano dal centro, ossia da Roma, ed a controllare che i Comuni vi si adeguassero. In materia di appalti pubblici, ad esempio, erano le Giunte Provinciali Amministrative ad esercitare il controllo preventivo di legittimità sugli atti dei Comuni ed addirittura affinché un Comune potesse effettuare, anziché una procedura aperta, ossia un’asta pubblica, una trattativa privata, per quanto di modesto valore, era necessaria la preventiva autorizzazione della predetta Giunta Provinciale Amministrativa.

Poi, con le Regioni, il controllo, sempre più di sola legittimità e, in nome dell’autonomia, passò ai Comitati regionali di Controllo (Co.re.Co.). Con il passare del tempo il controllo dei Co.re.Co, con la legge numero 142/1990, fu circoscritto ai soli atti fondamentali dell’ente controllato (bilanci, piante organiche, piani urbanistici) e poi definitivamente abolito con la Riforma del Titolo V della Costituzione che ha delimitato i poteri e le competenze dello Stato ed aumentato quelle delle Regioni, incrementando enormemente i conflitti di attribuzione tra i 2 livelli (fu approvata con pochi voti di scarto dal Centrosinistra del periodo 1996-2001).

E’ stato detto che i controlli erano solo formali e quindi inutili, anzi che ostacolavano la rapidità amministrativa. E’ stato detto che ci sarebbero stati controlli successivi, più mirati ed a fondo. Ed infine che, soprattutto per Enti così vicini ai cittadini, ci avrebbero pensato questi ultimi, in qualità di elettori, a premiare o punire i politici con l’arma del voto.

Ora, visti i bei risultati in tutta Italia, è un’eresia chiedere l’abolizione della Regioni e ritornare alle Province che tra l’altro in Italia hanno anche una valenza storico-linguistico-culturale? E’ un’eresia chiedere di eliminare la pratica della nomina diretta, primo corto-circuito che si crea tra la Politica e tutte le entità tecniche, tra chi nomina e chi viene nominato?

Bevilacqua (che tra l’altro è un ingegnere) non è stato votato da nessuno, ma nominato dai vertici regionali del PD. Più volte ci è stato risposto: guardate che questi fenomeni riguardano persone singole e se colpevoli vanno colpite loro e non l’istituzione Regione in quanto tale. Non è assolutamente vero: da nord a sud, da est a ovest ormai tutte le Regioni sono, chi più chi meno, investite da scandali, sprechi e sperpero di denaro pubblico.

E non riguardano Tizio piuttosto che Caio, ma è un problema di “sistema” che va totalmente abolito. Prima di sigle, di partiti e di uomini occorre innanzi tutto ricreare in Politica quel clima sociale che ormai da troppi anni si è perso: il senso di un destino comune, l’onore alla competenza e la convinzione di lavorare per il bene comune, ciò che noi chiamiamo Fides e Auctoritas politica, di tutti e non di una sola parte.

Marcello Veneziani proprio oggi su Il Giornale scrive a proposito:

Per colpire la casta e i costi esagerati del settore pubblico manca il coraggio civile e radicale di abolire le Regioni. Lo scrivo da tempo. Sono la vergogna d’Italia, persino più del Parlamento (da dimezzare). Il marcio emerso ora è solo la cresta, il costo vero è il raddoppio di tutto: ci permettiamo il lusso di mantenere un doppio Stato, uno centrale e uno federale.
Le Regioni costano l’ira di Dio, moltiplicano il ceto politico e il finanziamento pubblico ai partiti, dispongono di poteri esagerati, divorano risorse, duplicano la burocrazia statale. Anziché accanirsi con gli spiccioli delle Province, è lì che bisogna tagliare. L’inizio del declino italiano, del suo indebitamento e della crescita vertiginosa della partitocrazia, coincide con la nascita delle Regioni, 1970.
Se si vuol risanare il Paese, restituite sovranità e competenze allo Stato, anche in materia di sanità e pubblica istruzione, ripristinate il ruolo delle prefetture, magari adottando sistemi selettivi più rigorosi istituendo una scuola superiore dei dirigenti amministrativi e prefettizi.
Tra lo Stato e i Comuni basta un solo ente intermedio: le Province regionali. Ce ne sono in Italia meno di una cinquantina e corrispondono alla storia e alla fisionomia del nostro territorio. Sostituirebbero Province e Regioni con strutture più incisive e snelle, con compiti delimitati.

Ecco, lo sottoscriviamo pienamente.

Ci auguriamo infine che l’Ing. Bevilacqua si dimetta al più presto da Direttore di Area Vasta e che possa, nei luoghi più consoni, stabilire la propria estraneità ed innocenza.

da Movimento Sociale Fiamma Tricolore
Segreteria Provinciale

 

Commenti
Ci sono 2 commenti
KS 2012-09-25 11:41:59
Da certe formazioni politiche che hanno "già dato" e la storia ne testimonia le tragedie causate, non si accettano lezioni nè di morale nè tanto meno di politica, amministrativa inclusa! A forza di guardare indietro dove vogliamo tornare? Al fascio littorio o addirittura all'impero?! Si faccia funzionare quel che c'è invece di rimpiangere il passato e magari il non riuscire a mangiare nel piatto: la giunta del Lazio dovrebbe insegnare qualcosa alla destra... quanto a "buon governo" di qualunque colore.
Bucaniere 2012-09-25 20:06:08
KS ...il solito antifascista populista senza fascisti...
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