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Marche, fine del fermo pesca: serve maggiore tutela delle risorse ittiche

Cecchettini (Lega Pesca) chiede che la riduzione a tre giornate di attività venga estesa a tutto l'anno

Navi da pesca ferme al porto di Senigallia, darsena sul piazzale Nino Bixio, porto, navi, pesca, vongolare

Adesso che termina il fermo pesca, occorre continuare a tutelare la risorsa ittica e, di conseguenza, il lavoro delle nostre cooperative di pescatori. L’unica strada è ridurre lo sforzo di pesca e andare in mare solo tre giorni alla settimana per quanto riguarda la pesca a strascico“.

E’ il commento di Simone Cecchettini, responsabile regionale di Lega Pesca Marche, alla fine del fermo biologico di pesca, che si conclude nella notte fra lunedì 17 e martedì 18 settembre 2012.

Quest’anno – spiega Cecchettini –, grazie ad un accordo fra il ministero delle Politiche agricole e le associazioni di categoria, il limite di pesca dei tre giorni alla settimana sarà esteso da otto a dieci settimane e questo permetterà, senz’altro, di contribuire a realizzare una pesca sostenibile, senza un eccessivo sfruttamento del mare. Obiettivo fondamentale per Lega Pesca e per i suoi associati, proseguire cioè ad operare tutelando, il più possibile, la risorsa ittica e l’ambiente“.

Secondo Lega Pesca, sottolinea Cecchettini, “sarebbe importante ridurre lo sforzo di pesca tutto l’anno per lo strascico, fino ad arrivare al prossimo fermo pesca, nell’estate del 2013. Questo consentirebbe anche di contenere l’incidenza del costo del gasolio, uno dei fattori che appesantiscono di più l’impresa pesca e che, nelle Marche, è arrivato anche a toccare 80 centesimi al litro, come nel caso della marineria di Civitanova Marche. Spingerebbe, inoltre, verso una migliore autogestione del mercato da parte degli stessi pescatori“.

E’ chiaro, aggiunge Cecchettini, che “le cooperative di pesca che effettuano lo strascico, rinunciando a giorni e giorni di attività, hanno bisogno di un minimo di supporto economico. E questo può essere realizzato grazie ai Piani di gestione locali di cui si sta iniziando a discutere in Regione sulla base di una proposta presentata dalle stesse associazioni di pesca e dagli armatori. Serve, infatti, qualche incentivo per le imprese che lavorano meno“.

In prospettiva, inoltre, si comincia anche a parlare del nuovo Feamp, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, che dovrebbe anche favorire lo sviluppo della “blue economy” sostituendo l’attuale Fep-Fondo europeo per la pesca, il cui utilizzo si concluderà con la fine dell’attuale programmazione comunitaria 2007-2013.

La proposta che arriva da Bruxelles – dice Cecchettini – non ci convince del tutto. Per i nostri pescatori, occorre continuare la politica d’intervento per il rinnovamento e la messa in sicurezza delle imbarcazioni, sostenere il fermo pesca e rimpinguare le risorse da destinare ai Piani di gestione locali“.

E rispetto alle risorse che dovranno arrivare dal fermo biologico che si sta concludendo, Cecchettini chiede “di accelerare nel versamento delle indennità alle imprese di pesca, condiviso a metà fra ministero e Regione Marche, e nel pagamento della cassa integrazione per gli imbarcati. Chiediamo tempi celeri, al massimo qualche settimana, non certo i dieci-dodici mesi cui ci hanno costretti ad aspettare gli anni scorsi“.

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