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Asilo concesso ad Assange dall’Ecuador, tensione con Inghilterra, Svezia e USA

Il Ministro degli Esteri ecuadoriano Ricardo Patino: "Timori per rispetto dei diritti umani"

Julian Assange

Dopo quasi due mesi dalla richiesta di Julian Assange, rifugiatosi a fine giugno nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sfuggire alla cattura da parte della polizia inglese, lo stato sudamericano ha deciso il 16 agosto di accordare al fondatore di Wikileaksl’asilo politico.

La comunicazione ufficiale è arrivata, durante una attesissima conferenza stampa, per bocca del Ministro degli Esteri ecuadoriano Ricardo Patino, che ha rivendicato con forza l’estrema autonomia con la quale il suo Stato ha preso questa decisione.

“L’Ecuador non è una colonia britannica” ha sentenziato Patino, che ha aggiunto di temere che, negando ad Assange il riconoscimento dell’asilo politico, non venisse garantito il rispetto dei diritti umani all’editore di Wikileaks, il sito che aveva pubblicato nei mesi scorsi centinaia di documenti segreti ricavati dagli archivi di stato di molte nazioni, prima fra tutte gli Stati Uniti.

E sono proprio gli USA i principali “nemici” di Assange, insieme a Gran Bretagna e Svezia, ovvero gli stati che catturandolo, estradandolo e processandolo senza garantirgli la possibilità di difendersi adeguatamente, lo destinerebbero verso una pena sicura, che va dalla reclusione a quella capitale.

Il ruolo della Gran Bretagna, in questa vicenda, sarebbe quello di arrivare alla cattura di Assange, anche entrando di forza nell’ambasciata dell’Ecuador, sfruttando una legge del 1987 che le consentirebbe di sopravanzare il diritto territoriale dei sudamericani, ma rischiando di creare un intricato caso diplomatico internazionale. I britannici provvederebbero poi ad estradare Assange in Svezia, dove è imputato per reati a sfondo sessuale.

Ma dove il giornalista australiano rischia di più è negli Stati Uniti: i reati che pendono sulla sua testa, dopo l’uscita dei documenti su Wikileaks, arrivano fino all’alto tradimento, che significherebbe per lui pena di morte. Ed essere estradato negli USA, una volta arrestato, non sarebbe che una formalità.

Ma per ora Julian Assange si trova nell’ambasciata di un suo “stato amico”, ovvero di quell’Ecuador guidato da Rafael Correa, uomo di sinistra che si batte contro l’imperialismo americano, e che con ogni probabilità si batterà anche perchè Assange non finisca nelle loro carceri.

Commenti
Solo un commento
Rachele 2012-08-17 20:36:13
Forza Assange, sono con te, che hai sfidato (e beffato) poteri forti!
ATTENZIONE!
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