Gianluca Goffi: “La notte bianca è uno dei motori del turismo per Senigallia”
Intervento che analizza il target turistico, il confronto con la Romagna e l'offerta che andrebbe ampliata
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3 commentiL’offerta turistica va diversificata, non si possono trascurare i segmenti più dinamici della domanda come i giovani solo perché sono anche i più complessi da gestire. Se Senigallia vuole rafforzare la sua posizione nel turismo marchigiano e nazionale deve puntare sulle fasce più dinamiche della clientela confermando eventi come la Notte della Rotonda e programmandone di nuovi su tutto l’arco dell’anno.
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Considerando che dallo studio è emerso tra l'altro che :" ...la clientela turistica prevalente a Senigallia è composta da famiglie con figli, italiane, di età media, interessate al relax in spiaggia e che frequentano la località ormai da diversi anni...", mi fa pensare che il turismo senigalliese sia rimasto quello degli anni in cui i "forestieri" si identificavano semplicemente come "Perugini" ('60-'70 ed anche più a ritroso!). Ma anche che :"... La componente più giovane rappresenta solo un turista su dieci a Senigallia... - ed ancora - ... il segmento delle famiglie costituisce il principale target del turismo locale - e questo in nome di una non ben definibile immagine di "località tranquilla" da difendere – e si trascura invece proprio quella fascia di clientela nei confronti della quale Senigallia mostra di esercitare una forte attrattiva: i giovani..." mi porta a pensare come anche scritto più volte, che Senigallia non abbia scelto ancora che cosa fare da "grande". E da quel che credo il diavolo e l'acquasanta non possano convivere. Ritengo allora, che la cosa da fare, come oggi esige del resto la merceologia dei mercati, è fare una scelta precisa, puntando tutto sulla specializzazione : Turismo per famiglie ? Turismo per Giovani ? Turismo sportivo ? Turismo d'elite ? Ecc... Non credo che il turismo possa crescere più di tanto puntando su di un "provinciale" pourpurì, come sembra attualmente orientata Senigallia, ma piuttosto su un'industria programmata a seguire una fetta di mercato ben delineata. Del resto i numeri riportati nell'articolo, stanno a dimostrare il gap che ci separa dai principi del turismo adriatico, che ci piaccia o meno! E gioire di una risicata percentuale (1-2% di presenze in più), gonfiata con comunicati eclatanti, fa guadagnare qualche consenso in politica (forse!), ma la fa restare al palo, ai tempi dei "Perugini".
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