Londra 2012, -3 all’inizio delle Olimpiadi: Intervista al pallavolista Emanuele Birarelli
Senigallia e Ostra si preparano a seguire le gesta della coppia Birarelli & Bari
Ci siamo quasi, Il 27 luglio verrà inaugurata ufficialmente la XXX Olimpiade. Le speranze olimpiche della pallavolo italiana passano anche per i muri e le schiacciate di Emanuele Birarelli. Centrale militante nel Trentino Volley con cui negli ultimi anni ha fatto incetta di Trofei insieme al suo compaesano Andrea Bari.
Con lui, in questa avventura a cinque cerchi, terrà il fiato sospeso non solo l’Italia sportiva, ma sopratutti i tantissimi tifosi amici di Senigallia ed Ostra, paesi ‘natali’ del fortissimo centrale azzurro. Ecco l’intervista rilasciata a SenigalliaNotizie.it alla vigilia della partenza per Londra 2012.
Partiamo dall’inizio: come hai mosso i primi passi nella pallavolo?E’ stato subito amore a prima vista oppure no?In un paese dove il calcio ha una valenza quasi religiosa come hai incontrato la pallavolo?
Ho cominciato non prestissimo, mio fratello giocava a calcio e all’inizio la pallavolo non aveva questo forte ascendente su di me. Il fisico ha giocato un ruolo importante: da adolescente avevo già superato il metro e ottanta di altezza … diciamo che il mio fisco non era dei più congeniali al calcio.. e così mi sono dato alla pallavolo. Già ad Ostra c’è un tradizione pallavolistica più che discreta, da lì sono passato a Falconara, che è da sempre una grande fucina per la pallavolo marchigiana e nazionale. Non a caso, in questi anni ha letteralmente plasmato decine di giocatori di livello.
Quando hai capito che era più di un gioco, anzi, che questa sarebbe diventata la tua professione?
Intorno ai 17/18 anni; è in quel periodo che ho iniziato a fare la trafila di tutte le nazionali giovanili pre-juniores, juniores e via discorrendo … fino a quel momento per me la pallavolo era stata più vicina ad un semplice gioco, un bellissimo sport e nulla più … invece in quel momento, quando si inizia da andare in ritiro per diversi mesi e quasi sempre d’estate, mentre magari i tuoi coetanei si godono le vacanze in maniera più canonica.. bè, lì ho capito che si faceva sul serio. Probabilmente per la pallavolo ho sacrificato qualche fetta di adolescenza, ma sono stati sacrifici che in questi anni mi hanno abbondantemente ripagato.
Nel 2003 un infortunio ti ha tenuto lontano di campi per quasi 2 stagioni. Cosa pensavi in quei frangenti? Credevi che saresti tornato a giocare a questi livelli?
Fu un periodo molto delicato in cui mi aiutò molto la mia razionalità. Cercai di fare altro, di non pensare a quello che rischiavo di perdere. L’attività agonistica avrebbe potuto mettere a repentaglio la mia salute … poi tutto si è risolto. Se pensavo di arrivare a questi livelli? In qualsiasi disciplina o settore uno cerca di dare il meglio di sé,nella speranza che il raccolto sia fruttuoso.
Sei uno dei pilastri di una delle squadre di club più titolate a livello nazionale e internazionale: negli ultimi anni avete fatto razzia di scudetti coppe e tornei; qual è il trionfo a cui sei più legato?
Partendo dal presupposto, magari scontato, che sono legatissimo da ognuno dei trofei alzati con il Trentino Volley in questi anni, anche perché dietro ogni cavalcata c’è una storia fatta di emozioni irripetibili … dovendo scegliere dico il primo scudetto conquistato il 7 maggio 2008: era il mio primo trionfo importante, il primo del club e per tutta la stagione siamo stati accompagni da un clima e un affiatamento quasi magico anche perché eravamo un outsider, una bella squadra, ma sicuramente non i favoriti per la vittoria finale. E invece, tassello dopo tassello, partita dopo partita, abbiamo realizzato un sogno. Non che il secondo scudetto come le Champions League non siano state altrettanto splendide, però gli avversari iniziavano a conoscersi, intorno a noi sono cominciate, come è giusto che sia, a crearsi delle aspettative.
Qual è l’avversario o il compagno che ti ha maggiormente impressionato nel corso della tua carriera?
Tra i miei compagni Matej Kazijski, a mio avviso uno dei più grandi schiacciatori che ci sono in circolazione, non ha eguali per doti fisiche e tecniche, aggiungo anche Juantorena, un giocatore per cui vale la pena andare nei palazzetti. Come avversario dico Gustavo, centrale che ha militato nelle file del Treviso, il migliore in questo ruolo.
Tastiamo il polso alla pallavolo italiana: grazie anche al Dream Team che intorno alla metà degli anni 90 fece incetta di trofei il seguito di appassionati è in crescita … come mai però calcio e motori continuano ad essere ancora gli unici sport nazionali seguiti dal grande pubblico?
E’ un discorso sicuramente complesso, a mio avviso proprio nel periodo della ‘generazioni di fenomeni’ guidati da Velasco, quella dei vari Andrea Zorzi, Luca Cantagalli, Andrea Lucchetta, Paolo Tofoli, Lorenzo Bernardi, Andrea Gardini, Pasquale Gravina, Andrea Giani, Samuele Papi ecc, per intenderci, andava spinta molto di più a livello mediatico. Stiamo parlando di una generazione che ha scritto pagine di storia internazionale di questo sport eppure ancora il gap con altri sport più nazional popolari è grande, ed un peccato perché la pallavolo è uno sport oltre che bellissimo, a cui l’Italia sta legando sempre più la sua tradizione.
Nel 2008 hai fatto parte della spedizione olimpica di Pechino; quale sensazione ti è rimasta di quell’esperienza?
Un clima surreale e bellissimo. Si è in mezzo al Gotha dello sport mondiale, e già solo questo può bastare a riempirti di orgoglio. Oltretutto, può sembrare banale, ma quando si veste la maglia della nazionale tutto assume una valenza esponenzialmente più importante. L’unico neo di quella olimpiade rimane l’essersi fermati da un soffio della medaglia. Speriamo di migliorare a Londra 2012…
La storia della nazionale Italiana di pallavolo è piena di successi; a livello olimpico, dopo il bronzo di Los Angeles degli argenti di Atlanta 1996 e di Atene 2004, i tempi sono finalmente maturi per il gradino più alto?
Non ci poniamo limiti. Una competizione come questa è speciale e complicata e sono tante le variabili che possono influire nel risultato finale. Cercheremo di dare il tutto per tutto consci di non essere favoriti ma di essere comunque una temibile outsider e faremo di tutto per arrivare fino in fondo.
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