Senigallia: Mangialardi, “la decisione sull’acqua pubblica è fondamentale”
Il sindaco commenta la sentenza della Corte costituzionale
La recente sentenza della Corte Costituzionale, con la quale L’Alta Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art.4 della Finanziaria bis 2011 che disponeva la possibilità per gli enti locali di liberalizzare i servizi pubblici, rappresenta un provvedimento di grande importanza.
E’ una pronuncia che riafferma un principio fondamentale in un ordinamento democratico: quello secondo il quale nessuna maggioranza parlamentare può legiferare infischiandosene dell’esito di un referendum popolare.
E così, grazie a questa sentenza, le ragioni di quei 26 milioni di donne ed uomini che nel giugno 2011 si sono espressi affermando il valore dell’acqua come bene comune e come diritto universale sottratto alle logiche mercantili hanno trovato un loro coronamento, sventando il tentativo elusivo posto in essere dall’allora governo Berlusconi.
E’ una grande vittoria questa per il popolo del referendum e per quelle Istituzioni come la nostra (Comune capofila della provincia di Ancona contro la privatizzazione dell’acqua) che si sono sempre battute per il riconoscimento dell’acqua come bene comune. Una vittoria importante ma non sufficiente.
Oggi infatti chiediamo al Parlamento di uniformarsi anche all’altro contenuto dell’esito referendario che, ricordiamo, ha abrogato la norma secondo la quale la misura della tariffa deve essere determinata tenendo conto dell’esigenza di remunerare il capitale investito. Alla luce del risultato referendario questo non deve più accadere, ma non risulta che vi sia stato finora alcun intervento per diminuire le tariffe vigenti.
E’ necessario che ciò accada se vogliamo davvero essere fedeli alla volontà democraticamente espressa da milioni di italiani.
Sarebbe anche opportuno che la Corte Costituzionale, che qualcuno chiama anche "la suprema cupola della mafiosità partitocratica", spiegasse come mai nel 1978 decise di togliere la possibilità al "popolo sovrano", di dire la sua sui "trattati internazionali" attraverso un referendum (vedi quello sul concordato clerico-fascista). Perchè alla fine non si riesce proprio a vedere la differenza, se a decidere è 1 (Mussolini), o 950 pralamentari che non rispettano la volontà dei cittadini. Democrazia è un parolone in Italia, da questo punto di vista. I cittadini hanno anche manifestato una seria e precisa volontà di cambiare la legge elettorale attuale. Chissà perchè nessuno dei seduti alle camere e pagati dal cittadino contribuente "Pantalone", si stia impegnando in modo concreto per cambiarla...Mah!
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