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Tutti gli americani dietro a Beppe Grillo e al Movimento Cinque Stelle

La teoria del complotto colpisce ancora. E Claudio Messora ci spiega il perché. VIDEO

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Beppe Grillo, Marco Travaglio, Barak Obama

Quando qualcosa non si comprende, si va a braccio libero. Se ci sono documenti ufficiali, elementi logico-razionali che combaciano in una maniera plausibile, allora si costruisce una critica obiettiva che non deve necessariamente cogliere nel segno, ma perlomeno è fondata. Quando tali elementi mancano, allora si mette insieme qualsiasi cosa in qualsiasi modo, non importa se i colori stonino l’uno con l’altro.

Si lascia intendere che vi siano chissà quali segreti retroscena, senza tuttavia spiegarli, e si fanno articoli composti da sole domande (giusto perché le risposte non ci sono). La gente, che alla lettura dei documenti e all’esercizio della critica ragionata, notoriamente, preferisce fermarsi a commentare i soli titoli dei post sui facebook (o peggio ancora quelli delle sole foto) avrà la sua cospirazione, e in questa decostruzione di qualsiasi ragionevolezza o plausibilità, in questa aleatoria, velleitaria e pretestuosa costruzione ventrale, avranno buon gioco tutti i Pigi Battista del mondo, cioè coloro che prendono argomentazioni sensate, ragionevoli ma sgradite e le derubricano a teoremi risibili inquadrati nella più vasta teoria del complotto.

Dopo la vittoria di Pizzarotti a Parma si è scatenata un’ordalia di siti e sitarelli di non meglio specificata natura che hanno riesumato qualche vecchia tesi cospirazionista, l’hanno mescolata con alcune critiche ragionevoli minori, giusto per rendere il mix più irresistibile per le menti facilmente suggestionabili, l’hanno condita di inquietanti punti interrogativi, che tanto sono gratis, e ci hanno tappezzato il web. La tempestività con la quale questa nutritissima schiera di complottisti dell’ultima ora (in questo caso il termine è più che pertinente) si è palesata già la dice lunga, per chi ha l’occhio clinico, ma dovrebbe costituire un elemento di riflessione anche chi non distingue una critica sensata da una manifestazione paranoide.

Da una questione puntuale, sollevata con ragionevolezza (es: Monti è storicamente un’altissima carica della Trilaterale ==> la Trilaterale rilascia pubblicazioni palesemente antidemocratiche ==> può dunque Monti essere messo alla guida di un paese democratico o è in conflitto di interessi?), ci si può sempre difendere, perchè si discutono fatti concreti. Se io ti dico dove e quando hai fatto una cosa di cui ti accuso, tu puoi sempre dimostrare che lì, in quel momento non c’eri. Dalle costruzioni prive di qualsisi logica, viceversa, non solo difendersi è impossibile, ma cercando di farlo si rischia paradossalmente di avvalorarne le tesi.

A questo secondo tipo, per esempio, appartengono tutte le teorie della cospirazione che vedono Gianroberto Casaleggio al soldo di JP Morgan. Si basano su partnership e rapporti di affari, ovvero meri collegamenti privi di un coefficiente relazionale in grado di “pesare” una qualunque dipendenza, del tipo “l’amico del cugino della sorella”. Nel 2004 la Casaleggio Associati stringe un accordo di patnership con Enimics. Pochi si soffermano sul fatto che la Casaleggio è una società che fa strategie di rete in ambito business e che i suoi clienti sono dunque le aziende. Infatti, il comunicato stampa originale, risalente al 2004, è questo:

“Casaleggio Associati ed Enamics hanno siglato un accordo di partnership e per indirizzare la consulenza strategica per il Btm (Business Technology Management) utilizzando strumenti software di disegno, gestione e monitoraggio delle attività ad esso legate. Obiettivo del Btm è quello di consentire al top management di organizzare e gestire la funzione It in modo dinamico, mantenendone costantemente il controllo e allineandola sempre all’evoluzione del business. Si tratta di una metodologia che integra Business e It Governance e consente al Cio di prendere decisioni in tempo reale sui processi e di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di business definiti insieme al top management.”

Un normalissimo accordo commerciale tra due aziende che vogliono offrire servizi gestionali in ambito IT ai loro clienti. Ma attenzione: siccome pare che tra i clienti di questa Enamics (non si sa a che titolo e non si sa quanto occasionalmente) ci sia JP Morgan, allora questo per i collezionisti di punti interrogativi starebbe a significare che Gianroberto Casaleggio, e dunque Grillo, sono inequivocabilmente al soldo di JP Morgan. Voi capite che se lo stile è questo, anche voi siete stati scoperti: siete fantocci nelle mani di JP Morgan. Perchè? Ora ve lo dimostro.

Io ho avuto rapporti commerciali con la Casaleggio Associati, intorno al 2008 – 2009. All’epoca, siccome per l’appunto la Casaleggio nasce per vendere strategie di rete, i “cinque ragazzi” (nel caso specifico Luca Eleuteri) si occupavano della presenza in rete di Italia dei Valori (guarda un po’: una società che fa strategia di rete pescata ad elaborare strategie di rete per un cliente: complotto! – per una volta, fatemelo gridare..). Siccome per le regionali d’Abruzzo serviva qualcuno che ci sapesse fare e aiutasse il candidato Italia dei Valori alla presidenza della Regione a tirare su un blog decente, e siccome io ci sapevo fare, l’avevano chiesto a me. E visto che se ora guadagno una melanzana e due peperoni, allora ci rimettevo e basta, accettai. La modica cifra pattuita (così evitate di scatenare gli investigatori privati) era di circa 4500€ in partita iva, comprensivi di un mese e mezzo di permanenza, tutto a spese mie. Non credo di essere diventato ricco. Poi, l’anno successivo, ci furono le europee, e mi chiesero di realizzare 50 video da pubblicare sul canale YouTube di Italia dei Valori. Il tema e la trattazione furono lasciati alla mia sensibilità, né ricevetti mai pressioni di alcun tipo (non dalla Casaleggio e neppure da Tonino) sui contenuti. Il corrispettivo da fantascienza assommava a 150€ per video, comprensivi di spostamenti e di spese varie. Ricordo che noleggiai anche una macchina per girare in lungo e in largo la penisola all’inseguimento delle storie da raccontare. Ora, siccome sono notoriamente un servo e volevo fare carriera, a meno di metà mandato li mandai a quel paese. Motivo? Nel frattempo era arrivato il 6 aprile 2009, e io reputavo più importante seguire il terremoto e accamparmi a L’Aquila per dare voce agli sfollati che onorare il mio contratto. Avevo un blog, e il mio blog era la mia missione. Andò a finire che oltre a perdere (giustamente) oltre la metà dei compensi, ci rimisi anche i soldi del contratto di noleggio, perché reputandomi una persona corretta non credevo fosse il caso di presentare fattura per i rimborsi, essendomi defilato. Se volete proprio saperlo, altri erano i paladini-galoppini del web che invece stendevano tappetini rossi e rotoli di lingua al passaggio dei vertici Idv, e che infatti si sono successivamente fatti marchiare a fuoco, continuando tuttavia a spacciarsi per giornalisti liberi e indipendenti. Ma questa è un’altra storia.

Dunque, dicevamo, ho avuto rapporti commerciali con Casaleggio Associati. E voi, grazie alle vostre saltuarie donazioni – talvolta generose e talvolta no – mi avete addirittura sostenuto in tutti questi anni di onorato servizio, di battaglie, di riconoscimenti e di querele. Con molti di voi ho intrattenuto rapporti, alcuni semplicemente epistolari, altri pratici e organizzativi. Dunque siete inequivocabilmente in affari con me, che lo sono stato con Casaleggio Associati, che lo è con Enamics, che lo è con JP Morgan. Secondo l’algebra relazionale di questi assassini della logica, per ciascuno di voi – nel caso diventaste famosi – si potrebbe scrivere un articolo pieno zeppo di punti interrogativi che riallaccia nodi oscuri dipanando un filo denso di insinuazioni che dall’indirizzo di casa vostra porta direttamente ai Rockefeller.

Per la cronaca, ero proprio alla Casaleggio Associati (probabilmente per firmare qualcosa o portare qualche documento) quando, anni or sono, mi trovo davanti i famigerati cinque ragazzi quasi al gran completo, tutti riuniti intorno a una scrivania, in conference call con i Rotschild (perdonatemi l’ironia, ma scrivo da parecchio e sono stanco). Così ho pensato di informarli sul fatto che in rete circolava un trittico di video intitolato a loro (“I 5 ragazzi” o qualcosa di simile). Apriamo Youtube e lanciamo il primo video, costellato di grafiche da documentario Nat Geo, sonorizzato con un audio sinistro e ricco di grafiche e linee che intrecciano inequivocabili collegamenti (anche se sto giochetto l’hanno cominciato loro: ricordate la rete delle partecipazioni societarie pubblicata da Grillo?). Vi giuro che non ho mai visto espressioni così stupite e risate così fragorose dai tempi in cui, suonando nei locali, ne vedevo di tutti i colori tra i clienti ubriachi che si facevano i viaggi più allucinanti. Non ho avuto l’impressione di trovarmi davanti a un covo di cospirazionisti, nuovi carbonari o pericolosi eversori che sono stati definitivamente sgamati. Erano solo cinque ragazzi che se la ridevano, tipo quelli che allo stadio si riconoscono sui maxi-schermi e iniziano a darsi delle grandi pacche sulle spalle.

Devo ancora capire, poi, dove si vuole arrivare riempiendo pagine e pagine con il curriculum di Gianroberto Casaleggio, dimostrando che ha lavorato in Telecom, che poi ha fondato WebEgg, che poi ha fondato la Casaleggio Associati ma (garda che strano) parcheggiando i server di Grillo presso le strutture/servizi che conosce bene, avendoci lavorato e mantenendo presumibilmente relazioni di qualche tipo (come tutti quelli che hanno ex colleghi ben sanno). Alla fine di ogni tortuosa ricostruzione (costellata non a caso dei famigerati punti di domanda ma senza una reale accusa) resto sempre un po’ così, con quel senso di “embeh?” al quale non so dare risposta.

Pià facile, invece, rispondere a chi si stupisce che dietro Grillo ci sia Casaleggio. Primo, perché non è mai stato un segreto. Secondo perché dove c’è una qualunque idea, c’è per forza anche qualcuno che l’ha pensata. Mi riesce difficile pensare che Grillo, che rompeva i computer, abbia partorito tutto solo la teoria della politica fatta attraverso i MeetUp e via discorrendo. E’ evidente piuttosto il contrario: Gianroberto Casaleggio è un guru visionario molto affascinato dalle dinamiche politico sociali americane, dalla tecnologia, dall’evoluzione di nuovi modelli e paradigmi basati su una pervasività della rete sempre maggiore. Sarebbe dunque un complotto che abbia influenzato Grillo, il quale a sua volta certamente ne ha condiviso lo spirito e, attraverso la sua irresistibile verve, si è fatto promotore delle idee del primo? Sarebbe un complotto il fatto che il blog sia curato e gestito dalla Casaleggio Associati, cioè una società che fa comunicazione? Avete mai visto una società di comunicazione che accetta di curarvi la “comunicazione”, appunto, e poi vi fa dire o scrivere quello che vi pare, quando volete e come volete? Sarebbe come dire che pagate un architetto per progettarvi la casa e poi pretendete di tirare su i muri storti a seconda di come vi svegliate. Tenere un blog come quello di Grillo è un’attività mostruosamente faticosa. Ne so qualcosa io, credetemi, che gestisco questo, costantemente aggiornato con video, interviste, articoli, grafiche che richiedono atrezzature, spostamenti e tutto il resto. Personalmente, facendolo da solo, mi sono rovinato la salute e ancora adesso sono in fase di rapida decomposizione, ma quelli che possono permetterselo si pagano una squadra e lavorano meglio e in maniera meno disumana (cioè non 48 ore al giorno). E Grillo, francamente, credo che possa permetterselo, dunque è normale che non ci sia lui personalmente dietro ad ogni parola, ogni foto, ogni video, ogni tag pubblicato quotidianamente sul suo blog. Sembra quasi un’idiozia rammentarlo.

Poi c’è Gaia, o come si chiama quel video che tanto inquieta gli spacciatori di punti interrogativi. Nella prima metà, Gaia descrive il mondo com’è: fa un excursus sull’influenza che alcuni protagonisti della storia hanno avuto, cercando di interpretare le loro strategie vincenti. Poi denuncia i vari club mondiali che governano il mondo, dal bilderberg alla massoneria (ma come? Un massone che denuncia la massoneria? Sarà una strategia anche quella…). Poi si spinge a ipotizzare cosa potrebbe succedere in un futuro neanche poi troppo lontano, infilandoci una terza guerra mondiale nel 2020 (e per come stanno andando le cose, non mi sembra una profezia così impossibile da avverare) finchè, dopo un ventennio di morte e distruzione (ma del resto è una guerra, non una scampagnata), finalmente arriva il nuovo mondo in versione Casaleggio. E guarda un po’ – non l’avrei mai detto – è un mondo dove la politica si fa in rete, dove i partiti scompaiono (questa dove l’ho già sentita?), dove i cittadini si riuniscono spontaneamente per risovere attraverso l’intelligenza collettiva i problemi comuni (anche questa mi suona vagamente familiare). Il video finisce così:

” In Gaia partiti, politica, ideologie, religioni scompaiono. L’uomo è l’unico fautore del proprio destino. Il sapere collettivo è la nuova politica ”

Dunque.. uhm… fatemi pensare… mi sembra… Ci sono! Ha copiato dal blog di Grillo! No, perché non c’è niente che Casaleggio non dica da sette anni insieme a Grillo, al punto da farlo ormai venire quasi a noia: la politica si fa in rete, non servono eletti in Parlamento a farsi gli affari loro, la rete e la conoscenza condivisa possono risolvere tutto (del resto, non è quello che il Movimento Cinque Stelle sta cercando di fare a Parma?). Eppure, un ipotetico scenario futuro su una possibile evoluzione collettiva, in un senso e in una direzione già dichiarate in decine, centinaia di post, di interviste e di spettacoli, con un taglio multimediale pensato per affascinare (voglio anche vedere chi fa un video pensato per annoiare il più possibile), che esprime una o più visioni come se ne potrebbero esprimere in un buon libro di fantascienza, diventa la prova evidente che dietro a Grillo c’è un disegno elitario volto a trasformare il mondo in un macabro rituale di desertificazione delle coscienze e di controllo digitale sulla società.

Sono stanco. Francamente e desolatamente stanco. Quante dobbiamo analizzarne ancora, di queste ineluttabili prove che dovrebbero demolire l’idea positiva alla base del Movimento Cinque Stelle, ovvero la partecipazione dei cittadini alla vita politica che tanto sta avendo successo? Vorrei riposarmi, è domenica.

Vediamo ancora questa: dietro a Grillo ci sarebbe l’america. Come ai tempi di mani pulite. Lo scopo? Immagino (nessuno me l’ha ancora spiegato) destabilizzare il paese per permettere ai nuovi controllori di impadronirsi delle istituzioni. Dunque, vent’anni fa usarono Di Pietro per mettere Berlusconi al potere. Il quale Berlusconi al potere tuttavia è talmente inviso agli Stati Uniti d’America che ora, direttamente dagli uffici della Trilaterale (che se non è espressione delle lobby americane quella…), Obama, la Cia e soci hanno messo Monti. E ora piazzano Grillo per rimuovere Monti, che pure è espressione loro e hanno fatto tanta fatica per mettercelo solo qualche mese fa. E con cosa rimpiazzerebbero, finalmente, i vecchi partiti? Non con Grillo, perché Grillo non esiste, non si candida. Con uno stuolo di centinaia di deputati che arrivano dalla società civile, inesperti, ingenui dunque ancora pieni di sani principi, dunque totalmente incontrollabili come mine vaganti. E quali garanzie avrebbero, questi americani, che una volta che tutti i Pizzarotti del mondo non fossero arrivati in Parlamento (tra l’altro dopo anni che combattono contro le basi americane, le testate nucleari Usa etc), questi non si mettano a fare politica sul serio, per nulla filo-americana? Dove c’è un vertice (come in un partito) c’è un controllo effettivo e reale. Ma dove non c’è, chi controlli? Sostitusci un tuo dipendente con uno che non dipende e che non ha neppure un interlocutore unico? No, perché se il Movimento Cinque Stelle avesse davvero oltre al 20% delle preferenze, ci sarebbero centinaia di candidati da trovare, tra la gente, e con la filosofia di Casaleggio sarebbe tutta gente sciolta, ingovernabile, in perfetto stile democrazia distribuita. Puoi controllare Grillo, ma non puoi controllare gli eletti del Movimento Cinque Stelle. Dunque, cui prodest? Cioè: una volta che hai convinto i cittadini che ognuno vale uno e che devono farsi le loro liste civiche e riprendersi la vita pubblica, come fai a piombare in un MeetUp e dire (come fece Berlusconi nella sede del Giornale ai tempi di Montanelli – e c’era anche Travaglio): “d’ora in poi qui si fa la politica della mia politica”? Chiunque ha una vaga idea di cosa sia la rete e di quanti blog ci siano, ha l’immediata consapevolezza di quale stupidaggine sia un’ipotesi simile.

Tralascio per buon gusto la saga che vede Enrico Sassoon (un socio di Casaleggio Associati) come diretto discendente della dinastia che ha scatenato le Guerre dell’Oppio, che nell’ottocento videro contrapposti l’Impero Cinese e il Regno Unito. Francamente non credo ci sia da commentare. Spendo invece due parole sul fatto che Sassoon sia membro dell’Aspen Institute. Essere membri non significa innanzitutto frequentare assiduamente nè contare necessariamente qualcosa (per quanti hanno già il ditino alzato, vi ricordo ancora che Monti, oltre che membro della Commissione direttiva del Bilderberg, al momento della sua investitura a Palazzo Chigi era una delle tre più alte cariche della Trilaterale, preposto a realizzare con devozione la sua mission, ovvero gli Stati Uniti d’Europa: è un po’ diverso). Sassoon è un uomo sicuramente altolocato, ed è prassi comune avere la possibilità di intervenire nei forum economici dove questi signori discutono delle loro visioni. Ricordo che Sassoon, a quanto mi risulta, non è un politico e non è stato eletto da nessuno, dunque può essere membro anche della bocciofila all’angolo senza che questo rappresenti un conflitto di interessi. Avere la qualifica di semplice membro non implica avere per forza obiettivi loschi a che spartire con gli altri membri o con le alte cariche di un’organizzazione. In più, se il blog di Grillo non si fosse mai speso contro i vari club elitari dove i politici decidono strategie al di fuori delle sedi competenti (i Parlamenti), allora il sospetto potrebbe anche venire, ma mi risulta che non solo ci siano decine di post contro i vari Bilderberg, ma anche nel video Gaia, di cui più sopra, si denunciano espressamente tali club, dunque non resta che dedurne che seppure uno dei soci di un’azienda abbia la qualifica di membro del comitato Aspen (che non è il Bilderberg: le sue pubblicazioni e le sue riunioni sono in chiaro) e questo non sia in linea con lo spirito che anima il blog di Grillo, tale attitudine non sia determinante nella visione che guida blog e movimento, che parte da presupposti inversi e che afferisce a Gianroberto Casaleggio, non a Sassoon. E non è scritto da nessuna parte che chi siede in un consiglio di amministrazione debba condividere per filo e per segno tutte le idee degli altri soci in ogni materia o disciplina. Peraltro, la presenza di Sassoon nella cosiddetta alta società può anche rappresentare un vantaggio dal punto di vista dell’intelligence, perché può farsi latore di informazioni interessanti cui viceversa non si avrebbe accesso. Nessuno è così ingenuo da pensare che, per esempio, Grillo sapesse di Parmalat anni prima perché gliel’aveva detto l’uccellino di Del Piero, giusto? A certi livelli la gente si conosce. E chiacchiera. L’accento non va posto sulla rete di conoscenze, ma sull’uso che se ne fa. E Grillo credo ne abbia fatto un’uso utile al popolo, non alle élite.

Sicuramente avrò trascurato più che qualcosa. Chiedo scusa ma a parlare troppo di fesserie si finisce per passare per fessi, e non è esattamente lo scopo per cui è nato questo blog né rappresenta lo spessore delle argomentazioni che devo ai miei lettori.

Ci sono, come dicevo all’inizio, degli elementi ragionevoli sui quali discutere, che tuttavia si perdono in questo mare di stupidaggini. Ed è questo il motivo principale per cui queste “teorie della cospirazione” che vedono al centro la Casaleggio Associati fanno solo del male a chi invece vorrebbe elaborare una critica politica sensata, basata su considerazioni logiche, discusse in maniera costruttiva.

L’assenza totale di un qualsiasi referente o coordinamento che non sia “casa di Giuseppe Grillo” (come dice Travaglio nell’intervista a Maria Latella), per esempio, apre paradossalmente ad una possibile strumentalizzazione, perché se troppo controllo è manifestazione di potere, troppo poco controllo dà viceversa il potere ai malintenzionati di infiltrare, manovrare e manipolare per loro fini personali. Tanto, visto che non c’è una struttura di gestione, tutto sommato su scala nazionale è semplice finire per non essere controllabili. Questa è una cosa ragionevole di cui parlare.

Grillo, poi, fino ad adesso è stato garanzia di conformità alla visione originaria sottesa al Movimento Cinque Stelle, ma ora che si inizia a ragionare su percentuali bulgare ed è in gioco la democrazia (o quel che ne resta) di un intero paese, è bene che il Movimento inizi a camminare sulle sue gambe, stabilendo procedure decisionali chiare e il più trasparenti possibili. Questa è un’altra cosa ragionevole di cui parlare.

Pizzarotti, per come la vedo io, dovrebbe immediatamente aprire il Comune di Parma ai cittadini, rendendolo un palazzo di vetro che si può tenere sotto osservazione via web in h24, anche e soprattutto adesso che ci sono le consultazioni per la formazione della giunta. Visto che dietro al Movimento Cinque Stelle c’è una visione forte e precisa (e il video Gaia lo dimostra), allora bisogna avere il coraggio di portare questa visione all’estremo e rendere palese ogni aspetto della vita istituzionale, in modo da contrapporla chiaramente a quella di chi fa accordi su yacht privati che investono i soldi pubblici. Questa, più che essere una cosa ragionevole di cui parlare, è una linea di programma che dovrebbe essere già operativa adesso. Io, per esempio, ho cercato di mettermi in contatto con Pizzarotti senza riuscirvi. E proprio perché Parma è un test delicatissimo, una vetrina ereditata anche da chi ha preferito cederla, consapevole dello stato disastroso delle sue casse, per usarla come lapide da calare su un movimento che sta acquisendo così tanto consenso, è necessario ovviare fin da subito alle conseguenze nefaste che derivano dalla gestione di un’amministrazione disastrosa mediante una comunicazione costante e capillare, in maniera che tutti possano rendersi conto della situazione ereditata, delle difficoltà incontrate e delle soluzioni messe in opera per rientrare dall’emergenza.

Insomma: la critica politica a Grillo non solo è necessaria, ma è sacrosanta. Arrivando tuttavia da una stagione lunga un secolo di reati gravissimi perpetrati da una classe politica di nemici dello Stato, per evitare di fare due pesi e due misure bisogna sempre raffrontare ciò che abbiamo avuto con ciò che potremmo avere: è profondamente scorretto mettere sullo stesso piano le ruberie di Lusi e i dissidi interni di un movimento, all’ordine del giorno in qualsiasi aggregazione di esseri umani che cooperano per il raggiuntimenti di un fine. Men che meno si può pensare di contrapporre teorie assolutamente prive di qualsiasi anello di congiunzione con la realtà al successo di un nuovo stile di impegno politico che, se non è perfetto, è tuttavia lontano anni luce da quelle che invece sono vere e proprie malattie degenerative di un tessuto di potere ormai necrotico, altamente infettivo e destinato ad una irreversibile cancrena.

Se il Movimento Cinque Stelle fallirà, non sarà per colpa della JP Morgan, ma nostra, che non abbiamo saputo occuparci di muovere critiche serie, in grado di interpretare e migliorare il nostro futuro.

Allegati

Guarda il VIDEO “C’è l’America dietro a Grillo?”

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