Salvataggio in spiaggia, appello Confcommercio: priorità alle vite umane
Pasquini: "Confartigianato cerca proprio tornaconto, snaturate le garanzie di sicurezza"
“Siamo d’accordo con l’Amministrazione comunale sull’obiettivo di trovare un punto d’incontro per la gestione unitaria del servizio di salvataggio in spiaggia, ma sembra incredibile che alcuni concetti fondamentali per un progetto di salvaguardia della vita non siano compresi da Confartigianato“.
E’ questa la posizione di Cons.Adria., il consorzio di Confcommercio per la gestione del servizio di salvataggio in spiaggia, in merito alla “scissione” di Confartigianato.
Quest’ultima è infatti stata accusata di puntare, per un suo tornaconto, ad inficiare anni di esperienza, condivisa ed apprezzata da migliaia di turisti, riguardo al servizio di salvamento che la Confcommercio ha fortemente voluto quale garanzia di qualità e di massima efficienza organizzativa.
Un tornaconto “solo per vedere crescere il proprio orticello e senza elevare la portata dei concetti alla base di un progetto che ha fatto di Senigallia un esempio di sicurezza e di salvaguardia delle vite umane” – afferma Cons.Adria..
“Il concetto – continua Pasquini – che Senigallia Spiagge (il consorzio voluto da Confartigianato) distorce a suo piacere è legato all’idea che assumere dipendenti per conto proprio non intacca la qualità del progetto: non è così. Basti pensare al coordinamento del servizio che diventerebbe una macchina con la filiera che si allunga piuttosto che accorciarsi e con essa i tempi. In tema di salvataggio a mare si sa che l’obiettivo è la salvaguardia delle persone nei tempi più brevi possibili“.
“La Confartigianato e Senigallia Spiagge – sempre secondo il segretario Confcommercio – dimenticano che alla base di tutto c’è già un progetto e che in esso sono state inserite valutazioni da parte di enti superiori, approvate dalla Capitaneria dopo aver partecipato alla costruzione dello stesso unitamente all’Amministrazione comunale. Si è così arrivati ad un servizio eccellente su circa 15 chilometri di spiaggia“.
Ma Pasquini si ferma anche a ‘fotografare’ la situazione che si potrebbe venire a creare dopo la scissione voluta da Confartigianato: “la gestione delle 42 torrette sarà comunque per quasi il doppio da parte di Cons.Adria. che avrà 27 torrette contro le 15 della Senigallia Spiagge. Su 128 concessioni di stabilimenti balneari inoltre ben 80 sono appartenenti a Confcommercio. Così si toglie forza ad una gestione unitaria che avrebbe permesso delle economie di scala, e queste non dovrebbero passare inosservate ad un imprenditore o a chi lo rappresenta“.
“Far assumere i dipendenti a due consorzi – ancora Cons.Adria. –, rischia di rovinare l’armonia con la quale la spiaggia può essere gestita sotto il profilo contrattuale e prima tra ogni cosa verrebbe a mancare la possibilità di intersecare l’alternanza degli inquadramenti dei ragazzi per lo svolgimento del servizio rendendo più onerosa la turnazione per il giorno di riposo. Non si deve dimenticare che da quest’anno, grazie all’operato di Confcommercio Imprese per l’Italia, è stata reintrodotta la possibilità di raddoppiare le postazioni durante la pausa pranzo, il che, in un’ottica di unicità, darebbe modo di concedere ai ragazzi la pausa per mangiare. Su questo punto, durante l’inverno, Confcommercio ha puntato ed ottenuto tanto, proprio perché conosce le dinamiche di svolgimento del servizio e capisce l’esigenza dei dipendenti oltre a quella degli operatori“.
Le difficoltà in questo caso riguardano il ‘turn over‘ degli addetti al salvamento, alla stregua dello scorso anno, per cui si vedevano passare 3/4 attori sulla torretta nel giro di un giorno, per rispettare la norma e mantenere una certa efficacia. Il tutto a discapito dei costi delle aziende.
“Non si capisce poi – conclude la nota stampa di ConsAdria – lo scopo delle richieste del Consorzio che fa capo a Confartigianato. Una volta valutato che operare divisi mette in forse il contributo comunale, la proposta di un doppio gestore rende molto meno coordinate le già difficili operazioni di salvataggio rendendo i costi del servizio più elevati del 30/40% e facendo perdere tutta l’economicità dell’operazione. Inoltre, e il tema è fondamentale, non considera che il servizio di salvataggio a mare è sì un obbligo per il concessionario demaniale, ma il suo valore non si misura in moneta, ma in vite umane“.
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