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Scorcelletti - Laboratorio Analisi

Mario Monti, le banche e quel senso di vendetta popolare…

Ripristinate velocemente le commissioni bancarie che qualche sbadato voleva eliminare - VIDEO

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Mario Monti a Piazza Pulita

Mario Monti, ieri sera (24 maggio, ndr) a Piazza Pulita, ha esortato a non assecondare quel “senso di vendetta popolare“, calcando di più il tallone sulle banche, perché le banche sono già in difficoltà per i fatti loro. Un tema, quello della rivoluzione violenta, che nel professore esercita un certo fascino, visto che lo evoca con una certa regolarità, come quando disse che la domanda di sangue della politica, nel popolo, è illimitata (guarda il video). E del resto ha detto che è stato fatto già molto per incidere sui privilegi dei bankers. Se fossi stato in Corrado Formigli, gli avrei ricordato la storia delle commisioni bancarie, un chiaro esempio di come il Governo Monti abbia mostrato il pugno di ferro con l’ABI e le sue associate.

Il 6 dicembre 2011 il Governo Monti fa uscire il decreto legge cosiddetto “Salva Italia“, contenente “disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici“. C’è tempo, per convertirlo, fino al 6 febbraio, ma già Il 22 dicembre 2011 arriva la legge “Conversione in legge del decreto legge 6 dicembre 2011 n.201“. Si introduce però un articolo 6-bis, che a sua volta ne introduce un altro, il 117-bis , che modifica le norme che regolano i contratti tra banca e cliente nel “Testo unico in materia bancaria e creditizia” (cioè il decreto legislativo 1 sett 1993 n.385). Quest’aggiunta, cioè il 117-bis, contiene 4 commi e dice che i contratti bancari possono prevedere commissioni di sconfinamento, e al comma 4 dice che il CICR (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio) adotta disposizioni applicative del presente articolo entro il 31 maggio 2012. Dice, cioè, che a stabilire quali e quante saranno queste commissioni ci penserà, in sostanza, il Ministero dell’Economia, del quale il CICR è parte.

Il 24 gennaio 2012 il Governo Monti emana il decreto legge 24 gennaio 2012, n.1, quello sulle liberalizzazioni, recante “disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività“. Siccome bisogna convertirlo in legge, Monti e Passera presentano il relativo disegno di legge, il Ddl 3110, dove al Capo VI, “Servizi Bancari e Assicurativi“, pensano bene di introdurre un articolo 27 che sospende una norma (l’Art.34, Comma 7, Legge 138/2011) che rendeva gratuite le transazioni con carte di pagamento presso le pompe di benzina sotto ai 100€. insomma: si vede proprio che questo non è il governo delle banche. Ma intanto che ci sono (siccome devono risolvere un problema interpretativo connesso all’entrata in vigore del famoso 117-bis del “Salva Italia”), sempre all’Art.27 decidono di abrogare la vigente normativa sulla commissione di massimo scoperto. E qui casca l’asino.

L’asino lo fanno cascare quei buontemponi del Senato, che Il primo marzo approvano un maxiemendamento interamente sostitutivo del testo originario sulle liberalizzazioni. Sì, perché all’articolo 27 della legge di conversione del “Salva Italia” (che si occupa di tutt’altro: dismissioni immobili) aggiungono un articolo 27-bis dal titolo: “Nullità di clausole nei contratti bancari“. L’emendamento dice: “Sono nulle tutte le clausole comunque denominate che prevedono commissioni a favore delle banche… anche nel caso di sconfinamenti in assenza di affidamento, ovvero oltre il limite di fido“. Tutto bene, se non che gli estensori dell’emendamento dimenticano di aggiungere (se ne dimenticano proprio, nel senso letterale del termine) che sono nulle tutte le commissioni, sì, ma “tranne quelle previste dalla delibera che il CICR adotterà entro il 31 maggio“. Il che, detto tra noi, nella loro testa avrebbe dovuto rappresentare null’altro che una mera formula di rito per dire: ci penserà il Comitato Interministeriale entro il 31 maggio, a stabilire che le commissioni bancarie resteranno saldamente al loro posto. Per convincersene, basta guardare alla composizione del CICR, che è presieduto da Mario Monti e conta altri quattro ministri, dei quali due coincidono con Passera e un altro, Enzo Moavero Milanesi, discende nientemeno che dal fondatore della Bocconi. Qualcuno crede davvero che un simile dream-team avrebbe mai preso una decisione così ostile al settore bancario come togliere una fonte di guadagno tanto facile e corposa?

Apriti o cielo! Federico Ghizzoni, amministratore delegato Unicredit, parla di “incidente che non si deve più ripetere“. Giuseppe Mussari, presidente ABI, si dimette (per finta), e poi fa il tour di tutte le forze parlamentari per fare pressioni affinché l’emendamento, già approvato, venga subito stralciato, altrimenti dal giorno dopo in cui fosse entrato in vigore i clienti avrebbero fatto causa alle banche, le quali avrebbero dovuto sopportare, a detta loro, 10 miliardi di minori profitti. Nessuno ricorda che, secondo dati dell’Unione Europea, siamo noi a dover sopportare i costi maggiori per la tenuta di un conto corrente bancario in Europa: circa 253,14€ all’anno contro una media UE 27 di 111,62€ e contro i 154€ della Francia, gli 89€ della Germania e i 45€ dell’Olanda. Come faranno a sopravvivere le banche in questi scellerati paesi? Mistero.

Mario Monti, dal canto suo, non si lascia sfuggire l’occasione inaspettata per dire, gonfiando il petto, che quell’emendamento è la prova definitiva che lui non appartiene ai poteri forti. Peccato che l’emendamento stesso sia stato proposto dal Pd, e non dal Governo. E soprattutto, peccato che già tutti si stiano impegnando alacremente per stralciarlo quanto prima possibile, in ossequio alle disposizioni di Mussari. Ma il tempo è poco, perché la conversione in legge deve avvenire entro il 22 marzo, altrimenti tutto il decreto decade: non c’è il tempo di fare un altro giro di modifiche. E non si può neppure stralciare così, lo scellerato emendamento: serve un’altra legge, o perlomeno un decreto legge ad hoc, perché Napolitano (in conseguenza del selvaggio far west dei tempi di Berlusconi) a suo tempo fu chiaro: non si può infilare in un decreto legge un articolo a caso che con quel decreto non c’entra nulla. E poi, francamente, chi dovrebbe intestarsi la proposta di modifica? La popolarità delle forze parlamentari è già bassa così: in tempi di austerity e di sacrifici per il popolo, nessuno ha voglia davvero di passare alla storia come quello che rimette le commissioni bancarie a vantaggio di quegli istituti di credito che prendono soldi all’1% da Francoforte e poi se li tengono senza distribuirli agli imprenditori che si suicidano.

Ma non c’è problema! Il Governo, che non è dei poteri forti, toglie a tutti le castagne dal fuoco e dice ai partiti: se mi fate un Ordine del Giorno dove mi invitate a risolvere la questione poi io, visto che è il Parlamento a chiedermelo (quindi il popolo sovrano), generosamente recepirò la vostra istanza di giustizia, che non può e non deve rimanere inascoltata, e ripristinerò immantinente le commissioni bancarie. Fa niente che gli esodati, i pensionati che devono pagare l’IMU e sono in ospizio, gli imprenditori con la corda al collo e gli italiani tutti, in generale, attendano a loro volta leggi che risolvano le loro questioni da mesi, se non da anni: Mussari non può mica aspettare, siamo seri! Tutto risolto, insomma, ma fate presto a presentarlo, questo benedetto Ordine del Giorno – dice Monti ai partiti -, perché il 24 marzo Napolitano promulgherà il famigerato Ddl sulle liberalizzazioni – quello che toglie le commissioni bancarie – e, per evitare conflitti con la legge del 6 dicembre – quello che le consente -, dobbiamo assolutamente presentare un nuovo Ddl “salva banche” nello stesso giorno, cioè il 24 marzo, così annulliamo gli effetti del primo. Tutto chiaro? Un vero guazzabuglio.

Detto fatto, il 22 di marzo, al fotofinish, il Parlamento presenta l'”’Ordine del giorno 9/5025/202. Fluvi, Saglia, Lulli, Cera, Bernardo, Polidori“, che impegna il Governo ad emanare in tempi rapidi un provvedimento che preveda “che la nullità delle clausole dei contratti bancari si applichi alle linee di credito non conformi a quanto previsto dalla delibera CICR”. In pratica, un testo dove si chiede che il famoso emendamento ammazza commissioni bancarie venga stralciato. Molti sono gli onorevoli che, a dire il vero, vorrebbero discuterlo, ma Maurizio Lupi, che presiede la seduta, liquida tutti e approva l’Odg in tre secondi netti di orologio. Tre! Guardare video per credere. Lo avrebbe capito anche un porcospino in letargo che era tutta un maneggio per salvare la faccia ai partiti e tranquillizzare Mussari. La De Micheli però, ospite de L’Ultima Parola il 23 marzo, cerca di tranquillizzarmi e mi ricorda che “un ordine del giorno non è legge: è un impegno per cui il Governo dovrà ritornare su quella materia. Non è che domani mattina quella norma viene cancellata“.

Infatti l’indomani mattina esatta, il 24 marzo 2012, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, “ritenuta la straordinaria necessita` ed urgenza di modificare talune disposizioni […] concernenti la nullità di clausole nei contratti bancari“, su proposta nientedimeno che del presidente del Consiglio Mario Monti – quello che si gonfiava il petto con l’emendamento che non era suo -, emana il Decreto-legge 24 marzo 2012, n. 29, il quale all’articolo 1 annulla gli effetti dell’emendamento della discordia, quello che avrebbe stralciato tout court le commissioni bancarie. E per non far sembrare che emanano un decreto legge ad Mussari, ci aggiungono anche la creazione di un Osservatorio sull’erogazione del credito da parte delle banche alle imprese. L’ennesimo carrozzone di presunti fannulloni dato che, a rigor di logica, un’osservatorio di osservatori che non hanno niente da osservare, visto che il credito non viene erogato, ha anche poco da fare. E per essere sicuri che nessuno si sbagli, ritenendo che un decreto legge non abbia vera forza di legge ma rappresenti solo un consiglio per gli acquisti, nello stesso giorno, cioè contestualmente, Monti presenta anche il disegno di legge di conversione del medesimo. Il quale, sempre per non sbagliarsi, contiene un solo articolo. Non sia mai che anche questa volta lo trascrivano male e si perdano qualche pezzo.

Quando, il 30 marzo, all’Ultima Parola, in risposta a quanto aveva detto la De Micheli – e cioè che un Ordine del Giorno mica lo recepiscono, se mai lo recepiscono, in quattro e quattr’otto – faccio notare che ci hanno messo meno di 36 ore per passare dall’ordine del giorno all’emanazione del decreto legge (mentre in media un ordine del giorno giace nei cassetti polverosi di Palazzo Chigi anche per sempre), Gian Luca Galletti, UDC (che verrà premiata alle amministrative con un notevole consenso) dice che io do informazioni false e che un decreto legge in ogni caso non è legge, fingendo di ignorare che il decreto legge è un decreto provvisorio avente forza di legge. Altrimenti perché dovrebbe chiamarsi decreto “legge”? Certo, deve essere convertito entro sessanta giorni ma nessuno, onesto intellettualmente, poteva avere anche solo il minimo dubbio che questo non sarebbe successo. Ma io sono solo un blogger: cosa vuoi che ne sappia?

E infatti, il 17 maggio 2012, una settimana fa, il disegno di legge n. 3221 che converte il decreto lampo di Napolitano, dopo essere stato approvato dal Senato viene approvato anche alla Camera, nientemeno che con voto di fiducia (a onor del vero, senza quello di Guido Crosetto). Et voilà: le commissioni bancarie sono servite.

Il senso di vendetta popolare nei confronti delle banche, cui accennava con apprensione Mario Monti ieri sera, può dunque placarsi: a riscattarlo ci ha già pensato lui. Noi dobbiamo preoccuparci solo di pagare, che per riscuotere ci son già loro, al circolo dell’ABI.

Guarda il VIDEOCOMMISSIONI BANCARIE – L’incidente che non doveva più ripetersi!

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