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Senigallia: il fascismo locale, “fenomeno complesso”

Interessante presentazione in biblioteca di un volume che ripercorre le vicende del ventennio marchigiano

Le Marche durante il regime fascista

Importante appuntamento con la storia quello svoltosi martedì 15 maggio alla Biblioteca comunale antonelliana, dove è stato presentato il volume, di recente pubblicazione, “Le Marche durante il regime fascista (1925-1943)”, curato da Sergio Bugiardini e promosso dall’Assemblea legislativa delle Marche, dall’Istituto regionale per la Storia del movimento di Liberazione delle Marche (IRSMLM) e dall’Associazione di Storia Contemporanea (ASC).


Si tratta del quarto tomo di un progetto – ideato e coordinato dal Prof. Marco Severini (Università di Macerata, Presidente dell’Associazione di Storia Contemporanea) – dedicato alla “Storia delle Marche nel XX secolo”: in precedenza erano stati pubblicati nell’ordine “Le Marche in età giolittiana (1900-1914)”, “Le Marche e la Grande Guerra (1915-1918)” e, da ultimo, “Le Marche nel primo dopoguerra (1919-1924)”.

Attraverso nove saggi di altrettanti autori per complessive 243 pagine, nel quarto tomo sono ricostruiti alcuni importanti aspetti politici, culturali, civili, economici del periodo fascista marchigiano, dalla sua affermazione fino al progressivo declino, con un’analisi attenta pure alle diverse peculiarità locali.

Nel corso della presentazione, gli interventi dei relatori hanno posto l’attenzione sulle tante sfaccettature del fascismo marchigiano e anconetano, che il libro ha tentato di analizzare “coprendo un vuoto storiografico con una prospettivacritica e non semplificatoria” (Massimo Papini, presidente IRSMLM).

Pochi eventi come il fascismo possono essere considerati una cartina di tornasole di un territorio complesso – ha ricordato il Prof. Marco Canali, Università di Camerino – il regime non nasce dal nulla e non svanisce nel nulla senza lasciare traccia. E, soprattutto, non si sviluppa ovunque in maniera uguale: spesso è difficile trovare uniformità e nessi che uniscano anche province limitrofe come quelle pesaresi e anconetane”; “al fascismo – ha concluso Canali – va riconosciuta la capacità di adattarsi alle varie realtà locali con grande duttilità, raccogliendo per questo consenso. Allo stesso tempo, anch’esso non è stato certo privo di beghe, rivalità e divisioni interne, che hanno contribuito ad indebolirlo”.

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