Proteste a Trieste per il suicidio di una donna in Commissariato
Una ucraina di 32 anni si era strangolata lo scorso aprile
Polemiche, presidi di protesta e un’inchiesta che si allarga di giorno in giorno ad Opicina (Trieste) dopo il suicidio di una donna ucraina di 32 anni, Alina Bonar Diachuk, avvenuto nei locali Uffici di Polizia lo scorso 16 aprile.
Nel pomeriggio di martedì 15 maggio circa 200 persone hanno partecipato al presidio di protesta contro la procedura usata dal Commissariato di Polizia di Opicina nel trattenere gli stranieri da espellere dall’Italia, tra i quali la donna.
La giovane ucraina si era strangolata con il cordino della felpa dopo essere stata scarcerata e mentre era in attesa di espulsione.
Il sospetto degli investigatori è che via siano stati dei “sequestri illegali e prolungati di cittadini migranti” all’interno del Commissariato e che la Diachuk ne sia stata vittima.
Il funzionario del Commissariato per le pratiche relative agli stranieri, Carlo Baffi, è attualmente indagato per sequestro di persona ed omicidio colposo, ma le indagini si stanno allargando ad altri funzionari e a casi analoghi.
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