Un senigalliese a Parigi – l’intervista di SenigalliaNotizie.it
Uno sguardo al paese con gli occhi di chi vive fuori dall’Italia
Quasi sempre in Italia la parola ‘immigrazione‘ viene associata a stranieri in cerca di fortuna nell’italico stivale ma, proprio come accadeva per i nostri nonni, sono sempre più i giovani che armati di intraprendenza e coraggio vanno alla ricerca di ‘qualcosa’ in altri lidi.
E’ il caso di Simone Piangerelli, classe 1979, nato a Senigallia ma residente a Pianello di Ostra…almeno fino a quattro anni fa. Si, perché Simone, da quattro anni, si è trasferito in terra Transalpina, prima Grenoble ed ora, da due anni a Parigi; è un affermato web –master e vive immerso nell’atmosfera di una della città più affascinanti del mondo.
Un doppio passaporto mentale che gli consente di avere la cognizione di chi conosce molto bene la sua nazione nativa ma la osserva da “fuori”. SenigalliaNotizie.it non si è lasciata sfuggire l’occasione di intervistarlo chiedendogli la sua opinione su François Hollande, sulle elezioni comunali, sull’immigrazione, sulla crisi economica e sul vecchio luogo comune che vuole gli italiani dei perenni mammomi…
Quella che è appena termnata è stata una settimana storica per i francesi: i giornali di mezzo mondo, saputo della vittoria di François Hollande hanno intitolato “La Francia ha votato per il cambiamento” ; erano quasi 17 anni che un esponente del partito socialista non sedeva all’Eliseo. Come viene vissuto dalla nazione questa inversione di tendenza? Quali sono le aspettative le speranze dei francesi?
In effetti questa scelta è insolita in quanto storicamente la Francia è piuttosto di destra. Però Sarkozy è stato indicato come il principale responsabile dei problemi del paese ed oltre a non aver rispettato gli obiettivi che si era preposto avrebbe anche usato metodi poco onesti nel suo esercizio di potere. Si dice già che una volta tolta l’immunità di cui gode per il suo incarico politico sarà giudicato ( e condannato ) per questi abusi di potere o per il suo ruolo poco chiaro nelle attività di alcune grandi aziende nazionali. Come dire, tutto il mondo è paese…Detto questo si è votato Hollande perché l’imperativo era metter fuori Sarko. Ovviamente l’estrema destra è troppo estrema appunto per essere presa sul serio dalla maggioranza del popolo. In pratica si dice “Hollande non sarà sicuro peggiore di Sarkozy, anzi… e comunque in 5 anni non porterà alla rovina il paese” . La sensazione è che con la politica del rigore voluta da l’Ump (partito di sarkozy storicamente di maggioranza) si riempiano le casse dello stato ma che poi i maggiori vantaggi vadano ai più ricchi. I cittadini sperano che con Hollande che ci sia piuttosto una ricerca della crescita ed una ripartizione delle ricchezze statali più equa.
Mentre in Francia si è votato il premier, in Italia pochi giorni fa è stato tempo di elezioni Comunali; il dato più sensibile che è emerso da queste elezioni amministrative è stato un calo drastico dell’affluenza degli elettori, segno di un disagio e di una perdita di fiducia nell’attuale classe politica: fenomeno solo nostro? Come viene percepita la politica dai francesi?
Anche in Francia per queste elezioni si temeva una forte astenzione. Cosi’ non è stato. Però c’è in generale maggiore fiducia nella figura politica in quanto gli incaricati percepiscono uno stipendio più basso che in Italia e poi non c’è quel detto che circola qui da noi “ non importa chi vada al potere, tanto sono tutti uguali, pensano solo ai soldi…“. Le mele marce ci sono ma non tutte lo sono. Insomma, mi sembra che ci sia maggior senso civico che nella media italiana.
I dati che vengono resi pubblici dalle associazioni di settore riguardo all’occupazione a livello locale sono da noi a dir poco sconfortanti; se si prende in considerazione la situazione a livello nazionale la situazione è peggiore: i suicidi da parte di piccoli imprenditori o persone che hanno perso il lavoro negli ultimi tempi sono un cartina tornasole degli attuali tempi…che aria tira al riguardo in Francia?
In Francia si dice che c’è Parigi e poi la provincia ( cioè tutto il resto del paese! ) Sicuramente nella capitale come magari la nostra Milano il lavoro non manca.. In provincia è più difficile. Ricordiamoci che in percentuale in Francia ci sono meno disoccupati ma in quantità di persone è superiore all’Italia La sensazione è che alcuni settori come internet non abbiano problemi ma altri come agricoltura e certi tipi di industria sono in forte crisi. Di sicuro l’energia nucleare crea non solo dibattiti ma anche effettivi vantaggi a tutti i livelli. In ogni caso tutto potrebbe cambiare presto perché molti sostengono che molte aziende hanno dei piani di licenziamento pronti da mesi e che hanno aspettato solamente che passassero le elezioni per metterli in atto.
Fino a ‘qualche’ anno fa l’Italia era vista lavorativamente parlando come una terra promessa: si finiva la scuola ed in un niente si veniva assunti; i giovani iniziano ad emigrare proprio come facevano i nostri nonni…hai avuto modo di confrontarti con altre realtà simili alla tua, italiani a Parigi e dintorni? E come vengono percepiti gli stranieri in cerca di lavoro?
lo straniero di per se non è un problema, solo che in questo momento sembra ce ne siano troppi. Ricordiamoci di Lampedusa che però riguarda un certo tipo di immigrazione che richiede sforzi economici per favorirne l’integrazione. Per le persone diciamo più qualificate o facenti parte della comunità europea non c’è problema. E poi gli italiani sono a mio giudizio più apprezzati di quanto noi potremmo apprezzare loro a casa nostra. Certo che però si tratta sempre di un derby !! Ultimo dettaglio, essendo i francesi molto nazionalisti, bisogna fare uno sforzo per adattarsi al loro modo di fare : non a caso un computer si chiama ordinateur e non nello stesso modo che nel resto del mondo. Insomma hanno le loro idee ed i loro modi di fare e ci tengono a far si che siano rispettati.
Se è vero che i giovani in Italia stanno (ri)iniziando ad emigrare è altrettanto vero che il luogo comune “Italiani mammoni” ha un fondo di realtà: se si escludono esperienze’protette’ come erasmus o affini, mediamente siamo tra le popolazioni meno cosmopolite del mondo…difficilmente parliamo un inglese fruibile…qual è il tuo punto di vista?
Personalmente penso che è un limite. Non c’è nessun altro paese dove si rimane a casa fino ai 30 anni. Io sono un mammone ma ritengo che alcune esperienze al di fuori della propria città debbano essere fatte. Si apprendono tante cose con le quali magari si potrà trovare una soluzione ai piccoli problemi di casa nostra. Due considerazioni fondamentali. Uno, siamo continuamente influenzati dall’Europa o dalla mondializzazione. Due, oggi il lavoro fisso per una vita non esiste quasi più. Credo che anche solo un’esperienza lontana può dare tanto e farci apprezzare di più casa nostra una volta ritornati.
Quali sono le cose che più ti hanno arricchito nella tua esperienza fuori dai confini nazionali? E qual è il consiglio che ti senti di dare a quei giovani che ‘vorrebbero ma non possono(vogliono)’ staccarsi dalla sottana della mamma?
Penso di aver capito che anche se magari da noi si sta meglio, ci sono altri modi di concepire le cose e che avvolte possono essere anche migliori. Possiamo per esempio ispirarcene per migliorare la nostra situazione e non limitarci a dire “tanto qui funziona così” Diciamo che l’esperienza europea è un po’ come quando dalle scuole primarie si passa alle scuole superiori cambiando di città : in genere non si vuol andare ma ne va del nostro futuro.
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