Registro unioni civili, per l’IdV Senigallia è priorità
Canti: "Sui diritti civili nel nostro Paese c’è una grande lacuna"
Lontani dal voler imporre i lavori delle Commissioni Consiliari e del Consiglio comunale, cosa che spetta alla Conferenza dei Capi Gruppo, noi dell’Idv Senigallia siamo allibiti di sentire che il “Registro delle Unioni Civili” non è una priorità.
Ricordando che sul tema dei diritti civili nel nostro Paese c’è una lacuna grande come un lago sotto gli occhi di tutti i Paesi democratici occidentali, tale da essere definita da costituzionalisti italiani come “lo spread dei diritti civili”.
Noi dell’Idv Senigallia pensiamo che anche una realtà locale può agire a tutela dell’uguaglianza delle cittadine e dei cittadini, come dettato dall’autonomia degli Enti locali riconosciuta dalla Costituzione. Inoltre, amministrare bene la dimensione locale significa competere sul piano globale. Soprattutto in questo periodo di recessione economica, il nostro sforzo dovrebbe essere quello di mantenere viva l’attenzione sul campo dei diritti, sulla loro indivisibilità, sul concetto stesso di cittadinanza come insieme di diritti sociali, politici e civili. Pena l’alimentazione del populismo e della demagogia.
Le cittadinanze come quelle dei legami affettivi, non possono essere ritenute meno importanti di altre, o un lusso di pochi in un momento di crisi economica particolarmente grave. Certo che siamo convinti che il Parlamento debba attivarsi nel legiferare in questo senso. Una coppia di fatto, comprese quelle omosessuali, ha la stessa dignità di avere gli stessi diritti giuridici che attualmente detiene una coppia eterosessuale.
Pensiamo che una realtà amministrativa, in questo deserto normativo in cui si rispecchia il vuoto della politica italiana, debba raccogliere e riconoscere le istanze di libertà, la sete di diritti, che da troppo tempo si scaricano sulle aule giudiziarie. E’ già accaduto per il caso di Eluana Englaro, dato che il testamento biologico rimane orfano di disposizioni normative, tranne gli ottimi DAT, come istituito nel nostro Comune.
Più che parlare di registro si tratta di riconoscere la “famiglia anagrafica basata su vincolo affettivo”, in modo formale e sostanziale. Ad oggi, le unioni di fatto hanno solo doveri, ad esempio il cumulo dei loro redditi è già normalmente contemplato, non diritti. Un’attestazione a livello comunale fa sì che tutti i regolamenti cittadini ne debbano tenere conto.
Bisogna anche saldare il tema economico, al centro del dibattito di questi giorni, ai diritti civili, come stanno facendo in modo molto intelligente alcune amministrazioni locali. L’esempio più noto è quello di Milano con Giuliano Pisapia. L’estensione alle coppie di fatto della possibilità di accedere ai contributi per le famiglie in difficoltà ne è un chiaro esempio.
Invece di replicare all’Idv bisognerebbe replicare alla situazione economica che vede cittadini e coppie mancare di diritti. Prima si attiva la cultura e l’estensione dei diritti e poi parte l’economia, se si vuole parlare in termini economici.
Anche alla luce dei risultati amministrativi appena registrati ci si aspetterebbe una voglia di riscatto della politica rispetto alle sue mancanze invece che un ulteriore assopimento. Martha Nussbaum ha detto: “se mi risposerò, sarò preoccupata del fatto che sto godendo di un privilegio negato alle coppie dello stesso sesso”. Anche la più intima tra le decisioni non può farci distogliere lo sguardo dal vivere in società. Come ha ricordato il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, “nessun uomo è un’isola, completo in se stesso”.
di Stefano Canti
Italia dei Valori Senigallia
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