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Ostra, Pier Conte Gabuzi: la storia del dipinto trafugato da Palazzo Luzi

Intervento dello storico ostrense Giancarlo Barchiesi

Autospurgo Quattrini - Marotta-Mondolfo (Pesaro)
Il ritratto del Conte Gabuzzi

Dopo il furto dei dipinti di Palazzo Luzi-Fedeli-Gabuzi in Ostra, mentre le indagini proseguono senza tralasciare nessuna pista per cercare di risalire alla banda che ha sottratto le opere d’arte.

Raccogliamo un’ intervento  dello storico Ostrense Giancarlo Barchiesi che ci vuole regalare in una puntuale e dettagliata ricostruzione storica sul Conte Gabuzi il cui ritratto è compreso nella serie dei quadri sottratti.

Figlio del celebre Conte Gabuzi, Pierconte fu uomo dedito all’arte militare alle dipendenze della Repubblica di Venezia. Appartenente al corpo dei Fanti da Mar della Serenissima, nel 1570 combatté sotto il comando di Marcantonio Bragadin, contro l’Impero Ottomano nella famosa guerra di Cipro. Nel 1571 si trovava alla difesa di Famagosta: “Il Capitan Pier Conte Gabuzi nel suddetto assedio si porta da Marte rintuzzando con grande ardire, e bravura l’orgoglio de’ Turchi; ma in fine ritrovandosi con tre gravi ferite, e mezzo bruciato da fuochi artificiali fu necessitato farsi portare all’ alloggiamento più morto, che vivo, avendo prima consegnato il suo posto molto importante al capitan Mignani Perugino, che fu poi Sergente Maggiore”.

Caduta la città nelle mani dei Turchi, Pierconte, gravemente ferito, fu fatto prigioniero e condotto schiavo ad Aleppo. La sua vicenda non rimase inosservata e arrivò presto a Venezia, dove il condottiero venne lodato in una relazione al Senato della Città da Nestore Martinengo. L’anno seguente, il 1572, il Gabuzi venne riscattato dalla schiavitù dai Veneziani ed onorato dalla Serenissima della carica di Colonnello.

Tornato in patria ebbe varie vertenze criminose tra la sua famiglia e Alfonso Piccolomini, duca di Montemarciano. Esiliato da Montalboddo (Ostra), gli vengono confiscati i beni e demolita la casa, ma i suoi legami con la città nativa rimasero ben saldi se spedisce in sua vece il Capitano Bodiese Tullio Elisi in Polonia, quando Re Stefano Batari per ben due volte lo invita al suo servizio.

Nel 1585 Al comando di 150 stradiotti, si unisce con i pontifici del Bisaccione per combattere un gruppo di fuorilegge capitanati da Alfonso Piccolomini: il bandito è catturato a Cesenatico dopo replicate marce e contromarce. Condotto a Firenze, nel mese di Gennaio dell’anno 1592, il Piccolomini fu per ordine del Gran Duca giustiziato. Più tardi il papa Clemente VIII, in Ferrara su pressione dei veneziani, riconobbe il valore di Pierconte Gabuzi, gli fece restituire le sue proprietà e lo assolse dalla condanna dall’esilio dandogli prestigio.

Nel 1592 il colonnello Pierconte raccoglie truppe per fronteggiare gli uscocchi in Dalmazia.  Per la maggior parte degli storici il colonnello, ancora stipendiato dalla Serenissima, muore nel 1603 a Venezia ed è sepolto nella Chiesa di S. Francesco di quella città, dove gli viene eretta anche una statua equestre con una onorevole iscrizione alla sua memoria.

Secondo altri biografi il condottiero sarebbe stato sepolto a Montalboddo (Ostra).

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