Senigallia: Volpini auspica una legge che tuteli il fine vita
L'assessore interviene sull'imminente incontro con Mina Welby
Sono orgoglioso come cittadino e amministratore di ospitare nella nostra città Mina Welby.
La testimonianza di una donna che si è dovuta confrontare con la malattia degenerativa e con le scelte di cura e di fine vita del marito, Piergiorgio, ma che con lui ha saputo farne momento prezioso di condivisione e occasione di riflessione e di dibattito civile per l’intero nostro Paese.
Senigallia è stata sede di un grande dibattito sull’argomento del trattamento di fine vita ma soprattutto su come la libertà di scelta individuale si incontri e si scontri con la legge odierna.
Sono passati più di 2 anni da quando sembrava imminente l’approvazione di una legge in materia sulla scia della vicenda di Eluana e di Piergiorgio ma a tutt’oggi le posizioni non sono mutate.
Storie vere che hanno scosso l’opinione pubblica, obbligato ad aprire gli occhi, ad interrogarci sulle carenze dei sistemi, sui vuoti di legge, sulle mancanze dei parlamentari, sulle difficoltà dei medici.
Restano a tutt’oggi gli schieramenti, trasversali ai partiti, che si sono formati attorno a questo tema.
La nostra città, in attesa che il Parlamento legiferi sul fine vita, ha deciso di percorrere una strada locale piu’ rapida o alternativa a quella della politica nazionale.
Un movimento dal basso che si è fatto capillare, grazie a iniziative di singoli assessori e consiglieri comunali e di associazioni (UARR ???).
Il Comune di Senigallia, con delibera consiliare del 9 febbraio 2011, ha istituito il Registro delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT) presso l’Ufficio Anagrafe e Stato Civile, con l’obiettivo di tutelare la dignità delle persone e garantire un diritto costituzionale offrendo un servizio gratuito al cittadino.
Si fa riferimento, a un documento con il quale una persona, dotata di piena capacità di intendere e volere, maggiorenne, esprime la sua volontà circa i trattamenti ai quali desidererebbe o non desidererebbe essere sottoposta nel caso in cui, nel decorso di una malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o il proprio dissenso informato (in caso di malattie o traumatismi cerebrali che determinino una perdita di coscienza definibile come permanente ed irreversibile).
E’ stato un atto di grande civiltà e di rispetto della volontà dei cittadini.
Il lavoro di una maggioranza politica che ha avuto il voto anche di un consigliere di minoranza (PDL).
Episodio che ha dimostrato come su certe tematiche sia possibile trovare la capacità di lavorare su quanto unisce o può unire nonostante le diverse sensibilità.
Auspico dunque che presto venga formulata una legge sul fine vita legata ai principi di libertà, rispetto e uguaglianza.
Sono fortemente convinto della necessità di prendere una posizione netta su tematiche così delicate che mettono in gioco la coscienza di ognuno, la cultura, la fede e sulle quali spesso la politica è latitante, creando spesso grandi frustrazioni e confusione nei cittadini. Una legge insomma che rispetti l’indipendenza dei cittadini nella scelta delle terapie, cosi come scritto nella Costituzione.
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