Senigallia, “Arvultùra” proietta “Romanzo di una strage” di Giordana
Il 19 aprile visione del film sulla strage di Piazza Fontana
Giovedì 19 aprile alle ore 21, 30 lo Spazio Comune Autogestito Arvultùra – Via Abbagnano 5 – organizza la proiezione del film “Romanzo di una strage“, di Marco Tullio Giordana, con Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino, Michela Cescon, Laura Chiatti.Nonostante le polemiche e le criticità storico-politiche che la pellicola presenta – e anche proprio per queste – ci sembra opportuno farlo vedere e vederlo collettivamente.
I film – come sta accadendo con “Diaz“ – hanno anche la funzione di aprire dibattiti pubblici su fatti del nostro passato che sono seppelliti dagli insabbiamenti che lo Stato regolarmente compie per coprire i mandanti politici.
La proiezione ci risulta ancora più doverosa dopo che pochi giorni fa la Corte d’assise d’appello di Brescia ha assolto con formula dubitativa gli imputati fascisti per la strage di piazza della Loggia avvenuta a Brescia il 28 maggio del 1974, ove persero la vita otto persone.
Non solo ha assolto, ma ha condannato i parenti delle vittime a pagare le spese processuali, esattamente come nel processo di Piazza Fontana.
Convinti che la memoria sia un ingranaggio collettivo e che la storia non si scriva nelle aule di tribunale, ma nella discussione aperta, pubblica e politica di una collettività, invitiamo tutte e tutti a vedere con noi l’ultimo film del regista de “I cento passi”.
La proiezione – con nostro piacere – sarà un’anteprima cittadina e ovviamente l’ingresso sarà libero e gratuito.
Trama del film:
Milano, dicembre 1969. Giuseppe Pinelli è un ferroviere milanese. Marito, padre e anarchico anima e ispira il Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa. Luigi Calabresi è vice-responsabile della Polizia Politica della Questura di Milano. Marito, padre e commissario segue e sorveglia le opinioni politiche della sinistra extraparlamentare.
Impegnati con intelligenza e rigore su fronti opposti, si incontrano e scontrano tra un corteo e una convocazione. L’esplosione alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana, in cui muoiono diciassette persone e ne restano ferite ottantotto, provoca un collasso alla nazione e una tensione in quella “corrispondenza cordiale”.
Convocato la sera dell’attentato e interrogato per tre giorni, Pinelli muore in circostanze misteriose, precipitando dalla finestra dell’Ufficio di Calabresi. Assente al momento del tragico evento, il commissario finisce per diventarne responsabile e vittima.
Perseguitato con implacabile risolutezza dagli esponenti di Lotta Continua, “implicato” dalla Questura e abbandonato dai “dirigenti”, continuerà a indagare sulla strage, scoprendo il coinvolgimento della destra neofascista veneta e la responsabilità di apparati dello Stato.
Una promozione e un trasferimento rifiutati confermeranno la sua integrità, determinandone il destino.
È un film secco e pudico quello di Marco Tullio Giordana che mette mano (e cuore) su una delle pagine più tragiche della nostra storia recente.
Come e insieme a “Pasolini. Un delitto italiano“, “Romanzo di una strage” è un film sulla morte, sulla morte al lavoro.
Il regista milanese affronta una delle stragi più devastanti e destabilizzanti della nazione e vi cerca dentro il “senso” della vita di Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi, assieme ai segni e alle tracce della nostra prematura morte civile.
Perché in Piazza Fontana, sull’asfalto della questura di Milano e in Largo Cherubini non sono morti solo loro.
In quella terra di nessuno della coscienza e della memoria sono caduti anche i sogni e le speranze degli anni Settanta.
Nella notte di Giordana, come in quella di Bellocchio, si muove la generazione che ha ucciso due padri e non è riuscita ad assumere e a fare propria la loro storia.
Potenzialmente popolare, il cinema di Giordana prova ancora una volta a superare le rigidità ideologiche e a recuperare l’umanità del gesto, ricostruendo l’Italia di allora con scrupolo filologico (e giuridico) di grande rigore.
Asciutto come un giallo ed essenziale come un courtroom drama, “Romanzo di una strage” dimostra con l’eloquenza dei fatti che non c’è stata giustizia e che la Legge dei tribunali si risolve troppo spesso in un’opera di rimozione.
Pronto a reinventare per il grande schermo paure e passioni, Giordana ribadisce la sua assoluta predilezione per il melodramma (lirico), di cui elude l’emotività iperbolica ma assume i “movimenti” musicali.
L’opera, che accompagna la narrazione “in atti” e viene dichiarata “in scena” da un burocrate, è l'”Anna Bolena” di Gaetano Donizetti. Come la regina inglese, consorte ripudiata e “spinta” alla morte da Enrico VIII, Pinelli e Calabresi sono figure autenticamente tragiche, profondamente maltrattate, profondamente dolenti eppure sempre dignitose e nobili.
Abile a scardinare l’omertà e a rompere pesanti silenzi, il regista “esplora” la materia drammatica di una nazione, guidando lo spettatore con assoluta empatia nella sofferenza di due uomini ostinati e contrari.
Giuseppe Pinelli e Luigi Calabresi hanno rispettivamente il volto di Pierfrancesco Favino e Valerio Mastandrea, sorprendenti nel sottrarsi al rischio corso da un attore chiamato a interpretare un personaggio reale.
Nessuna mimesi o impudica spavalderia nelle loro performance, piuttosto frammenti, intuizioni, visioni parziali di quei corpi nel teatro di un delitto senza castigo.
“Romanzato” da Rulli e Petraglia e agito in pomeriggi declinanti e in interni da cui si esce in qualcosa che non sembra il mondo ma solo un altro interno, “Romanzo di una strage” semplifica, “interpreta” e agevola (la comprensione di) una strage impunita.
Nell’assurda e crudele immodificabilità delle cose, a due mogli-madri (Licia Pinelli e Gemma Calabresi nell’interpretazione misurata e composta di Michela Cescon e Laura Chiatti) appartiene altrimenti lo smottamento di tenerezza, restituito con una sciarpa calda e una cravatta bianca.
(tratta dal articolo di Marzia Gandolfi sul sito www.mymovies.it)
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