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Morì per sangue infetto dopo la trasfusione: risarcimento milionario

Il Tribunale di Ancona condanna il Ministero della Salute, sentenza storica

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Matteo Principi candidato sindaco Corinaldo Democratica
Trasfusione di sangue, donazione, sanità

Venne contagiata da sangue infetto durante una trasfusione nel 1969, poi morì per l’epatite C contratta ed ora il Ministero della Salute è stato condannato a pagare ai familiari un risarcimento di quasi 1 milione e 400 mila euro. E’ questo ciò che ha determinato la sentenza emessa dalla prima sezione del Tribunale Civile di Ancona.

Una battaglia durata anni tra la signora Arabella Bacchiocchi – nel frattempo e deceduta – e i suoi eredi, contro l’ente titolare dei servizi alla persona, il Ministero. Una battaglia che farà storia perché determina la responsabilità e riconosce il nesso causale tra la trasfusione del ’69 e il contagio che ha portato la donna al decesso. Contagio di cui si accorsero solo anni dopo, in seguito all’insorgere di alcune complicazioni.

Ma il Tribunale di Ancona ha riconosciuto inoltre non prescritto il diritto al risarcimento perché calcolato dal momento della percezione del danno; la responsabilità del Ministero per una rilevazione non effettuata nemmeno in un ricovero datato 1995 (con la strumentazione già adeguata a tal scopo) in virtù di leggi a tutela del paziente.

In via previsionale erano già stati versati alla famiglia circa 77 mila euro.

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