Rocco Papaleo ha portato a Senigallia la sua Piccola Impresa Meridionale
Al teatro La Fenice un efficace esperimento di teatro-canzone - Le FOTO
Le luci sono ancora accese e gli spettatori, in un teatro La Fenice quasi sold-out, stanno ancora prendendo posto, quando Rocco Papaleo ed i suoi musicisti fanno il loro ingresso in platea mescolandosi tra il pubblico delle prime file. Lo spettacolo si apre così, in modo estremamente informale ed il rapporto con il pubblico è sin da subito molto confidenziale.
Papaleo ci tiene ad essere uno di noi e ci presenta la sua “piccola impresa meridionale” di entertainment: Arturo Valiante pianista abruzzese in smoking nero, Guerino Rondolone, contrabbassista, nipote di Arturo; Francesco Accardo chitarrista siciliano e quello scapestrato di suo fratello Calogero, detto Jerry, percussionista.
Entra per ultimo, spingendo un carrello della spesa in cui ha appoggiato i suoi strumenti musicali, Pericle Odierna, clarinettista, trombettista e sassofonista in doppiopetto grigio e brillantina, molto anni ’50.
Al grido marinaresco “alla via così” lo spettacolo entra nel vivo. Rocco Papaleo tra scketch teatrali e canzoni porta in scena le sue origini, la sua terra, narra storie buffe e romantiche di personaggi surreali. Tra il serio ed il faceto, stronca con l’ironia ogni eccesso di romanticismo o di malinconia.
Diverte il pubblico raccontando la sua maldestra prima volta in una tenda canadese, ma poco dopo, in questa alternanza di stili, tocca il cuore degli spettatori descrivendo con amore il panino con la frittata che gli preparava sua madre o raccontando la visione di suo padre che gli dice: “ci sono treni che non si possono perdere guagliò!”
Balla sul palco, si improvvisa pianista, strimpella la chitarra e suona la clavietta, canta in inglese l’emozionante jazz ballad Stormy Weather e dice che è una di quelle canzoni che “gli è proprio entrata dentro”. A richiesta del pubblico, non può certo mancare, Basilicata on my mind, che definisce un inno ironico alla sua amata regione.
In un clima un po’ da villaggio turistico, Papaleo insegna al pubblico un ritornello da intonare al momento opportuno, la musica parte e lui si cimenta in una convincente foca che contagia un po’ tutti e così, in un momento, tutto il teatro La Fenice è in piedi a “focheggiare”.
“La foca è un fenomeno collettivo che ha fatto del bene alla comunità, vergognatevi e liberatevi!”
Ringrazia Senigallia e i Senigalliesi per l’affetto e per i lunghi e calorosi applausi riservati a lui ed alla sua piccola band, poi chiude lo spettacolo recitando Piaceri di Bertold Brecht e formulando un’originale richiesta al pubblico: “Trattenentevi dall’applaudire, è più bello così, fidatevi e andatevene in silenzio”.
Foto di Libero Api
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