A Senigallia un incontro pubblico sull’abolizione delle Province
Venerdì 13 un momento di rflessione per fare chiarezza sul caos normativo che ora regna
Il governo Monti le ha smantellate col decreto Salva-Italia, mentre in Parlamento si lavora per tenerle in qualche modo in vita. In primavera, per le prime otto in scadenza anziché il voto arriva il commissario prefettizio e la provincia di Ancona è tra queste.
Il caos normativo è tale che il presidente della Repubblica Napolitano ha intimato alla politica di “scegliere una strada e risolvere il problema con razionalità“. Infatti in commissione Affari istituzionali di Montecitorio si discute da settimane, ancora senza una soluzione, e nelle scorse settimane il ministro dell’Interno Cancellieri ha convocato un vertice coi responsabili enti locali dei partiti.
Le Province da un lato rilanciano con un loro piano per ridurre il numero da 108 a 60 e le spese per 5 miliardi.
Ma la pressione dell’opinione pubblica è alta. Anche perché sullo sfondo resta appunto il capitolo costi: quello che ha acceso il caso e non da ora. Perché è vero, come emerge dai tabulati dell’Unione delle Province, che nel 2011 le spese sono state “solo” di 11 miliardi 618 milioni, con una riduzione del 14% rispetto al 2008, e che presidenti, assessori e consiglieri sono ora ridotti a 1.174 con un costo di 111 milioni l’anno.
Ma è anche vero che l’ultimo conto economico pubblicato dall’Istat dimostra come dal 1990 al 2010 la spesa pubblica per le Province è passata da 4,6 a 12,5 miliardi.
Tornando al principio occorre ricordare come sia stato il decreto Salva-Italia dello scorso dicembre a imprimere la svolta. Cancellate le giunta, ridotti i consiglieri, abolite le elezioni per le Province, funzioni trasferite.
È l’articolo 23 a dettare le nuove regole. L’ente mantiene “esclusivamente le funzioni di indirizzo politico e di coordinamento delle attività dei Comuni“. Resta la figura del presidente, ma eletto dal consiglio provinciale. Quest’ultimo, a sua volta non sarà eletto con le consuete elezioni provinciali ogni cinque anni, ma composto da non più di dieci componenti (oggi sono stati già ridotti a 18) selezionati dai consigli comunali del territorio di riferimento.
Le funzioni verranno trasferite ai comuni o acquisite dalle regioni con le modalità definite da una futura legge dello Stato. E con i compiti vengono trasferiti anche i circa 60 mila dipendenti.
Da questo articolo tanto discusso nasce la necessità di fare chiarezza e dare un indirizzo politico a questa svolta amministrativa indicando una linea che faccia risultare preminente il ruolo dei comuni nell’attribuzione delle risorse e dei compiti. Un indirizzo politico che potrà arrivare nell’incontro a palazzo del Duca, venerdì 13 aprile alle ore 17:30, in cui si parlerà di tutto questo, del superamento delle province per lo sviluppo del territorio, insieme al consigliere del Gruppo Misto Maurizio Perini, al dott. Pasquale Bitonto (segreteria provinciale Ancona), al Sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, all’Assessore regionale Luigi Viventi e all’Assessore provinciale Marcello Mariani. Un momento di riflessione cui seguirà un question time aperto a tutta la cittadinanza.
Il momento di crisi, la riduzione delle entrate e l’adozione della cd ”tesoreria unica” che irrigidirà ulteriormente i meccanismi di spesa, impongono una svolta a favore dei comuni le cui amministrazioni virtuose debbono avere maggiori disponibilità per adempiere correttamente al proprio ruolo di prossimità al cittadino in un’ottica di autentico federalismo fiscale.
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