Ho letto con un pizzico di stupore il comunicato de “La città Futura” che, in un crudo scontro di maggioranza, attacca il Pd in difesa del primo cittadino (uomo cardine dello stesso Pd) e in difesa, tanto per cambiare, di un ulteriore aumento di tassazione nei confronti dei cittadini.

Ciò che mi ha colpito non è certo la solita zuffa che si comporrà, come sempre, all’insegna della spartizione di incarichi, poltrone e piccoli centri di sottopotere (esercizio molto caro alla sinistra estrema di governo senigalliese).
Il fatto singolare è la definizione di “lettera aperta” offerta dalle sentinelle di sinistra della Giunta: “le lettere aperte – affermano gli uomini di Ceresoni e Paci – le scrive chi non ha la possibilità di farsi ascoltare diversamente, non chi ha tutte le occasioni e gli strumenti per far valere le proprie ragioni all’interno di una coalizione“.

Qualcosa non torna.
Non era l’ascolto di tutti i cittadini e di tutte le categorie uno dei punti principali della campagna elettorale di questi signori?
Non si definivano “democratici” e pronti alla concertazione generalizzata?
Non era Ceresoni a pontificare sull’ascolto ad oltranza di tutte le voci?
Come è possibile ora affermare, dagli scranni del grigio potere locale, che vi sono coloro che possono farsi ascoltare direttamente dalle istituzioni (leggi partiti di coalizione) e coloro che hanno solo la possibilità di inviare “lettere aperte” alla stampa?

Un brutto scivolone da dilettanti allo sbaraglio.
La cosa più triste è che i signori della “Città futura” si sentono in qualche modo dei privilegiati del potere e lo esercitano come i vecchi socialisti della prima repubblica lo esercitavano negli anni ottanta. Sono politicamente i peggiori.
Mangialardi si guardi da questi nuovi compagni di viaggio. Lo allontaneranno dalla gente comune.