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PD Ancona, ‘Il patto di Serra de’ Conti’ per una vera riforma degli enti locali

"La ricostruzione del Paese passa anche da una Pubblica Amministrazione più efficace ed efficiente"

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Palmiro Ucchielli ed Emanuele Lodolini

Il patto di Serra de’ Conti“: questo in estrema sintesi il messaggio lanciato stamani da Sindaci e Amministratori comunali PD che si sono ritrovati, su invito del Segretario provinciale Emanuele Lodolini, per riflettere attorno ad alcune linee guida per la riforma degli Enti locali. I Democratici lo hanno fatto scegliendo appositamente una data simbolica, il 17 marzo “Giornata della nascita dello Stato Italiano unitario”.

Dopo i saluti del Sindaco di Serra de Conti Arduino Tassi, sono intervenuti Antonio Canzian Assessore regionale con deleghe a Enti Locali, Servizi Pubblici Locali, Enzo Giancarli consigliere regionale e responsabile Enti Locali PD Marche e Lorenzo Torbidoni, funzionario Area Bilancio Provincia di Ancona ed il Segretario provinciale PD Emanuele Lodolini. Nel corso dei lavori hanno poi preso la parola, tra gli altri, la sen. Silvana Amati, il Sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, il Sindaco di Staffolo Sauro Ragni, il Presidente della Comunità Montana Esino Frasassi Fabrizio Giuliani, il vice Sindaco di Monterado Cristian Mazzoni e il Presidente di Legautonomie Marche Roberto Piccinini

Il PD forza riformatrice, non conservatrice, farà la sua parte, anche in provincia di Ancona con spirito dinamico e costruttivo, senza alcuna remora difensiva o di conservazione dell’esistente. “Abbiamo i titoli per farlo. E tocca a noi farlo” ha dichiarato il Segretario provinciale Emanuele Lodolini aprendo i lavori del convegno.

La ricostruzione del Paese passa anche da una Pubblica Amministrazione più efficace ed efficiente. Il PD è pronto. Occorre però accelerare, con tutti gli strumenti possibili, la costruzione di un potere pubblico nazionale e locale che sia semplificato, alleggerito e libero da duplicazioni. Solo così, mettendo al centro il cittadino e le sue domande, esso sarà davvero rappresentativo e autorevole.

Paragrafo 1 – Lavoriamo ad un disegno complessivo ed organico di riforma
Il PD continuerà a battersi perché si realizzi un organico e coerente processo di riforma del sistema istituzionale, che riguardi tutti i suoi rami e incida su tutte la cause di inefficienza. Tutti i livelli istituzionali sono chiamati in causa, nessuno escluso. La consuetudine a considerare al riguardo solo il comparto delle autonomie territoriali è sbagliata e fuorviante. Gli spazi di risparmio e di miglioramento operativo non è affatto minore nei livelli statali, quelli che hanno sede a Roma e quelli dislocati sul territorio, benché se ne parli assai meno.

La piattaforma PD si fonda su alcune idee-forza principali, che qui richiamiamo in estrema sintesi:
a) varare il Senato delle Autonomie;
b) ridurre le sedi statali e ministeriali sul territorio, riorganizzandole in parallelo al riordino delle Province;
c) superare l’eccessiva frammentazione a livello comunale, incentivando fusioni, unioni, gestioni associate dei servizi locali;
d) riformare le Province e costituire un nuovo Ente intermedio, più vasto e dalle funzioni di coordinamento e gestionali selezionate;
e) eliminare la pletora di enti, agenzie e consorzi, riconducendoli nella competenza diretta dei Comuni e delle nuove Province;
f) qualificare le Regioni nella loro funzione legislativa e programmatoria, trasferendo tutti i ruoli di gestione amministrativa agli Enti locali.

Paragrafo 2 – Il disegno delle nuove Province
Con la legge 214/2011, approvata dal Parlamento, e con l’articolo 23 in particolare, viene disegnato un nuovo profilo delle Province italiane: ente di secondo livello, con funzioni limitate all’indirizzo e coordinamento. Il dettato legislativo vigente chiama i partiti ad un inedito sforzo costruttivo. Il PD valuta con grande attenzione il quadro nuovo: pur nella sua indubbia complessità attuativa, esso può rappresentare una svolta concreta. Vanno certo sciolte le contraddizioni e le ambiguità dell’articolo 23, da molte parti sollevate.
E vanno acquisiti alcuni elementi indispensabili alla costruzione di un secondo livello che funzioni.
In particolare:
• una chiara definizione delle funzioni delle nuove Province, quelle di ‘indirizzo e coordinamento’ e quelle di gestione di servizi di area vasta, distinguendo quindi nel modo più netto possibile quelle che spettano al Comune singolo e quelle che posso essere esercitate solo nella sede unitaria;
• la chiarificazione dello spazio e dei limiti che spetteranno alle Regioni per integrare, ove lo volessero, le funzioni provinciali fondamentali con altre da esse delegate, sulla base del loro specifico rapporto con gli Enti locali;

Assolutamente cruciale sono poi le questioni relative:
• al forte investimento da fare – anche come incentivi finanziari e legislativi – sull’associazionismo comunale e la gestione associata dei servizi, per evitare che i Comuni siano impreparati;
• alla coerente collocazione del nuovo Ente intermedio di area vasta nella Costituzione, risolvendo limpidamente il tema della sua specifica e diversa natura. La soluzione più logica appare qui quella del mantenimento della nuova Provincia in Costituzione, per garantirne le funzioni proprie ed evitare sbandamenti verso neocentralismi regionali o verso la frammentazione municipale, in una posizione diversa da quella di Comuni e Regioni.

Paragrafo 3 – Il compito riformatore che spetta oggi alla politica
Il PD lavora con convinzione a far sì che le finestre di opportunità esistenti oggi in Parlamento siano pienamente e utilmente sfruttate. I passaggi fondamentali sono oggi rappresentati dall’approvazione definitiva della Carta delle Autonomie e dai lavori del Comitato ristretto della Commissione Affari Costituzionali della Camera. Esistono le condizioni per un esito positivo largamente condiviso, specie se verranno assunte e coerentemente risolte le questioni di ordine costituzionale e di architettura amministrativa fin qui richiamate. L’occasione non va persa.
La riforma delle Province, in particolare, abbisogna di decisioni urgenti anche per evitare il caos amministrativo che può nascere nella fase di transizione..
Il PD starà in campo per portare in fondo le riforme in corso. La nostra azione vuole dare esito alla diffusa aspettativa di nuovi assetti e, in pari tempo, dimostrare che la politica fa il suo dovere fino in fondo. Non è sospesa né silente.
C’è un insidioso tentativo di dimostrare l’inutilità dei partiti e del loro ruolo, oggi che opera un governo ‘tecnico’. Lo si sconfigge portando a casa le riforme necessarie e mature. E così si dà forza ad un’idea di nuova e buona politica, di democrazia avanzata e concreta.

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