Unioni Civili, tanti i dubbi sull’istituzione del registro comunale a Senigallia
Altri beneficiari di contributi a risorse invariate, Maurizio Perini: "Meno diritti e sostegni a Famiglie"
La proposta contenuta dall’ordine del giorno che sarà discusso nel prossimo consiglio comunale, suscita molti interrogativi e alcune preoccupazioni.
Innanzitutto la proposta – in maniera molto simile ad una recentissima pronunzia della Cassazione circa le unioni tra individui dello stesso sesso – premette che lo scopo non è quello di equiparare i diritti della coppia coniugata a quella di fatto; iniziativa questa che competerebbe al Legislatore visto il rischio di contraddire il dettato Costituzionale circa la prevalenza dei diritti della Famiglia fondata sul matrimonio.
Tuttavia proprio la premessa dell’odg viene contraddetta quando più avanti si afferma che la iscrizione nel suddetto registro, consente in quanto compatibili, di beneficiare dei trattamenti concessi dall’Amministrazione alle coppie coniugate.
Dunque – qui si concentra il rischio concreto al di là del pur importante fatto ideologico – allargando la platea dei beneficiari di servizi, finanziamenti e assistenza, lasciando invariate le risorse, le coppie coniugate che hanno inteso manifestare in modo giuridicamente rilevante le proprie responsabilità di fronte alla collettività, vedranno con tutta probabilità una riduzione di quanto ricevuto finora, che è comunque parziale rispetto alle reali esigenze aggravate dalla crisi economica.
Inoltre l’assenza di indicazione circa la presenza di figli e l’ipotesi che ad iscriversi nel registro siano anche coloro che convivono per ragioni di reciproca assistenza – si pensi ad esempio al caso anziano/badante conviventi – nonostante la rassicurante premessa e una impostazione che intende tutelare alcune nuove forme di bisogno, di fatto rischia, oltre che di porsi in contrasto evidente con il dettato Costituzionale, di indebolire i già scarni diritti e sostegni a favore della Famiglia composta da un uomo, una donna e dai loro figli.
Altro problema non secondario è rappresentato dal modo attraverso cui tale convivenza – di almeno un anno e dunque risolvibile anche in maniera unilaterale – può essere manifestata.
La semplice dichiarazione prevista risulta palesemente insufficiente, dal momento che per quanto previsto dalla norma sulla autocertificazione, questo tipo di stato non può essere appunto autocertificato, quindi alla dichiarazione dovranno necessariamente seguire dei controlli da parte della Autorità con conseguenti costi a carico della collettività.
Pertanto, pur comprendendo l’intento sociale proveniente da una prospettiva comunque opposta a quei principi cattolici cui cerco di ispirare le mie scelte politiche, ritengo opportuno che tale ordine del giorno venga ripensato, corretto ed adeguato almeno nelle risorse, lasciano invariate quelle a favore delle coppie coniugate.
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