Gas ed effetto serra: a Senigallia un sito per lo stoccaggio di CO2?
L'Europa individua nella costa adriatica una possibile soluzione per interrare enormi quantità di gas
Lo specchio di mare antistante Senigallia sarebbe tra le mete possibili di un sito per lo stoccaggio di biossido di carbonio. Lo prevede, o perlomeno lo prende in considerazione, il programma energetico europeo per la ripresa (European Energy Programme for Recovery, “EEPR”), un gruppo mirato di progetti energetici per raggiungere obiettivi strategici in campo energetico e climatico.
Si tratta di obiettivi per cui l’Unione Europea ha stanziato un fondo pari a circa un miliardo di euro con cui individuare, studiare, analizzare aree adatte allo stoccaggio di ingenti quantitativi di CO2 da interrare in fondali marini e non, come quello davanti alla spiaggia di velluto, ad una distanza dalla costa di circa 20 km.
Oltre alla costa adriatica, ci sono altre zone italiane prese in considerazione, come la val Padania, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia, progetti di cui ancora si sa poco anche per via del fatto che sono ancora in corso le procedure di recepimento nell’ordinamento nazionale della direttiva sullo stoccaggio geologico a causa delle incertezze giuridiche sui dettagli della normativa europea.
Il progetto dovrebbe vedere un primo termine entro il 2015 – secondo gli auspici del Consiglio dell’Unione europea – per poter arrivare all’uso della tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) entro il 2020.
E’ un’interrogazione in Consiglio comunale mossa da Dario Romano a dare informazione all’assise – ma anche alla cittadinanza tutta – dell’esistenza di un progetto europeo con conseguenze potenzialmente dannose per l’ambiente. Potenziali perché se qualcosa dovesse andare storto o vi dovessero essere degli eventi sismici o frane importanti, si andrebbe incontro a rilasci improvvisi di ingenti quantitativi di CO2 nell’atmosfera. Dannose perché l’ambiente non sarebbe più in grado di assorbire queste enormi quantità che avvelenerebbero l’atmosfera circostante.
Nella relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, sull’attuazione del programma energetico europeo per la ripresa, si legge che “Lo studio volto a individuare strutture di stoccaggio di CO2 adatte nel mare Adriatico settentrionale è stato effettuato sulla base di raccolte di dati dettagliati (dati sismici in 2D e 3D) e dell’esito delle perforazioni. È stato selezionato un acquifero salmastro situato al largo della costa adriatica settentrionale e sono in corso studi dettagliati dei serbatoi per ottenerne un quadro più completo“.
L’interrogazione rivolta al primo cittadino di Senigallia ha avuto in risposta l’assicurazione di un impegno dell’Amministrazione comunale a farsene carico presso la Regione Marche.
Impegno che, peraltro, Mangialardi ha assicurato di aver espletato già con una lettera indirizzata al Presidente della Giunta regionale Spacca e all’Assessore Donati per sapere se fossero informati del progetto e quali decisioni sono state prese in merito.
“Non conosco le conseguenze – ha affermato in Consiglio il Sindaco Mangialardi – dello stoccaggio di CO2 nel sottosuolo a largo di Senigallia, né il progetto su cui si stanno effettuando studi, ma so che non è questo il modo di porsi nei confronti degli enti locali, non sono queste le decisioni da prendere senza pianificare attentamente, senza leggere le necessità di un territorio, senza valutare le risposte: così facendo si va incontro solo ad interventi “spot” dannosi“.
Risposta cui il consigliere Dario Romano ha fatto seguito con un appello: “Vigiliamo tutti senza pregiudizi“.
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