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Assemblea a Senigallia per la segreteria provinciale della Fiamma Tricolore

Sfida sulla provincia a guida Pd, tra delocalizzazione del lavoro e globalizzazione dei consumi

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Il gruppo della Fiamma Tricolore della provincia di Ancona

Si è svolta venerdì 24 febbraio, presso la sezione locale di Senigallia, la riunione della segreteria provinciale del Movimento Sociale Fiamma Tricolore. Si è discusso della complicata crisi in cui è caduta l’intera provincia a guida PD.

Sono note a tutti le difficoltà del sindaco Gramillano ad Ancona, le sofferenze di autorevoli esponenti di giunta a Senigallia, l’imbarazzo a Montemarciano della Sig.ra Serrani nella vicenda Cingolani, la sfiducia di 8 consiglieri di maggioranza nei confronti del vicesindaco di Chiaravalle, Antonio Moscatelli.

Tutte queste difficoltà sono state certificate con dati inequivocabili dal Sole 24 Ore lo scorso dicembre nell’annuale classifica: la Provincia di Ancona è scesa dal 25esimo al 49esimo posto (balzo all’indietro di ben 24 posizioni!). Le cause dell’arretramento sono molteplici, ma essenzialmente riguardano il lavoro e la criminalità sempre più diffusa.

I posti di lavoro negli ultimi vent’anni sono emigrati alla velocità dei neutrini in Polonia e in Cina. La globalizzazione sta modificando in maniera profonda la specificità dei nostri territori trasformandoli in deserto con le delocalizzazioni da parte delle aziende e l’inevitabile scomparsa della classe operaia, superata per sempre come conseguenza della nuova struttura economica, la terziarizzazione (servizi al posto delle industrie), l’edonismo consumistico, il gran mercato che non vende più merci utili alla vita, ma sogni, illusioni di prestigio sociale.
Ma i risultati, davanti agli occhi di tutti, del capitalismo globale sono deludenti. La teoria di Adam Smith prometteva che la libertà a livello planetario di merci-uomini-capitali avrebbe giovato al consumatore, che avrebbe comprato oggetti al minor prezzo possibile.

Il lavoratore ha accettato di farsi declassare a consumatore (e con le liberalizzazioni degli orari lo sarà per 24 ore): ma le merci invece diventano più care, anche perché il suo potere d’acquisto cala. Fin dalla notte dei tempi, la presenza politica del cittadino veniva da due cose: la leva obbligatoria (la difesa della Patria non era appaltata a mercenari, ma compito di tutti) e la dignità del lavoro: qualunque lavoro, per quanto modesto, dava diritti.
E se i diritti erano negati, era la lotta: i lavoratori delle fabbriche erano temuti perché erano loro che manovravano le macchine in fabbrica e potevano bloccare la produzione. E poiché questo potere concreto operaio era fondato sulla fatica, era un potere responsabile. E conscio della propria dignità duramente guadagnata.

Ora le fabbriche non ci sono più e dunque il potere operaio non esiste più. E quelle poche fabbriche che non vogliono delocalizzare (API), sono invitate a farlo senza capire le catrastofiche conseguenze. E proprio nel momento in cui tutte le analisi economiche di Marx (ha sbagliato le conclusioni e i rimedi) si stanno avverando grazie al mondialismo capitalista: la legge ferrea dei salari che abbassa le paghe a quella del meno pagato del mondo (il cinese); il liberismo che, scatenato, anziché produrre concorrenza, crea monopoli privati planetari; il capitale che si auto-retribuisce con illimitata avidità a spese del lavoro; l’iniquità sociale sempre più divaricata tra pochissimi molto ricchi e tantissimi sempre più poveri.
Avete mai sentito uno dei politici locali del PCI-PDS-DS oggi PD, del partito ex-operaio criticare la globalizzazione o citare Marx? Fanno finta di non averlo mai conosciuto! Eppure l’avevano studiato, alla scuola-quadri delle Frattocchie. Meglio definirsi liberali e liberisti per essere ammessi nei salotti che contano se si vuole continuare la propria carriera politica.
Questo tradimento non è solo grave moralmente, si sta rivelando pericoloso per tutti noi: la mancata sorveglianza sta infatti mandando alla deriva la più grande conquista del secolo scorso: lo Stato sociale. Pensiamo ad esempio al sistema sanitario: la chiamano Area Vasta ed invece, di fatto, corrisponde a tagli di personale qualificato, di guardie mediche perché lo Stato ormai è diventato azienda e quindi ci vuole più flessibilità, più precarietà.

Finito il dibattito e la discussione, la segreteria provinciale insieme a tutti agli iscritti si è ritrovata al ristorante per festeggiare la nomina di Marcello Liverani. Durante la cena, caratterizzata da goliardia e un sano cameratismo, il neo-segretario ha spiegato l’attività che caratterizzerà la sezione di Senigallia: in questi tre anni che rimangono al prossimo turno elettorale, lavorerà insieme agli altri per creare le condizioni di una vera alternativa di cui la città ha bisogno. E per questo, fin da ora si adopererà ad ascoltare i cittadini, le categorie e le associazioni, facendo emergere le reali difficoltà e problematiche che affliggono Senigallia, costruendo insieme a loro un vero programma elettorale rivolto ai cittadini e alla città tutta.

A titolo personale e a nome di tutto il Movimento Sociale della provincia di Ancona vorrei ringraziare Riccardo Liverani, padre di Marcello che con diversi aneddoti ci ha permesso per lunghi tratti di ricordare il compianto e indimenticato Augusto, Ministro della Repubblica Sociale.

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