Demanio marittimo e direttiva Bolkestein: tutti contro Confartigianato
Presentati da Oasi due documenti contradditori che danneggerebbero l'intero settore balneare
“Non abbiamo perseguito alcun interesse particolare“. Così la Confcommercio ha deciso di rispondere alle critiche mosse da altre associazioni di categoria sul tema delle concessioni balneari. Tema che è tornato prepotentemente sotto i riflettori dopo che Oasi Confartigianato ha emanato due documenti distinti da presentare al governo per decidere come recepire la problematica controversa legata alla direttiva Bolkestein.
Direttiva che prevede – nell’ottica europea della concorrenza – la liberalizzazione delle concessioni balneari con sistema di asta pubblica, contro cui ben quattro organizzazioni sindacali (CNA-Balneatori, SIB-Confcommercio, FIBA-Confesercenti e Assobalneari-Confindustria) si sono scagliate senza indugi. Indugi che invece Oasi-Confartigianato ha e che rischia di compromettere la battaglia politica di fronte al Ministro per il Turismo che i sindacati dei bagnini vogliono affrontare unitamente.
In uno dei documenti ci si allineerebbe sull’ipotesi di sganciare le concessioni balneari dalla diretiva Bolkestein per peculiarità prettamente nazionali, mentre nel secondo Oasi sembrerebbe d’accordo sull’introduzione del sistema di aste pubbliche, ma con dei paletti per salvaguardare la categoria. Cosa che sembra in contrasto con le ragioni della liberalizzazione, ovvero quelle di aumentare la concorrenza.
E’ questa in sostanza l’accusa che i rappresentanti del Sindacato Italiano Balneari (SIB, in seno alla Confcommercio) muovono ai rappresentanti di Oasi. Documenti contrastanti quelli presentati da Confartigianato invece che rischiano di rompere il fronte unitario e di alleggerire di significato le proposte che quattro associazioni unite muovono al Governo, assieme all’assemblea delle Regioni guidata dalle Marche.
Insomma in questo triangolo “politico” da un lato vi è il governo che deve recepire la normativa europea e che ha già fornito una bozza subito criticata; da un altro lato vi sono quattro sindacati (il 98% circa di tutte le concessioni balneari) e tutte le regioni (la questione interessa anche le regioni che non hanno il mare ma zone lacuali, il demanio interessa anche quelle). Infine nel terzo lato Oasi.
“E’ un problema anche sociale” affermano Giancarlo Ciccolini, Enzo Monachesi e Riccardo Pasquini, responsabili SIB Senigallia, SIB Marche e Confcommercio, che riguarda tante famiglie, circa 160 solo a Senigallia: se passasse anche in Italia il sistema delle aste pubbliche per le concessioni balneari, le famiglie di senigalliesi e non solo che hanno investito il loro futuro su questa attività si ritroverebbero disoccupati e non pienamente risarciti degli investimenti.
Tutto ciò a favore dei grandi gruppi e dei grandi investitori senza prevedere nemmeno strumenti che possano evitare infiltrazioni mafiose nelle gestioni dei demani marittimi e lacuali.
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