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Il GSA sulla politica a Senigallia: “Manca il dialogo democratico”

"Pericolosa crisi nel confronto, i cittadini ora vengono ignorati: problema che va oltre i Giardini Catalani"

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Giardini Catalani

La recente campagna contro i lavori fatti nei Giardini Catalani che ci ha visti impegnati in una petizione sottoscritta da oltre 500 persone, è stata l’occasione per una riflessione sulle consuetudini politiche del nostro comune: per quello che ci è accaduto, qualche considerazione dobbiamo farla.

Ci è stata negata la piazza per raccogliere le firme (concessa poi in seconda istanza), ci è stato negato un colloquio con il sindaco o l’assessore competente (abbiamo dovuto consegnare la petizione all’ufficio protocollo e, molte domande che volevamo porre di persona, sono rimaste non formulate per mancanza di interlocutore); alla nostra lettera con richieste ben precise, è stato risposto in modo vago e insoddisfacente e solo dopo una replica abbastanza sostenuta, è arrivata una risposta determinata ad ignorare le richieste nostre e di tutti i firmatari.

Ricapitolando: niente dialogo, niente incontro e niente mediazione: un comportamento dispettoso dove era necessario un confronto pacato. Ci chiediamo: dov’è finito il dialogo democratico, quello, per intenderci, che fino alla fine degli anni novanta permetteva alle persone si sedersi attorno ad un tavolo per ascoltare, proporre e dissentire, forse anche urlare ed imprecare, ma nel comune sforzo di trovare un’intesa?

Se una associazione come la nostra, con trenta anni di storia alle spalle ed una petizione firmata da 554 persone, non riesce a farsi ascoltare e non trova interlocutori, il semplice cittadino che si trovi a contestare questa amministrazione, sia a torto o a ragione, che speranze ha di essere ascoltato?

E’ ovvio che il problema va ben oltre i giardini Catalani. Sembra che nell’attuale mondo politico ci sia una forte difficoltà a confrontarsi con chi la pensa in modo diverso o con chi voglia semplicemente aprire un confronto su basi critiche.
Proprio in questo terribile 2012 festeggiamo trenta anni di attività dentro la città e mai ci siamo trovati davanti ad una crisi del dialogo e del confronto cosi profonda e pericolosa.
Il peggioramento della politica è talmente radicato che esclude a priori e relega nel territorio del nemico chiunque sia in disaccordo: ne risulta una classe politica incapace di dialogo e mediazione.

E’ una situazione allarmante nella quale la colpa più grave è il silenzio dell’opposizione. Non una parola, non un accenno, niente; eppure con 554 voti in questo comune si può eleggere un consigliere… ma, tra l’opposizione, nessuno che abbia avuto l’intuito politico di cavalcare la tigre per dare una risposta o una sponda a tutte queste persone che, firmando, hanno espresso una loro opinione.

Venti anni fa una cosa del genere non sarebbe accaduta perché proprio su questo si fondava la battaglia politica. Scontro dialettico di opinioni, di cittadini che con il loro numero determinavano e creavano una forza che veniva ascoltata, forse non assecondata, ma certamente considerata nel momento delle scelte.

Ora i cittadini vengono ignorati. La politica non ha risposte quindi finge di non vedere l’interlocutore.
E’ vero che il mondo sta cambiando, ma questo non giustifica un degrado del sistema democratico e, se il mondo sta cambiando in peggio, è nostro compito denunciare l’anomalia, così come è compito di ogni cittadino libero difendere la libertà di tutti e non solo di quelli che la pensano come lui. Se chi governa ascolta solo la voce di chi gli è favorevole e l’opposizione tace e ignora le voci di dissenso, ogni via democratica è chiusa.

Si capisce allora l’importanza di una sana ed attiva opposizione, cioè l’organismo creato per rappresentare una minoranza affinché non venga ignorata. Ecco, abbiamo bisogno di confrontarci con le opposizioni di questa città per sapere cos’hanno da dire, per capire come interpretano il ruolo che la città ha affidato loro.

Il silenzio può essere sintomo di distrazione o di connivenza, in ogni caso una grave patologia che, all’interno di una comunità, grande o piccola che sia, non ha mai portato a niente di buono.

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