Liberalizzazione del commercio: a Senigallia un "accordo tra gentiluomini"
L'Assessore Curzi sulla manovra Monti: "Non sono queste le liberalizzazioni che servono"
Sulla totale liberalizzazione delle attività commerciali, sono in molti ad aver sollevato critiche alla manovra del governo Monti. Ma se la Regione Toscana impugnerà di fronte alla Corte Costituzionale le norme liberalizzatorie, città come Roma o Napoli sono già pronte a metterle in pratica. Nelle Marche per ora c’è un esame della situazione e Senigallia, che poche settimane fa aveva approvato il regolamento comunale assieme alle associazioni di categoria di piccola e grande distribuzione, aspetta di vedere come si muoverà la Regione.
"E’ una manovra quella contenuta nel pacchetto cd Salva Italia che conferma la tendenza già espressa dai precedenti governi – spiega l’Assessore alle attività economiche del Comune di Senigallia, Paola Curzi – ma che non va ancora ad intaccare quello che è il vero nocciolo della questione, cioè farmacie e tassisti".
Al momento dalla Regione Marche non c’è alcuna indicazione su come recepirà la norma sulla liberalizzazione degli orari e delle aperture straordinarie anche se Senigallia una sua strada aveva già iniziato a percorrerla.
Verso la fine di ogni anno si svolgeva un tavolo di concertazione tra Comune, sindacati e associazioni di categoria per stabilire quante domeniche potessero rimanere aperte le attività commerciali fuori dal centro storico per equilibrare la situazione tra i grandi centri commerciali e i piccoli negozi dentro le mura storiche.
"Con questa liberalizzazione totale – afferma Curzi – per Senigallia c’è il rischio che si verifichi uno squilibrio. Ma non solo tra la grande e la piccola attività: anche tra i centri commerciali ci sono difficoltà e questa normativa non risolve i problemi del commercio, sono altre le liberalizzazioni che servono e speriamo che il governo Monti lo capisca e si metta al lavoro".
"Finora a Senigallia – prosegue Curzi – c’è stata la disponibilità dei rappresentanti della grande distribuzione a sedersi attorno ad un tavolo con le associazioni di categoria per concordare il numero delle aperture festive e domenicali, ma quello che serve ora è un percorso condiviso tra tutte le attività commerciali, altrimenti si verificherà un grande squilibrio verso i piccoli negozi del centro a conduzione familiare. In questo senso sarà importantissimo il ruolo delle associazioni di categoria nei prossimi mesi".
Per ora a Senigallia non è prevista alcuna modifica di quanto già stabilito da un "accordo tra gentiluomini" come lo definisce Paola Curzi. Entro febbraio però sarà convocato un tavolo di concertazione per cercare di mantenere gli equilibri raggiunti con le 36 domeniche di aperture straordinarie a fronte delle 52 possibili e magari la riorganizzazione delle fasce orarie senza però dover arrivare alle famose 24 ore su 24 di cui a Senigallia non c’è nemmeno la domanda.
di Carlo Leone
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