E se Quentin Tarantino diventasse cittadino onorario di Senigallia?
Il regista per "Jackie Brown" prese spunto da un film girato tra Ancona, Senigallia e Ostra. FOTO e VIDEO
In una scena del celebre film di Quentin Tarantino, “Jackie Brown“, Lucas (Robert De Niro), si trova a casa di Melanie (Bridget Fonda). Il televisore del soggiorno che De Niro sta guardando distrattamente trasmette un film poliziesco. Si tratta di “La Belva col Mitra” film del 1977 con Helmut Berger e Marisa Mell, diretto da Sergio Grieco.
Questo film fa parte di quella folta schiera di B-movie polizieschi anni ’70 di cui la cinematografia italiana è strabordante, ma con qualcosa in più. E’ uno dei film preferiti del regista americano che infatti non a caso lo cita in Jackie Brown, forse per via di quel mix di violenza e crudezza che trasuda da ogni fotogramma che fanno di questa pellicola una fonte di ispirazione per Tarantino e per tutto il filone “pulp” in genere.
Ma non avremmo avuto un interesse particolare per quest’opera se non fosse che le scene del film sono state girate tutte e interamente tra Ancona, Senigallia, Marina di Montemarciano e Ostra.
Il film non è un capolavoro e la catalogazione tra i B-movie gli spetta di diritto. Rivederlo però ci ha dato la possibilità di ritrovare pezzi di Senigallia e delle altre città ormai scomparsi da tempo.
I protagonisti sono Helmut Berger, divo viscontiano in quel periodo già in parabola discendente dopo i fasti di “Ludwig” e “Il Giardino dei Finzi Contini” e Marisa Mell salita agli onori della ribalta per la sua interpretazione di Eva Kant nel “Diabolik” di Mario Bava del 1978.
La pellicola narra di un gruppo di evasi (dal carcere di Ancona) che tra vendette e rapine semina il panico nelle città dove il film si svolge.
Nelle scene ambientate a Senigallia abbiamo rivisto una cava di San Gaudenzio molto diversa da ora, la Stazione Ferroviaria, la zona del Portone, la Baby Brummel di Marina e il condominio di Via Bovio di fronte al Pagaia dove viene girata una delle scene cruciali del film.
In quel condominio e nell’appartamento prescelto per la scena abitava Renato Pizzi, allora 17enne, che ci ha raccontato di come la lavorazione per qualche giorno stravolse la vita familiare dell’intero caseggiato.
“Arrivarono senza preavviso e ci chiesero il permesso di girare la scena a casa nostra, i miei genitori acconsentirono e la troupe entrò in azione. Scelsero casa nostra perché Helmut Berger doveva uccidere per vendetta Marisa Mell che si muoveva all’interno del mio soggiorno e casa mia era proprio nella direzione giusta dall’interno di Villa Augusti dove Berger si era appostato con un fucile di precisione“.
“Berger – continua Pizzi – era il classico divo capriccioso che faceva pesare ogni cosa. Arrivava tardissimo ad ogni appuntamento e poi magari diceva che non si sentiva e si gettava sul mio letto per due ore tenendo tutta la troupe in attesa. Una volta disse ad un assistente che la sala di casa mia gli ricordava le scenografie dei film di Visconti e mia madre si pavoneggiò per anni di questa cosa con le sue amiche. Fu comunque un’esperienza particolare ma non del tutto positiva dal momento che avevano promesso di darci un compenso per il disturbo arrecato; invece ci rovinarono dei tappeti e si portarono via anche degli oggetti che appartenevano a noi ma che fortunatamente abbiamo recuperato“.
Francesco Zoppini del Caffè Centrale ci riporta invece le testimonianze di sua madre, ai tempi gestrice della Gelateria City al piano terra dell’omonimo hotel dove gli attori alloggiavano. “Una volta Helmut Berger arrivò nel nostro bar si diresse verso il bagno e diede sfogo ai suoi bisogni fisiologici con la porta aperta e rivolto verso la sala“. Si narra che abbia anche distrutto la sua camera e che viaggiasse sempre piuttosto alticcio.
Andrea Perlini invece scrive un messaggio sotto il video del film che abbiamo postato su Facebook qualche giorno fa: “Il film è brutto ma non riesco a smettere di vederlo. Pensa cosa poteva essere a quei tempi un evento del genere per un bambino di dieci anni del Portone“.
Di certo rivedere certe scene, certe automobili, lo spazzino in biciletta e il pulmino Wolkswagen della Baby Brummel, oltre al distributore di Bettolelle e soprattutto la benzina a 500 lire ci smuove una certa emozione.
La cava di San Gaudenzio spoglia di alberi poi, sembra uno scenario da film spaghetti-western di Sergio Leone.
Di certo questo film trasformò Senigallia in una specie di Cinecittà sull’Adriatico e quel fatto è rimasto nella memoria di molti che allora lo vissero da vicino.
Sicuramente non si tratta di un film da Oscar, ma noi lo abbiamo ripescato con piacere dal dimenticatoio, perché un film girato quasi integralmente tra Senigallia e Ancona è una rarità, specie se diventa fonte di ispirazione per un genio assoluto come Quentin Tarantino che, dopo averlo visto appena 14enne, ha iniziato a pensare “pulp“.
Sarà stato per l’accostamento molto noir tra le amene colline, la tranquilla vita cittadina e gli schizzi di sangue, le macchine distrutte, le smitragliate fini a se stesse e la violenza gratuita che appaiono in ogni dove all’interno di questo poliziesco d’annata e dannato.
Fatto sta che Tarantino ha definito Helmut Berger “il più grande attore vivente” e “La Belva col mitra” un film che “gli ha cambiato la vita“.
Secondo me se lo invitassimo a Senigallia e gli conferissimo la cittadinanza onoraria con una cerimonia pubblica dal distributore di Bettolelle lui ne sarebbe felicissimo.
E poi avrebbe la possibilità di fare anche la foto con l’assessore Campanile e con tutta la giunta.
Noi la proposta gliela faremo ma non siamo proprio del tutto sicuri che leggerà la nostra mail. Nel caso una delegazione di Senigallia Notizie si offre di recarsi a Los Angeles a casa del cineasta per proporgli la cosa direttamente.
Ovviamente a spese dell’editore… il lavoro è lavoro.
di Simone Tranquilli
Comunque se vogliamo parlare di chicche, vi ricordo Luciano detto "Ciano" (il cognome non lo ricordo più) che cammina senza slip sulla spiaggia di fronte al Regina su Miranda di Tinto Brass....una delle scene più intense del cinema degli ultimi 40 anni!! Propongo un'onoreficenza anche a lui!
saluti
Ma Simone Tranquilli è lo stesso che fa il blogger, che dice poesie in dialetto, cha la bancarella e l'edicola?
Per me sto Ennio è quello dell'altra volta.....
Ma tutti quei manufatti in eternit dtoccati alla vecchia fornace sono ancora li?
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