Senigallia, antenna Saline: dal Comune pagati 50.000 € per la consulenza legale
Paradisi commenta: "Vicenda assolutamente vergognosa", Sardella: "Cifra non modica"
L’antenna delle Saline di Senigallia, argomento che ha ravvivato l’ultimo consiglio comunale del 29 novembre, è un tema su cui le parti opposte in aula si sono date battaglia in maniera serrata. Battaglia che è poi proseguita anche sui media, tra comunicati stampa e interviste, ma soprattutto che è finita in tribunale, al Tar delle Marche e davanti la Corte Costituzionale. Per il processo, il Comune di Senigallia ha pagato una cifra di ben 50.336 euro per farsi difendere.
Abbiamo sentito i pareri di alcuni avvocati: nonostante la parcella sia assolutamente legittima, è risultata oggettivamente elevata. Per una causa del genere, la massimo si può arrivare sui 25-30.000 euro, ci confermano i legali, ma già 10.000 sarebbe una cifra di tutto rispetto. Tanto che anche da questa cifra, il Comune ne ha ricavato – assieme ad altre voci – problemi in bilancio tanto da dover approvare un punto all’odg della scorsa seduta sulle manovre di assestamento.
Assestamento che per le voci di spesa per cause legali si aggirava sui 140.000€ in più rispetto alle previsioni. Se il parere dell’avvocato ed esponente politico del Coordinamento Civico, Roberto Paradisi, è stato quello di allarme per una spesa "assolutamente vergognosa" che l’Amministrazione comunale non doveva pagare senza battere ciglio, l’opinione di altri legali senigalliesi è stato più moderata ma unanime: cifra legittima si, ma troppo elevata. Troppo elevata anche per il fatto che in almeno due udienze si è presentata l’avvocato interno del Comune, avv. Amaranto, che inoltre ha anche effettuato una buona parte del lavoro di ricerca e documentazione.
In base al tariffario forense (D.M. 8 aprile 2004, n. 127 – pdf, 479 KB) e alla Circolare del Consiglio Nazionale forense 4 settembre 2006, n. 22-C/2006, la politica tariffaria è dettata da più voci che vanno sommate, ma queste voci variano nei prezzi di minimo e massimo in base all’importanza e al valore della causa.
In materia civile, amministrativa e tributaria, per le CAUSE AVANTI AGLI ORGANI DI GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA DI PRIMO GRADO (III) le voci da considerare sono parecchie: c’è lo studio della controversia, le consultazioni con il cliente, la ricerca dei documenti, la redazione del ricorso introduttivo o della memoria di costituzione, l’istanza di sospensione, la redazione di motivi aggiuntivi, l’atto di intervento, l’assistenza ai mezzi di prova disposti dal giudice (per ogni mezzo istruttorio), compreso l’interrogatorio libero, le memorie difensive per ognuna e la discussione in pubblica udienza o in camera di consiglio.
Se per ognuna di queste voci applichiamo il massimo previsto (causa di valore indeterminabile e di particolare importanza), arriviamo ad una cifra che più o meno sfiora i 27.945 euro. Per arrivare a 50.336 euro mancano ben 22.391 € di onorario.
"La tariffa oggettivamente non è modica" commenta l’avvocato Simeone Sardella, esponente consiliare della maggioranza che continua: "Però per valutare la congruità della cifra bisogna esaminare tutte le diverse voci e l’attività svolta, la documentazione, i diritti, l’onorario… La tariffa però può anche essere oggetto di contrattazione, ma comunque la cifra non è bassa. Ma è un dato di fatto oggettivo, non un parere mio".
di Carlo Leone
E non sono mai riusciti a pagare 3200 euro e 1500 euro rispettvamente per le spese veterinarie dei cani del comune di senigallia presso il canile privato convenzionato che ora è stato chiuso, rispettivamente nel 2009 e 2010? Complimentoni, allora i soldi ci sono per quello che gli pare...
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