Senigallia, 150 anni di Liceo Classico Perticari: intervista al Preside Albani
La storia dell'Italia, le storie d'Istituto: lo spunto per costruire il futuro. Con una rassegna in tre filoni
Il Liceo Classico Giulio Perticari di Senigallia compie 150 anni. Tanti quanti ne festeggia l’Italia unita. Ed è una ricorrenza da celebrare senza ritualismi perchè è una data importante: da un lato perchè uno Stato che nasce e pensa alla cultura come valore fondante è un punto su cui riflettere con decisione. Dall’altro perchè la storia della città è legata indissolubilmente alle vicissitudini del suo liceo.
Sono questi i temi su cui il Dirigente Scolastico dell’Istituto più "anziano" delle Marche, prof. Alfio Albani ha discusso in un’intervista con 60019.it: un passato pieno di ricordi non da celebrare con nostalgia ma da cui attingere per capire il presente e per essere consapevoli di ciò che c’è nel futuro.
"Il Liceo fa parte di Senigallia e della sua storia – esordisce Albani – senza rivendicare primati, ma perchè nella sua storia si può leggere il passato dell’intera nazione, gli eventi che hanno caratterizzato questi 150 anni dell’Italia unita": nel 1895 le prime studentesse entrano al Liceo, gli studenti dell’Istituto che partirono per il fronte durante la Prima Guerra Mondiale e che vi morirono, gli alunni e il professore espulsi per via delle leggi razziali o gli studenti del ginnasio arrestati (tra cui lo storico Renzo Paci e l’Ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris) per aver aperto un giornale di matrice antifascista.
Ricordi non certo ingombranti ma importanti per leggere la storia dell’Italia. E questa lettura può avvenire si anche semplicemente osservando una vecchia foto appesa alle pareti del Liceo ma può aver luogo più concretamente anche grazie ad una rassegna di appuntamenti, incontri e approfondimenti dal titolo "Cultura/Creatività/Conoscenze" che l’Istituto ha organizzato in collaborazione con il Comune di Senigallia che ha messo a disposizione alcuni spazi come la mediateca o la chiesa dei Cancelli.
"Sono convinto – prosegue Albani – che la Scuola possa e debba far cultura anche al di fuori dei limiti scolastici per renderla fruibile a tutti. La cultura e la conoscenza non sono solo risorse da sfruttare ma sono dei veri e propri valori su cui fondare un paese: ecco, oggi l’Italia ha bisogno di investire in cultura, perchè attraverso essa passa il futuro".
Un concetto che negli ultimi anni in Italia non si può certo dire sia stato di moda: non è certo facile far passare l’idea che la cultura sia alla base di tutto se intorno a noi c’è un sistema che rema contro.
"Sicuramente il momento storico ha inciso e incide tuttora ma sta passando l’idea che la vita sia quella dei facili successi e sta prendendo sempre più piede quella secondo cui tutto sarà più difficile e che bisogna rimboccarsi le maniche: la rassegna in questo senso è stata decisamente condivisa coi ragazzi".
Gli stessi ragazzi che con tanti strumenti e tanto potenti come la televisione o internet, rischiano di accantonare la cultura per modelli di vita meno impegnati. "Sono però convinto che il tempo della ricreazione sia terminato" prosegue il Preside Albani. "Anzi, è una convinzione che sta facendo breccia al di fuori delle appartenenze e degli schieramenti".
E se la preoccupazione è quella di essere una minoranza, una élite, l’atteggiamento deve essere – secondo il dirigente d’istituto – quello di chi ha la consapevolezza che i mutamenti vengono sempre da una minoranza. Certo, che il primo passo sia difficile si sa, ma sapere che molti altri sono stanchi della "leggerezza" di oggi è già un motivo in più per rimboccarsi le maniche.
Proprio i giovani erano i protagonisti e vogliono tornare ad esserlo: "Lo vedo proprio nei ragazzi che il tempo dell’impoverimento culturale è finito" assicura Albani. Nonostante alcuni steccati, anche politici, ci siano e siano ancora ben saldi, inizia ad emergere un po’ di lucidità per cogliere ciò che c’era dietro e ciò che non c’è davanti.
"Insomma al posto delle 3 ’I’ mettiamo le 3C?". "Assolutamente si".
di Carlo Leone
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