Alla Piccola Fenice di Sengallia le nuove rassegne del Circolo Linea d’Ombra
Al via il ciclo "NOTE D'AUTORE. Utopie cine-musicali tra Disney, Visconti, Pasolini e Kubrick"
Torna la programmazione del Circolo Cinema Linea d’Ombra nella sala della Piccola Fenice per tutto l’inverno fino a maggio. Le modalità 2011/12 saranno le solite: una tessera da 5 euro che per tutto l’anno solare dà diritto ad entrare gratuitamente a tutte le proiezioni. Visto il gradimento dello scorso anno, infatti, si è pensato di riproporre al critico cinematografico senigalliese Roberto Ferretti di scegliere e presentare la rassegna iniziale del mese di novembre.
Per dare l’avvio a questa stagione Ferretti ha scelto una rassegna a cui ha dato questo titolo: "NOTE D’AUTORE. Utopie cine-musicali tra Disney, Visconti, Pasolini e Kubrick". Il primo appuntamento in sala è per martedì 8 novembre alle 21.15 con Fantasia prodotto da Walt Disney.
Lasciamo la presentazione del ciclo alle parole dello stesso Roberto Ferretti:
Affascinante ma anche insidiosa, l’utopia cui allude il sottotitolo di questa rassegna è quella della possibilità di "fusione", vera o presunta, non solo tra cinema e musica in generale, ma proprio, in aggiunta, tra il cinema come arte di regia e la produzione musicale "cólta". Di qui dunque il titolo generale, ambivalente di proposito nel suo riferirsi, nello stesso tempo, alla visione "autoriale" dell’arte sia musicale che filmica.
Una questione, quella della relazione tra repertorio "classico-musicale" e cinematografia, che ha percorso da sempre la storia del cinema, dalle origini a tutt’oggi. La troviamo infatti sin dai tempi del muto, quando – essendo ancora rare le partiture cosiddette "originali" e appositamente scritte – le musiche eseguite in sala da pianisti e orchestrine più o meno vaste comprendevano perlopiù estratti da pagine classiche. Così come la reincontriamo puntuale, nella sua riproposta pervasiva, anche dall’avvento del sonoro ad oggi, parallelamente cioè alla pratica consueta, da ormai ottant’anni, della musica originale appositamente composta per il film di turno. Pensiamo ad esempio, per non portare che uno dei casi più recenti ed "autoriali", all’ultimo, discusso film di Terrence Malick "The Tree of Life" (Palma d’Oro a Cannes), la cui colonna sonora è costituita quasi interamente da una sorta di riassunto onnicomprensivo della musica cólta occidentale, cui le straordinarie immagini malickiane devono non poco del loro fascino audiovisivo.
Quali sono però i precedenti di questo uso così particolare della musica al cinema, un cinema nel quale la componente musicale, lungi dall’essere un semplice espediente decorativo, diviene invece vera e propria materia da impiegare registicamente come elemento filmico a tutti gli effetti, nella drammaturgia complessiva e sinestetica elaborata dall’autore?
Ecco, la nostra rassegna intende risalire alle origini di questa pratica audiovisiva e ai suoi risultati nel bene e nel male più significativi e pionieristici, riproponendo quattro casi, scelti tra i film più emblematici della storia della settima arte, di altrettanti fra quei cineasti che per primi più hanno fatto scuola al riguardo. Autori e film che hanno reimpostato in modo inedito sia i termini della questione che il modo registico d’impiegare filmicamente il commento musicale e la musica "di repertorio", con indicazioni implicite ed esplicite sulle future, possibili vie maestre da seguire e le strade invece da evitare.
Quello predisposto, è dunque un viaggio cinematografico nella musica come strumento di regia, in compagnia dei film che hanno ridefinito, fra i primi e perentoriamente, i termini di una questione tutt’altro che passata in giudicato. Ecco quindi che verranno riproposte – rilette e ridiscusse con quanti lo vorranno, secondo questa chiave di analisi, dal curatore della rassegna – pellicole emblematiche come Accattone (1961) di Pasolini, 2001 (1968) di Kubrick e Morte a Venezia (1971) di Visconti. Senza dimenticare il titolo che forse più di tutti ha segnato i limiti e le possibilità di questa modalità audiovisiva, vale a dire il disneyano Fantasia (1940), tutt’altro che un prodotto "per bambini" quanto, invece, il tentativo più "utopico" di far interagire filmicamente la sfera musicale e quella visiva.
Un’utopia che in fondo, persino in quei rari casi di cinema senza musica che ne rappresentano il rifiuto in negativo, ogni film non può fare a meno di riproporre continuamente, rimettendola di volta in volta in gioco.
Roberto Ferretti è critico, pubblicista e docente sia di Cinema che di Drammaturgia della colonna sonora; si occupa professionalmente di cultura cinematografica da quasi vent’anni. Laureato con lode in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha conseguito qualifiche professionali di settore e vinto, durante la frequenza della Scuola Nazionale di Cinema, il Premio "Pasinetti" per la saggistica. Insegna Semiotica al Centro Sperimentale di Design di Ancona.
da Circolo Cinema Linea d’Ombra – Senigallia
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