Ritorna alle origini Francesco De Gregori. Torna nei pub, nei club e nelle balere; cantante e band stretti in un fazzoletto, il palco a livello del pubblico e un’atmosfera intima, quasi si suonasse in un salotto casalingo. Questi i semplici ma preziosi ingredienti del Pubs and clubs Tour, nuovo progetto musicale che vedrà il principe far visita agli storici club di tutta Italia, Senigallia compresa, tanto simili a quelli che hanno visto il cantautore muovere i primi passi.

Ed ecco lì Francesco De Gregori, materializzarsi sul palco, rigorosamente in nero, cravattino e cappello un po’ British, a sorridere dietro gli occhialoni scuri. Non si è fatto mancare nulla alla voce “compagni di viaggio” sul palco con lui una super band: c’è Stefano Parenti alla batteria, Alessandro Arianti al pianoforte, Alessandro Valle al pedal steel guitar e alla chitarra, Lucio Bardi e Paolo Giovenchi alle chitarre e naturalmente Guido Guglielminetti, storico capobanda, al basso e, ’new entry’ per la spiaggia di velluto, Elena Cirillo, violinista e corista.

Siamo a Senigallia, per la sua tappa marchigiana al Mamamia Club di via Mattei; De Gregori ha imbracciato la chitarra acustica da pochi istanti, tra il pubblico, estremamente eterogeneo a livello anagrafico, si alza un boato. Si comincia.

Pronti, via, si parte subito con Generale, poi Caldo e scuro da Amore nel pomeriggio, e Vai in Africa, Celestino! da Pezzi. Le intenzioni del “principe” vengono subito a galla: si, una scaletta sornione piena zeppa di grandi classici, che però, per l’occasione sembrano indossare il vestito nuovo. Gli arrangiamenti, estremamente originali, a volte anche arditi, sembrano un continuo tributo al rock blues folk del menestrello Bob Dylan.
D’altronde la stima reciproca che unisce i due cantautori non è affatto un mistero. Lo stesso Dylan ha definito De Gregori “leggenda della musica italiana” inserendo Non dirle che non è così (cover della sua If you see her, say hello) nel suo lungometraggio Masked and Anonymous.

Sul palco è evidente che il cantautore si diverte e il pubblico non fa attendere la sua risposta. Dopo una Buonanotte fiorellino che abbandona la sua cadenza tra la ninna nanna e il valzer a favore di un rythm and blues ben più sostenuto, e alla già citata Non dirle che non è così, si torna al blues di Finestre rotte e Non c’è niente da capire. Non mancano i momenti hard rock: ecco la band imbracciare l’armamentario elettrico e cimentarsi in una splendida versione di L’agnello di Dio.

Dopo il Panorama di Betlemme, è il momento della canzoni più intimiste, ed ecco De Gregori sedersi al piano e snocciolare una dietro l’altra Sempre e per sempre, La storia siamo noi e Tempo reale.

Ci si avvicina sempre più al gran finale; La casa è il preludio ai super classici Titanic e Alice in chiave rockabilly e Rimmel in salsa quasi reggae. Si chiude con una versione minimal dell’immancabile Donna cannone prima di entrare nell’ottovolante dei bis.
E’ proprio vero che il cantautore vuole scrollarsi una volta per tutte la fama di antipatico: per rientrare sul palco quasi non si fa pregare, neanche il tempo di riprendersi da Bellamore e subito, una appresso all’altra, Compagni di viaggio e Battere e levare, per poi chiudere con una chicca a sorpresa: A chi di Fausto Leali.
Bentornato alle origini Francesco.

Articolo e foto di Lorenzo Ceccarelli
Video di Elisabetta Maracchini